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Il Papa nella Moschea di Jakarta: coltivare l'incontro tra le religioni

Nel suo terzo giorno in Indonesia, Papa Francesco incontra il mondo islamico. Forte l'invito a costruire tutti società aperte, isolare gli estremismi e a rafforzare i valori religiosi.

Il Papa nella Moschea di Jakarta | Il Papa nella Moschea di Jakarta | Credit Daniel Ibanez/ ACI Group Il Papa nella Moschea di Jakarta | Il Papa nella Moschea di Jakarta | Credit Daniel Ibanez/ ACI Group


Continua il viaggio apostolico di Papa Francesco in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est, Singapore. Il terzo giorno vede protagonista l'importante incontro interreligioso presso la Moschea “Istiqlal” di Jakarta.
Il Santo Padre è giunto alle 9,00 (ora locale); alle 4,00 della mattina in Italia. Al suo arrivo è stato accolto all'esterno della Moschea dal Grande Imam, il Professor Nasaruddin Umar. Sul piazzale antistante la Moschea, Papa Francesco, allora, ha pronunciato queste parole di saluto: “Mi congratulo con tutti voi perché questo “Tunnel dell'Amicizia” vuole essere un luogo di dialogo e di incontro. Se consideriamo un tunnel, facilmente immaginiamo un percorso buio che, specialmente se siamo soli, può farci paura”. Ha sottolineato che “qui invece è diverso, perché tutto è illuminato. Vorrei dirvi, però, che siete voi la luce che lo rischiara, con la vostra amicizia, la concordia che coltivate, il sostenervi a vicenda, e con il vostro camminare insieme che vi conduce, alla fine della strada, verso la piena luce”. Al centro del suo intervento, il dialogo interreligioso: si sofferma sul ruolo che i credenti appartententi “a diverse tradizioni religiose” svolgono: “aiutare tutti ad attraversare il tunnel con lo sguardo rivolto verso la luce. Così, al termine del percorso, si può riconoscere, in chi ha camminato accanto a noi, un fratello, una sorella, con cui condividere la vita e sostenersi reciprocamente”. E ai “segnali di minaccia”, ai “tempi bui” di oggi, Papa Francesco, contrappone “il segno della fratellanza che, accogliendo l'altro e rispettandone l'identità, lo sollecita a un cammino comune, fatto in amicizia, e che porta verso la luce”.

Successivamente un canto di benvenuto ha accompagnato il Papa e l'Imam nella grande tenda dove ha avuto luogo l'incontro. Dopo una danza tradizionale musulmana di benvenuto, il canto breve di un passo del Corano e la lettura di un brano del Vangelo secondo Luca, il Grande Imam ha rivolto a Papa Francesco il suo saluto di benvenuto. Finalmente, la lettura e la firma della “Dichiarazione congiunta di Istiqlal 2024”. 

Papa Francesco, allora, ha rivolto ai presenti un breve discorso: “Sono felice di trovarmi qui, nella più grande Moschea dell'Asia, insieme a tutti voi. Saluto il Grande Imam e lo ringrazio per le parole che mi ha rivolto, ricordando che questo luogo di culto e di preghiera è anche “una grande casa per l'umanità”, in cui ciascuno può entrare per fermarsi con sé stesso, per dare spazio a quell'anelito di infinito che porta nel cuore, per cercare l'incontro con il divino e vivere la gioia dell'amicizia con gli altri”. Ha ricordato l'architetto che ha progettato la Moschea: “Friedrich Silaban, che era cristiano e si aggiudicò la vittoria del concorso. Ciò attesta che, nella storia di questa Nazione e nella cultura che vi si respira, la Moschea, come anche gli altri luoghi di culto, sono spazi di dialogo, di rispetto reciproco, di armonica convivenza tra le religioni e le diverse sensibilità spirituali”. 

L'incontro tra religioni - per Papa Francesco - “è un grande dono, che ogni giorno siete chiamati a coltivare, perché l'esperienza religiosa sia punto di riferimento di una società fraterna e pacifica e mai motivo di chiusura e di scontro. A tale proposito va menzionata la costruzione di un tunnel sotterraneo – il “tunnel dell'amicizia” – che collega la Moschea Istiqlal e la Cattedrale di Santa Maria dell'Assunzione. Si tratta di un segno eloquente, che permette a questi due grandi luoghi di culto di essere non soltanto l'uno “di fronte” all'altro, ma anche l'uno “collegato” all'altro”. 

Rivolge poi l'invito a “proseguire su questa strada: che tutti, tutti insieme, ciascuno coltivando la propria spiritualità e praticando la propria religione, possiamo camminare alla ricerca di Dio e contribuire a costruire società aperte, fondate sul rispetto reciproco e sull'amore vicendevole, capaci di isolare le rigidità, i fondamentalismi e gli estremismi, che sono sempre pericolosi e mai giustificabili”.

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Infine, Papa Francesco ha lanciato due accorati appelli: il primo è “guardare sempre in profondità, perché solo lì si può trovare ciò che unisce al di là delle differenze”. Il secondo: “avere cura dei legami. Il tunnel è stato costruito da una parte all'altra per creare un collegamento tra due luoghi diversi e distanti. Questo fa il passaggio sotterraneo: collega, cioè crea un legame. A volte noi consideriamo che l'incontro tra le religioni sia una questione che riguarda il cercare a tutti i costi dei punti in comune tra le diverse dottrine e professioni religiose. In realtà, può succedere che un approccio del genere finisca per dividerci, perché le dottrine ei dogmi di ogni esperienza religiosa sono diversi. Quello che realmente ci avvicina è creare un collegamento tra le nostre diversità, avere cura di coltivare legami di amicizia, di attenzione, di reciprocità”. 

Culmine dell'incontro, la firma congiunta della "Dichiarazione comune di Istiqlaq 2024",  documento che Papa Francesco e il Grand Imam, il Professor Nasaruddin Umar, hanno firmato. Nella Dichiarazione viene evidenziato che la religione troppo spesso viene "strumentalizzata" causando sofferenze a molti in un mondo sempre più segnato dalle violenze. Viene ribadito che il ruolo delle religioni dovrebbe "includere la promozione e la salvaguardia della dignità di ogni vita umana". il suo contrario Al tempo stesso si denuncia l'abuso del creato, della “nostra casa comune” con le “conseguenze distruttive come i disastri naturali” e il surriscaldamento del globo che rende la crisi ambientale “un ostacolo alla convivenza armoniosa dei popoli”. . E continua: “Poiché esiste un'unica famiglia umana globale,  il dialogo interreligioso dovrebbe essere riconosciuto come uno strumento efficace per risolvere i conflitti locali, regionali e internazionali, soprattutto quelli provocati dall'abuso della religione'appello a tutte le persone di buona volontà a “preservare l'integrità dell'ecosistema” per trasmettere le risorse ereditate alle generazioni future.