Roma , venerdì, 6. settembre, 2024 16:00 (ACI Stampa).
Potevano finire le avventure di Tretronchi, immaginario, ma neppure troppo, paese di ascendenza veneta, o più esattamente della pedemontana veneta? No, perlomeno non senza arrivare alla puntata numero tre, nel caso specifico al terzo capitolo della trilogia dedicata appunto a Tretronchi ai suoi abitanti, alle loro avventure e disavventure, che ruotano comunque intorno ad un personaggio centrale, il parroco don Ulisse.
Il tutto scaturito dalla fantasia e dalla penna di Umberto Folena, che appunto ha appena mandato in libreria “La compagnia dei Giacomini”, Nuove avventure, nuovi personaggi, vecchi e nuovi amori affollano le pagine del terzo e ultimo capitolo della trilogia. Le oscure trame di Odoacre, avversario temibile ma già battuto e comunque non rassegnato alla sconfitta, minacciano la tranquillità del paese e soprattutto i tentativi di migliorarne l’esistenza messi in atto da don Ulisse e i suoi amici. Tra questi la Compagnia dei Giacomini, gruppo teatrale che si prefigge di mettere in scena il Canto di Natale. Ma ci sono i vati tentativi di sabotaggio, segreti che vengono a galla, con le conseguenze immaginabili e varie vicissitudini che minacciano di trasformarsi in tragedie. Il lieto fine è garantito, non tanto e non solo per le cose che si rimetteranno a posto, ma perché molti dei personaggi che affollano la scena romanzesca scoprono di essere cambiati e la loro prospettiva diametralmente rovesciata.
Ritroviamo don Ulisse, dunque, parroco di Tretronchi che non esiste veramente, ma è nato dalla fantasia e dalla esperienza di Folena, giornalista e scrittore di lungo corso del quotidiano Avvenire, che dopo una vita passata a Milano e in giro per il mondo, ha poi deciso di fermarsi nella pedemontana veneta, dove, in lui, è germinato un nuovo senso di appartenenza. Qui è nato il paese di Tretronchi e tutta la sua gente. Le cui storie intrecciate sono confluite in due libri, che saranno seguiti da un terzo, e pubblicati dalla casa editrice Ancora. Storie al cui centro si muovono molti protagonisti, a cominciare, appunto, dal parroco don Ulisse, qui approdato dopo aver a lungo vissuto a Roma. Don Ulisse è un uomo generoso, impulsivo, che non si da’ mai per vinto, neanche davanti alle inevitabili batoste dispensate dalla vita, anche in un paese piccolo e, apparentemente, lontano dalle tempeste della vita e della storia. Sappiamo che non è così, che anche nei paesi più piccoli e tranquilli il male, sotto varie forme, a volte terrorizzante, riesce a operare e a creare tragedie. La cronaca lo conferma praticamente ogni giorno.
A Tretronchi non accadono tragedie o fatti di sangue, ma comunque lavorano sotterraneamente, e neppure troppo sotterraneamente, le forze di una certa malignità, dell’avidità, dell’invidia, dell’incapacità di vedere negli altri amici, fratelli, persone con cui condividere gioie e dolori, ma solo nemici, ostacoli, qualcosa da distruggere o perlomeno da tenere a distanza. E ci sono misteri da indagare, da risolvere. L’autore, attraverso i tre romanzi, è riuscito a creare un microuniverso a cui i lettori finiscono per affezionarsi, sviluppando quel senso di comunità che riscoprono come bene prezioso, di cui si sente profondamente la mancanza e che in molti stanno cercando di ricostituire. Vivere in un paese, circondati da persone che non semplici vicini, o anonimi abitanti, ma che vivono insieme, anche nei contrasti e nelle difficoltà, ma insieme. Anche se sarà difficile avere la fortuna di trovare, come parroco, uno come don Ulisse.
A chi si è ispirato lo scrittore per plasmare il suo “eroe”? Di detective con la tonaca ce ne sono in giro e spesso di gran successo. I “prototipi” sono sempre loro: padre Brown e don Camillo. Così diversi e insieme affini, così come sono diversi i loro creatori Guareschi e Chesterton, capaci di generare, o ispirare semplicemente, figure letterarie, e in seguito televisive e cinematografiche, che riscuotono un gran successo, sacerdoti dalla forte personalità, ricchi di spirito di osservazione e di umorismo, che svolgendo il proprio ministero e nel frattempo risolvendo casi più o meno intricati e spinosi, parlano di un Dio misericordioso e sempre profondamente presente nella vita degli uomini.