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Pizzaballa al Meeting di Rimini: si può arrivare al cessate il fuoco o a una degenerazione del conflitto

Dopo l’introduzione del presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, Bernhard Scholz, c’è stato un intenso dialogo con il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini.

Il Cardinal Pizzaballa | Il Cardinal Pizzaballa | Credit Vatican Media Il Cardinal Pizzaballa | Il Cardinal Pizzaballa | Credit Vatican Media

Si è partiti oggi con l'incontro d'apertura per il Meeting di Rimini. Dopo l'introduzione del presidente della Fondazione Meeting per l'amicizia fra i popoli, Bernhard Scholz, c'è stato un intenso dialogo con il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini. 

Tanti i temi; tante le visioni. Domande e risposte, in un dialogo serrato, hanno contraddistinto il dialogo del Cardinal Pizzaballa con Bernard Scholz. 

Si parte con la domanda: “Cosa vuol dire essere francescano?” Piazzaballa ha risposto: “Chiedermi continuamente cosa Gesù in questo momento mi dice”. Questa visione, allora, per un francescano “diventa il criterio di lettura per la vita”. E poi, il riferimento alla comunità: è importante poi “passare questa esperienza alla comunità, alla mia comunità ecclesiale”, precisa il Cardinale. 

Inevitabile il tema del dialogo interreligioso che è “l'incontro tra persone che hanno esperienza di fede anche diversa, ma che una volta condivisa ti aiuta a illuminare in maniera più completa ciò che sei tu, oltre a conoscere l'altro meglio”. Un'esperienza “di cui abbiamo estremamente bisogno” ha precisato. 

Altro fronte, il Medio Oriente: “Prima o poi la guerra finirà. Speriamo con i negoziati in corso si arriva a qualcosa” perché avverte che “questo è l'ultimo treno” per avere speranza nella risoluzione del conflitto. Con i negoziati in corso “si può arrivare al cessate il fuoco oa una degenerazione del conflitto”. Ma lo sguardo di Pizzaballa si sofferma anche sul “dopo”: “Si deve pensare alla ricostruzione”. Una ricostruzione che “ci dovrà impegnare tutti”. E il tutti è rivolto a ogni fede. Sottolinea che l' “importante è esserci” ma - allo stesso tempo - “non cadere nella tentazione di avere un ruolo in questa situazione” perché “non possiamo risolvere tutti i problemi”. Ricorda, inoltre, l'importanza “di aiutare in senso materiale non solo i propri ma anche gli altri Chiesa in tutto questo panorama? “Possiamo dire una parola di Verità senza però essere parte di uno scontro: penso che questo sia il ruolo della Chiesa”. 

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Ultimo tema, la fede e il nostro oggi: “In questi ultimi tempi c'è il rischio che la fede possa diventare una sorta di panacea: che possa risolvere tutti i problemi”. Non è così, dice il cardinale Piazzaballa. La fede, infatti, ha sempre qualcosa di “tragico”: “Le nostre domande sono le domande di tutti: perché? Il perché lo sappiamo: la risposta “è la malvagità dell'uomo. Ma questo non risolve l'elemento tragico della fede”. Al cristiano allora cosa rimane da fare? “Gesti di amore” che possono “bilanciare le immagini di Gaza. La fede non è la risposta a tutte le domande: è una relazione in cui tutte le domande hanno spazio”.