Gli indonesiani – sottolinea il nunzio – sono in particolare “interessati al potere spirituale interiore, che è l’anima dell’ufficio del Papa, dello Stato della Città del Vaticano, e perché entrambi sono sopravvissuti così saldamente per quasi 2000 anni”.
Il saggio poi guarda alle origini del ministero petrino, a partire dal compito che Gesù diede direttamente a San Pietro, chiamato a confermare la fede.
“Quando i cristiani – scrive Pioppo - iniziarono a svilupparsi nelle aree del Medio Oriente e intorno al Mar Mediterraneo, Pietro partì da Gerusalemme per Roma, la capitale dell’Impero Romano e a quel tempo la città più influente del mondo, stabilendo lì la sua casa, e noi potrei dire, ufficio al centro. Le parole "Santa Sede" o in inglese ‘Holy See’ si riferiscono a quell'ufficio, e non a un trono reale politico”. Un trono chiamato “santo” perché il suo ufficio è spirituale, mentre “lo Stato della Città del Vaticano è una regione geografica indipendente dalla quale il Papa è libero di assumere il suo ufficio spirituale di guidare molte persone secondo gli insegnamenti di Gesù”. Lo Stato fu istituito con gli Accordi Lateranensi tra la Santa Sede e il Regno d'Italia dell'11 febbraio 1929.
Pioppo ricorda che “da parte del Papa, la premessa fondamentale del trattato è che, in quanto Capo spirituale della Chiesa cattolica, egli abbia il riconoscimento giuridico internazionale. E, in effetti, il diritto internazionale lo accetta come Capo della Chiesa cattolica, non solo come Capo dello Stato (Città del Vaticano). Se il Papa ha sovranità territoriale, essa è solo di supporto e funzionale alla sua missione spirituale e morale”.
Pioppo spiega le differenze tra vaticano e Santa Sede con l’immagine di una candela che brilla e illumina un candelabro, perché “lo Stato della Città del Vaticano sostiene la missione spirituale della Santa Sede nel mondo come un candelabro sostiene una candela accesa. Questo è il motivo della necessità di un piccolo Stato indipendente che protegga la leadership spirituale della Santa Sede dai conflitti tra le nazioni o dai loro interessi politici”.
Ma quali sono gli obiettivi della presenza e dell’attività internazionale della Santa Sede? Ci sono due finalità, scrive il nunzio.
Il primo è ecclesiastico, ovvero la “tutela e sostegno al bene della Chiesa e stabilità dell'unità e della comunione tra le Chiese locali e la Chiesa di Roma. Questo compito si realizza anche entrando in un dialogo costruttivo, fruttuoso e reciprocamente rispettoso, con il Governo e le altre Religioni nei rispettivi Paesi in cui la Chiesa Cattolica svolge la sua missione”.
Il secondo obiettivo è quello diplomatico, sulla base di tre principi che aiutano a comprendere la presenza internazionale della Santa Sede. Prima di tutto, “la natura religiosa e spirituale della Santa Sede la porta a sostenere sempre la pace e la necessità di cercare soluzioni pacifiche alla risoluzione delle crisi all'interno dei singoli Stati e tra le Nazioni”. Quindi, “la natura universale della Santa Sede le consente di seguire da vicino tutte le situazioni critiche che possono esplodere nel mondo”.
Infine, “la sua natura umana lo ha portato a sottolineare la necessità di adottare misure adeguate, affinché molte persone, e soprattutto i bambini, i malati e coloro che non sono legati al conflitto, non soffrano a causa delle decisioni prese per risolvere la crisi, e purtroppo sappiamo che tali decisioni a volte sono sbagliate perché implicano guerre, divisioni e inimicizie”.
Papa Francesco in Papua Nuova Guinea, la questione del Bouganville
Nel suo discorso al corpo diplomatico e società civile di Papua Nuova Guinea, il 7 settembre, Papa Francesco ha chiesto anche una soluzione della situazione di Bouganville.
