Roma , giovedì, 12. settembre, 2024 16:00 (ACI Stampa).
È un testo che guarda molto agli impegni concreti, e che si costruisce a partire dalle critiche al testo originario del 2001. In vista dell’Assemblea Ecumenica del 2026, la Charta Oecumenica si rifà il trucco. E il Consiglio per le Conferenze Episcopali di Europa, insieme al Consiglio Europeo delle Chiese, che la avevano licenziata nel 2001, sono al lavoro con una commissione congiunta per “aggiornare” la Charta.
Non è un cammino facile, perché si deve mediare tra le Chiese protestanti e la loro volontà di rendere gli impegni più “pratici”, se così si può dire, e la necessità di dare una forma teologica al tutto. Una bozza dell’aggiornamento, che pone i vecchi capitoli della Charta Oecumenica a fianco alle revisioni, è ora on line per una consultazione pubblica. La cosa che salta agli occhi è che gli impegni concreti sono 55, mentre nella Charta originale erano 26. E poi, c’è l’inclusione a pregare insieme per l’unità, mentre nella versione del 2001 si parlava solo genericamente di “pregare gli uni per gli altri per l’unità dei cristiani”.
Da parte cattolica, è il cardinale Riszard Ryś a presiedere il lavoro sulla Charta Oecumenica, in una commissione che include il Rev. Luis Okulik, presidente della Commissione per la Pastorale Sociale del CCEE, e Suor Minsey Estelle Mical Sogbou, della comunità Chemin Neuf.
Da parte KEK, il comitato è composto da Lea Schlenker, della Chiesa Protestante di Germania, dal rev. David White della Chiesa di Irlanda e da padre Oecumenius Amantidis, del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli.
L’aggiornamento della carta è stato discusso in un webinar la scorsa settimana. Il Presidente della Kek, l’Arcivescovo Nikitas di Thyateira e Gran Bretagna, ha sottolineato l’importanza del linguaggio nel nuovo documento, perché – ha detto – “la lingua è lo strumento principale che può avvicinarci, così possiamo diventare ciò che siamo chiamati a essere: un’unica famiglia cristiana”, aggiungendo che “è giunto il momento di mostrare al mondo e a noi stessi che i cristiani possono lavorare insieme. È possibile per anglicani, cattolici, ortodossi e protestanti unirsi”.