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Dalle diocesi, i vescovi e la scuola con lo sguardo ai non italiani

Riparte l'anno scolastico, l' 11 per cento degli studenti non è italiano

Una classe elementare |  | Seraphicum.com Una classe elementare | | Seraphicum.com

Riparte il mondo della scuola dopo la pausa estiva. In questi giorni sono tornati – o torneranno a breve – nelle classi di ogni ordine e grado gli studenti di tutta Italia pronti ad iniziare un nuovo anno scolastico. Ma se a Bolzano la prima campanella è suonata qualche giorno fa in Liguria, Lazio, Puglia, Toscana, Abruzzo, Basilicata, Calabria ed Emilia Romagna bisognerà attendere l’inizio della prossima settimana.

Un anno che sia per tutti “tempo di maturazione nella propria umanità”, scrive il vescovo di Trieste, Enrico Trevisi,  in un messaggio al mondo della scuola. “Si va a scuola dapprima perché un obbligo, ma poi - spiega - come per la vita, vi si intuisce un senso, un valore, una intrinseca necessità di parteciparvi attivamente, di non sprecare le occasioni”. Per il presule triestino “partecipare vuol dire che entro in spazi, in tempi e soprattutto in relazioni. Con persone, con pensieri e saperi che ci precorrono, con metodi di studio che ci cambiano. Partecipare vuol dire non essere soli. Riconoscere che siamo in debito con chi ci ha preceduto e che ha lasciato un sapere da apprendere e di cui avvantaggiarsi. Con l’impegno a non ripeterne gli errori. Partecipare vuol dire mettersi nel flusso delle generazioni e dunque della storia: non solo la gratitudine per quello che abbiamo ricevuto da chi ha cercato, pensato e sperimentato nel passato ma anche con il desiderio di contribuire ad un bene che ci supera e che vogliamo lasciare a chi verrà dopo di noi”. Il vescovo Trevisi augura “un anno in cui da protagonisti si partecipa: e non solo per un buon andamento delle lezioni, per un proficuo apprendimento dei programmi ma per la crescita di una comunità vera, fatta di persone che imparano a stimarsi e a dare il proprio apporto” ed auspica che  la scuola “sia per tutti il tempo della maturazione nella propria umanità: sapendo che essa fornisce occasioni ma che poi ciascuno deve attivarsi personalmente. C’è tutto un mondo di sofferenza che aspetta, che spera il nostro positivo apporto”.

Un invito agli insegnanti ad aiutare i giovani ad essere “protagonisti della propria crescita umana e culturale” arriva dal vescovo di Andria, Luigi Mansi che vuole far giungere al mondo della scuola “il mio cordiale pensiero augurale”: ai dirigenti e ai docenti, “chiamati a questo compito arduo e importantissimo, oltre che delicatissimo: accompagnare, attraverso percorsi culturali, le giovani generazioni a diventare sempre più consapevoli protagoniste della propria crescita umana e culturale, da mettere a servizio del bene comune con competenza e generosità; aiutarle a scoprire e valorizzare i propri talenti e le proprie propensioni, ma anche i propri limiti ed i passi da fare per mettervi rimedio così da non compromettere il loro futuro e quello dell’intera società”. Nella scuola – scrive - gli alunni trascorrono tante ore delle loro giornate, per cui è “ragionevole pensare che proprio nella scuola vivono tempi preziosi per la loro formazione. Sono certo che i docenti che, il più delle volte sono anch’essi genitori, esercitano la loro professionalità oltre che con competenza, anche con una grande passione educativa”. E agli alunni il vescovo Mansi augura che il cammino scolastico “sia una bella ed entusiasmante avventura” e l’invito a farsi “prendere dall’ansia della ricerca, dal desiderio di conoscere e capire la vita ed il mondo” e a prepararsi “con passione” lasciandosi accompagnare e guidare “con fiducia dai vostri insegnanti per entrare nella vita con i vostri talenti, che con lo studio diventano competenze coltivate con impegno generoso e costante”.