Si tratta di una isola dell’arcipelago delle Isole Salomone, che dal 1975 sono parte della Papua Nuova Guinea. A Bouganville si trova la miniera di Panguna, una delle più grandi miniere di rame e oro del mondo, che è stata principale fonte di ricchezza della Papua Nuova Guinea fino a quando è stata chiusa a seguito di proteste che riguardano sia la distribuzione dei guadagni della miniera che i danni ecologici e sociali causati.
Si è parlato a lungo di una riapertura della miniera, anche per aiutare la Regione Autonoma di Bouganville, ma questa decisione vede la resistenza di gruppi etnici come i Me’ekamui. Questi ritengono di essere i legittimi rappresentanti dei proprietari terrieri intorno alla miniera di Panguna.
Così, il conflitto nasce come una ribellione contro la miniera, ma diventa presto una vera e propria guerra indipendentista dell’Isola, che vede la nascita, nel 1989, del Bougainville Revolutionary Army.
Nel 1990, l’indipendenza di Bouganville viene proclamata unilateralmente, dando vita a un conflitto tra Papua Nuova Guinea e governo a interim di Bougaville che si protrarrà fino alla tregua di Burnham del 1997 e all’accordo di Lincoln nel 1998, e termineranno definitivamente con l’accordo di pace del 2001 che rende Bouganville una regione autonomo.
Sebbene l’accordo non ha avuto ricadute di violenza, il problema della miniera Panguna è tornato in superificie. Nel 2019, il 98 per cento della popolazione di Bouganville ha votato per l’indipendenza, ma questa indipendenza può essere sostenibile solo se finanziata con i guadagni della miniere, che renderebbe la regione economicamente autonoma.
Nel febbraio 2022, il governo di Bougainville, dopo ardue negoziazioni, ha ottenuto un accordo con i proprietari terrieri per iniziare la procedura di riapertura della miniera. Ma ora ci si oppone alla riapertura per via sia dell’inquinamento creato dagli scarti della miniera che dai ricordi traumatici del conflitto. Ci sono, attualmente, negoziati in corso.
FOCUS ASIA
India, i politici contro i cristiani considerati parte della caste svantaggiate
No. ai cristiani inclusi nelle caste svantaggiate, chiamate scheduled castes. Diversi rappresentanti e politici dalit (la casta più bassa) dello Stato indiano meridionale del Karnataka si sono schierati contro l’idea di includere i cristiani tra le caste che in India avrebbero diritto ad una serie di facilitazioni nell’istruzione e nel settore pubblico.
Il no è arrivato nei commenti ad una Commissione sul tema istituita nell’ottobre 2022, giudata dal giudice K.G.Balakirshnan, che cerca di stabilire se i dalit convertiti ad una religione diversa dal sikkhismo e dal buddhismo possano essere considerati scheduled chaste.
È una situazione che dura da anni, e che vede i dalit cristiani e musulmani lamentare di essere oggetto di pregiudizi e discriminazioni. In effetti, il leader della comunità nomade dei Banjara, Peetha Seer Sardar Sevalal Swami, ha sostenuto l’idea che la Commissione non dovrebbe favorire coloro che si sono convertiti a religioni nate fuori dall’India e “che non hanno radici nella cultura indiana”, mentre alcuni deputati del Bharatiya Janata Party (BJP, il partito al potere a livello nazionale e all’opposizione all’interno dell’Assemblea legislativa del Karnataka, guidato dal Congress) hanno ancora una volta accusato i cristiani di ingannare i dalit con le conversioni.
C’è da dire che in India si vive una particolare persecuzione contro i cristiani, favorita dalle cosiddette leggi anticonversione. Tuttavia, il primo ministro Modi, durante la campagna elettorale che ha portato alla sua rielezione, ha visitato la conferenza episcopale dei vescovi di India, in un gesto di distensione.
FOCUS AFRICA
Nigeria, i vescovi contro il debito come nuova forma di schiavitù
Al termine della loro assemblea plenaria, che si è tenuta dal 22 al 30 agosto, i vescovi della Nigeria hanno denunciato che “il peso del debito si è rivelato una nuova forma di schiavitù per le generazioni presenti e future”.
