Ripartendo dal Convento degli Osservanti di san Giovanni Battista, luogo che segna l’importante evento della fuga di fra Matteo da Bascio, il cammino conduce a Rotella e in ripartenza a Capradosso, borgo che custodisce la memoria del Venerabile fra Marcellino. Da lì il percorso continua per Offida, dov’è custodito il corpo del beato Bernardo da Offida e giunge alla sua meta ad Ascoli Piceno, nel santuario di san Serafino da Montegranaro, il santo dei Frati Cappuccini delle Marche.
A fra Sergio Lorenzini, ministro della Provincia Picena dei Frati Minori Cappuccini ed autore del volume ‘Il cammino dei Cappuccini’, chiediamo di spiegare questo percorso nelle Marche.
“I cappuccini: tutti sanno chi sono ma nessuno da dove vengono. La gente è abituata a vederli, la loro presenza è capillare in tutta Italia e ormai diffusa nel mondo intero, ma le loro origini sono sconosciute. Perciò il Cammino dei Cappuccini con un percorso di quasi 400 km che si snoda da nord a sud nell’entroterra della regione Marche porta il pellegrino alla scoperta della storia e della spiritualità della riforma francescana che avvenne in quei luoghi nel triennio tra il 1525 e il 1528, facendolo attraversare i luoghi più importanti delle origini dei cappuccini e incontrando i religiosi di oggi”.
Quale è la spiritualità di tale cammino?
“Il cammino ripercorre le orme dei primi cappuccini, i quali vollero riformare l’Ordine francescano per riappropriarsi della spiritualità di san Francesco che essi ritenevano perduta. La loro vita, caratterizzata dall’itineranza, ha fatto loro conoscere la fatica della strada, ricordando quello che il Santo di Assisi diceva ai frati: ‘Noi siamo pellegrini e forestieri in questo mondo’. Camminare sul cammino dei Cappuccini significa perciò agganciarsi al loro desiderio di autenticità che può valere per ogni uomo e donna di questo mondo come stimolo a recuperare le radici più profonde della propria storia.
Il cammino diventa perciò alleggerimento non solo da ciò che appesantisce ma anche da ciò che svia dalla verità di noi stessi. Esso permette il recupero della più profonda identità di ciascuno, che nell’ottica cristiana si ottiene non solo con un ritorno a se stessi ma ancor più con un ritorno a Dio, che da Padre ci fa riconoscere figli, figli amati, figli accompagnati. La spiritualità del cammino è fatta anche dall’incontro con i cappuccini di oggi che vivono nei conventi lungo il cammino e li aprono all’accoglienza dei pellegrini, che possono così sperimentare in concreto la vita di un convento cappuccino e condividere i vari momenti che caratterizzano la giornata dei religiosi”.
Per quale motivo ci si mette in cammino?
“La domanda andrebbe rivolta ad ogni singolo pellegrino perché i motivi possono essere tanti e preconfezionare la risposta rischia di essere una semplificazione della realtà. Tuttavia, per non sottrarsi alla fatica della risposta, suddivido i motivi nelle seguenti categorie: motivi di salute (chi lo fa perché ama il trekking e la natura); motivi esistenziali (chi avverte il bisogno di una parentesi dall’ordinarietà per vivere un’esperienza che lo porti a ricentrare e riorientare la propria vita); motivi spirituali (chi intende il cammino come un’esperienza per aprirsi all’incontro con Dio e sperimentarne la vicinanza). In ogni caso, per chiunque si metta in cammino, l’attitudine necessaria è l’apertura e l’accoglienza: vivere un cammino infatti spesso sorprende e concede regali inattesi, che cambiano le prospettive di un’intera esistenza proprio perché non erano programmati né prevedibili”.
Cosa è la credenziale?
“La credenziale è il passaporto ufficiale che accompagna il pellegrino ed attesta che egli sta compiendo il Cammino dei Cappuccini. E’ di grande importanza averla con sé perché con essa si accede alle ospitalità pellegrine, cioè a tutte quelle strutture recettive e di ristoro che riservano dei prezzi agevolati ai pellegrini. Ad ogni tappa, nella credenziale vanno apposti i relativi timbri che attestano il cammino percorso e al termine del pellegrinaggio consentono il rilascio del ‘testimonium’, la pergamena conclusiva che certifica il compimento del pellegrinaggio. Perciò è importante ricordarsi di far timbrare la credenziale ogni giorno. E’ anche un piacevole ricordo da conservare nel tempo per richiamare alla mente l’esperienza del cammino”.
Il cammino si conclude ad Ascoli Piceno nel santuario di san Serafino da Montegranaro: in quale modo esso emanava il profumo di santità?
“La santità di san Serafino da Montegranaro profuma del più gradevole profumo francescano: quello dell’umiltà. Fu figura dimessa di frate cappuccino, lavoratore indaffarato nei più umili servizi del convento: ortolano, portinaio, cuoco, questuante, i piccoli servizi di coloro che raramente vengono applauditi. Maldestro nell’adempiere al proprio dovere, andò incontro a molte umiliazioni che divennero per lui la strada maestra per una vera umiltà del cuore. Incapace di far leva sulle proprie abilità, non potendo confidare in se stesso confidò pienamente nel Signore che per mezzo di lui operò una quantità smisurata di miracoli, tanto che tutti ad Ascoli Piceno accorrevano a lui per essere guariti. San Serafino è l’esempio di come l’umiltà sia condizione essenziale per l’apertura del cuore al Signore e per un pieno affidamento a Lui, senza il quale l’uomo rimane ancorato a se stesso ma privo della grazia di Dio”.
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