Un invito ai docenti ad avere “veramente a cuore chi vi viene affidato dalle famiglie e in questo momento molto particolare della storia” viene dall’arcivescovo di Lecce, Michele Seccia che in un messaggio sottolinea che “attraverso la cultura, in tutte le sue espressioni e applicazioni, siate esempio di amore alla vita, di rispetto della dignità umana, di rispetto dei propri simili (qualsiasi sia il colore della loro pelle, il paese di origine o la cittadinanza), di tutela di quel Creato che loro avranno in eredità”. E ai ragazzi la promessa che il vescovo “è con voi in questo nuovo inizio. Fidatevi dei vostri genitori, dei vostri docenti e di tutti coloro che vi vogliono bene e credono fermamente nell’importanza fondamentale della vostra maturazione umana e culturale. Provate a stare lontani dai pericoli che il mondo vi propone come soluzione ai problemi esistenziali: le droghe - leggere o pesanti che siano -, l’alcool, la ‘spazzatura’ che trovate sulla rete… Non aprono spiragli di fiducia ma possono davvero rovinarvi la vita con poche possibilità di riprenderla in mano”. E poi l’augurio che questo anno sia “un ‘anno scolastico giubilare’, un anno di gioia, un anno di speranza, quella speranza che non delude. La speranza che si possano mettere, proprio nella scuola, le basi di una civiltà dell’amore, senza guerre, senza divisioni ed esclusioni. La speranza che i potenti della terra tornino a credere e a operare per la pace universale”.

“Non diventate il vostro tempo, ma agite per il vostro tempo” ammonisce il vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa,  Ciro Fanelli: oggi “abbiamo bisogno di ‘giovani nuovi’ che sanno condurre la società a credere di più nella cultura della reciprocità e dell’incontro; giovani che sanno risolvere i conflitti attraverso il dialogo e il rispetto reciproco”.

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Il vescovo di Savona-Noli, Calogero Marino si augura che “la scuola quest’anno sia davvero il luogo in cui sperimentiate il gusto di preparare il futuro, mentre assaporate l’esperienza del presente, anche quello più imprevedibile e faticoso. Viviamo, infatti, momenti difficili nei quali proprio il presente risulta spesso troppo amaro ed il futuro molto incerto. Assurdi ed incomprensibili venti di guerre sconvolgono drammaticamente tante parti del mondo e coinvolgono soprattutto i bambini, i giovani, gli innocenti la cui amara vicenda grida a noi e a Dio l’unica parola di cui sentiamo oggi un assoluto bisogno: pace!”.

Di “progettare percorsi educativi e didattici, accogliendo le indicazioni per il Giubileo” parla il neo presidente della Federazione delle scuole Materne (Fism), Luca Iemmi che raggruppa circa 9000 realtà educative in Italia.  “Alla luce di questo periodo molto forte che è il Giubileo del 2025 e nel contesto di questo tempo in cui l’emergenza educativa è sotto gli occhi di tutti – scrive Iemmi -  è doveroso che le persone che animano le nostre scuole si dispongano a progettare i loro percorsi educativi e didattici tenendo presente che questa situazione di crisi si può efficacemente affrontare con la ferma determinazione ad orientare l’ educazione verso la ricerca del bene, del vero e del bello, con attenzione alla dimensione religiosa nella formazione culturale e personale, per il bene di tutti, soprattutto dei bambini che riprenderanno il cammino scolastico”.

E nel mezzo di una discussione sul riconoscimento della cittadinanza a ragazzi provenienti da altri Paesi la Fondazione Ismu  evidenzia che, in base ai dati del ministero dell’Istruzione e del Merito, durante l’anno scolastico 2022/2023 il numero di alunni con cittadinanza non italiana sul territorio nazionale ha superato per la prima volta le 900mila unità e l’11% d’incidenza sul totale degli alunni. In media, ha cittadinanza straniera più di un alunno su nove (fino all’anno scolastico precedente erano uno su dieci), senza considerare coloro che sono già divenuti italiani – a questo proposito, ad esempio, nel 2022 le persone di età inferiore a 20 anni naturalizzate sono state 72mila – né chi è italiano con un background familiare di migrazione. Secondo i dati dell’istituto di ricerca i nati in Italia rappresentano ben più della metà degli iscritti con cittadinanza non italiana (65,4%).