Per questo, i vescovi nigeriani rimarcano che la popolazione ha diritto a protestare pacificamente contro la politica economica del presidente Bola Ahmed Tinubu, e denunciano che le proteste sono state dirottate da elementi criminali mentre “gli agenti di sicurezza, che normalmente dovrebbero proteggere i cittadini durante le proteste, hanno fatto ricorso a minacce, intimidazioni e ricatti per dissuadere i cittadini dal protestare e, in alcuni casi, si è sostenuto che abbiano commesso esecuzioni extragiudiziarie”.
I vescovi sottolineano anche la politica di austerità decisa dal governo è causata dalla situazione del debito pubblico, e osservano che “il servizio di enormi debiti verso agenzie monetarie internazionali e di conseguenza il reperimento di fondi internamente per bilanciare i deficit di bilancio hanno dato origine alle attuali riforme economiche del governo, consistenti principalmente nel ritiro dei sussidi per il carburante e nella fluttuazione della moneta nazionale (Naira). Siamo consapevoli che queste riforme hanno innescato un'inflazione galoppante che ha ridotto la maggior parte dei nigeriani a una vita di crudele sofferenza e miseria”.
I rappresentanti della Chiesa nigeriana invitano dunque la “amministrazione del presidente Bola Ahmed Tinubu a riconsiderare le sue politiche di riforma economica, al fine di alleviare il peso delle difficoltà che gravano sui cittadini e favorire uno sviluppo delle persone”.
Il documento presenta anche alcune politiche per mitigare l’impatto dell’inflazione sulla popolazione: il supporto agli agricoltori con sussidi, prestiti agevolati, tecnologie moderne e sementi e una riforma del sistema di tassazione che attualmente è composta da una serie di tasse federali. Inoltre mettono in guardia da quanti si dicono rappresentanti di ministeri che si definiscono “cattolici” ma che non hanno l’espresso permesso dell’autorità competente”.
FOCUS MULTILATERALE
La Santa Sede a New York, l’incontro sulla Giornata Internazionale contro i test nucleari
Il 4 settembre 2024, l’arcivescovo Gabriele Caccia, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York, ha partecipato all’incontro di Alto Livello per commemorare e promuovere la Giornata Internazionale Contro i Test Nucleari, giunto al 15esimo anniversario.
Nel suo intervento, l’arcivescovo Caccia ha notato che l’anniversario è una “opportunità per una impegno globale rafforzato per la cessazione dei test nucleari” e messo in luce che il Trattato Globale per il Bando dei Test Nucleari debba essere posto in essere, implementando anche il sistema internazionale di monitoraggio e tutti i meccanismi associati di verifica.
FOCUS NUNZIATURE
Il nunzio in Giappone presenta le credenziali
Il 5 settembre, l’arcivescovo Francisco Escalante Molina ha presentato le sue lettere credenziali come nunzio in Giappone all’Imperatore del Giappone. Comincia così ufficialmente il suo incarico di “ambasciatore del Papa”, in un anno che sarà particolarmente denso per la Chiesa in Giappone.
Tra i grandi eventi, ci sarà l’Expo di Osaka, dove per la prima volta lo stand della Santa Sede sarà ospitato all’interno dello stand dell’Italia. La Santa Sede porterà al padiglione Italia dell’Expo la “Deposizione di Cristo”, uno dei più noti capolavori di Caravaggio, e avrà all’interno dello spazio italiano uno spazio riconoscibile per organizzare eventi culturali e mostre d’arte in collaborazione con il Dicastero per l’Evangelizzazione. Il tema del padiglione dell’Italia all’Expo è “L’arte rigenera la vita”.
L’anno del Giubileo 2025 vedrà vari eventi per la Chiesa cattolica in Giappone. Il 3 febbraio si ricorda il 410mo anniversario della morte del “Samurai di Cristo”, Takayama Ukon, beatificato nel 2017. Il 17 marzo ricorre il 160esimo anniversario della riscoperta dei cristiani in Giappone, i quali avevano vissuto per 250 anni nel “silenzio” a causa delle persecuzioni e che si mostrarono come cristiani alla appena consacrata Chiesa di Oura a Nagasaki. Il 23 marzo si celebrerà il 440esimo anniversario della Missione Tensho in udienza dal Papa, Il 3 novembre si celebra il 410emo anniversario della Missione Keicho, una delegazione inviata in Europa dal Giappone.