Carpi , domenica, 1. settembre, 2024 10:00 (ACI Stampa).
Nel brano di Vangelo di questa domenica ricorre diverse volte la parola “cuore”. Si tratta di un termine molto importante nella Sacra Scrittura, dove raramente indica l’organo fisico in quanto tale.
Molto più spesso, invece, il cuore è visto come la sede dell’anima, delle facoltà spirituali, dell’intelligenza e della volontà oltre che naturalmente dell’affettività. Pertanto nel “cuore” si elaborano le riflessioni, si formano i progetti, si prendono le decisioni che coinvolgono la vita. Dal “cuore”, inoltre, escono - come dice il Vangelo di oggi - le passioni che possono distruggere l’uomo e cioè i cattivi pensieri, gli omicidi, le fornicazioni, gli adulteri, i furti, le false testimonianze e le bestemmie. E questo perché il nostro cuore, non dimentichiamolo, è appesantito dall’esperienza del peccato: “Poiché ci hai creati di terra, Signore, non stupirti di trovarci “terrosi”, diceva Ch.Péguy.
Il cuore, nella Sacra Scrittura, è anche il luogo nel quale l’uomo cerca Dio, lo ascolta, lo serve, lo loda e lo ama. Possiamo allora dire che il cuore indica la persona stessa creata ad immagine di Dio, chiamata a divenire Sua somiglianza.
Si comprende per quale ragione il tema del “cuore” acquista grande rilievo nella spiritualità dei Padri della Chiesa, in particolare quelli orientali, i quali sviluppano il tema della necessità “di custodire il cuore”, di “custodire l’intelletto e i desideri”, di prestare attenzione al proprio cuore, di purezza del cuore, di discernimento o esame dei pensieri…per evitare il peccato e il disordine morale, e giungere così alla purezza del cuore intesa come assenza di ogni disordine interiore e piena conformità alla volontà del Signore.
Simeone il Nuovo Teologo scrive: “I nostri santi padri, udendo il Signore ordinarci nel Vangelo di purificare l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno divenga puro, lasciarono ogni altra opera spirituale e lottarono con tutto se stessi per questa sola opera, cioè la custodia del cuore, perché erano convinti che insieme a questa opera avrebbero acquisito facilmente ogni altra virtù…” .