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Dalle diocesi, le lettere per l'anno pastorale

Le diocesi italiane riprendono il ritmo dopo il periodo estivo. In questi giorni sono in programma i convegni ecclesiali diocesani e alcuni vescovi hanno consegnato ai fedeli la lettera per l’inizio del nuovo anno pastorale

L'Arcivescovo di Bologna, Card. Matteo Maria Zuppi |  | MM ACI STAMPA L'Arcivescovo di Bologna, Card. Matteo Maria Zuppi | | MM ACI STAMPA

Le diocesi italiane riprendono il ritmo dopo il periodo estivo. In questi giorni sono in programma i convegni ecclesiali diocesani e alcuni vescovi hanno consegnato ai fedeli la lettera per l’inizio del nuovo anno pastorale. A Bologna, domani, l’arcivescovo, il card. Matteo Zuppi, presiederà l’assemblea diocesana e presenterà la nuova lettera pastorale dal titolo “Cominciarono a parlare”. Sarà anche l’occasione per presentare alcune iniziative che si svolgeranno in diocesi in occasione di anniversari e momenti significativi del nuovo anno pastorale e del Giubileo.

Lettera pastorale alla diocesi anche da parte dell’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Ivan Maffeis dedicata alla speranza e in vista del Giubileo. “Sentieri di speranza”, il titolo della lettera nella quale, fra l’altro, indica gli ambiti principali nei quali seminare speranza: famiglia, giovani, anziani, ammalati, poveri, migranti e carcerati. Nella lettera anche i principali eventi previsti nel prossimo anno pastorale.

“Effonderò il mio Spirito ed essi saranno profeti. I frutti del cammino sinodale” è il titolo della Lettera pastorale dell’arcivescovo di Catania, Luigi Renna, dedicata al tema dell’Iniziazione cristiana. “In questi giorni di convalescenza in seguito all’infarto che ho avuto l’11 agosto scorso, non mi ha mai abbandonato il proposito di scrivere anche per quest’anno 2024-2025 la lettera pastorale”, scrive Renna dicendosi “consapevole che non ho dato il meglio di me stesso, ma soltanto quello che ho potuto, in base a riflessioni ed appunti raccolti tra giugno e luglio. E questo mi basta. Anche in una situazione di fragilità si può dare qualcosa agli altri, soprattutto la propria testimonianza. È vivo in me il ricordo e l’esempio ricevuto nei primi anni di sacerdozio da un vescovo che aveva avuto un problema di salute molto più serio del mio, che non si era tirato indietro dal ministero e, che aveva acquisito negli ultimi mesi della sua vita terrena una tonalità ancora più profetica di quella che era stata negli anni in cui ‘scoppiava di salute’. Si tratta di don Tonino Bello, il venerabile vescovo di Molfetta: il suo esempio, come quello di tanti pastori che hanno vissuto momenti critici per la loro salute, nel mio piccolo, mi è sempre dinanzi”, sottolinea l’arcivescovo di Catania. Per il presule siciliano questa riflessione vuole accompagnare la fase “profetica” del cammino della Chiesa di Catania, “a compimento del cammino sinodale vissuto in questi anni” e preparare al Giubileo del 2025, “grande occasione di rinnovamento per la nostra vita personale e comunitaria, da vivere, come il Papa ci ha invitato con la bolla di indizione, nel segno della speranza”. “La più grande responsabilità che abbiamo è annunciare il Vangelo nel nostro tempo, senza fuggire da esso con nostalgia di un passato che non c’è più, ma protesi verso un futuro che dipenderà anche da noi”, si legge nel testo della lettera.

Il nuovo anno pastorale è come “un popolo in cammino, ciascuno con una lanterna accesa con la luce della speranza”, sottolinea il vescovo di Vicenza, Giuliano Brugnotto nel messaggio per l’inizio del nuovo anno pastorale. Il presule oggi affiderà anche il mandato ai catechisti durante il convegno annuale sul tema “Un annuncio che incontra la vita”. “L’annuncio è l’impegno principale dei cristiani: è un invito ricevuto proprio dal Signore Risorto, che ci esorta ad andare incontro alle persone per condividere la gioia del Vangelo”, ha detto.

In “stile” ecumenico la lettera pastorale e il convegno che si è svolto nell’Eparchia di Lungro degli Italo Albanesi dell’Italia Continentale. E’ stata dedicata, infatti, ai 1700 anni del Concilio di Nicea l’assemblea diocesana. Un concilio celebrato nel 325 e che ha costituito – ha detto l’Eparca di Lungro Donato Oliverio - un momento fondamentale nella vita della Chiesa, segnando un passaggio significativo nella definizione della fede”. Oliverio si dice convinto della necessità di “promuovere una conoscenza storico-teologica del Concilio di Nicea per comprendere quanto siano attuali le sue risoluzioni per la vita quotidiana della Chiesa del XXI secolo, chiamata a confrontarsi con antiche e nuove sfide a livello universale e locale”. 

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