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Letture, le lettere di Edith Stein

Il suo epistolario come monaca carmelitana e la lettera a lei indirizzata di una monaca di oggi

L'epistolario di Edith Stein |  | Città Nuova L'epistolario di Edith Stein | | Città Nuova

“Sotto la Croce ho compreso le sorti del popolo di Dio…infatti oggi conosco molto meglio ciò che significa essere la sposa del Signore nel segno della Croce. Ma poiché è un mistero con la sola ragione non potrà mai essere compreso”. Così scrive Edith Stein quando è già diventata Teresa Benedetta della Croce e con una sorta di premonizione anche personale sembra tratteggiare, in un modo enigmatico e velato, il destino che l’attende: sotto il segno della Croce, nel martirio di un campo di concentramento, anzi di quello che più di ogni altro diventerà  l’emblema dell’orrore, dell’abominio, ossia Auschwitz. Dove muore il 9 agosto 1942 ed è dunque oggi che la Chiesa celebra la sua memoria liturgica. 

Edith Stein nasce a Breslavia, capitale della Slesia prussiana, il 12 ottobre 1891, da una famiglia ebrea di ceppo tedesco. Cresciuta nei valori della religione israelitica, a 14 anni abbandona la fede dei padri divenendo atea. Studia filosofia a Gottinga, diventando discepola di Edmund Husserl, il fondatore della scuola fenomenologica; così si conquista la  fama di brillante filosofa.

Nel 1921 si converte al cattolicesimo, ricevendo il battesimo l’anno dopo.  Nel 1932 insegna  all’Istituto pedagogico di Münster, in Westfalia, ma la sua attività viene sospesa dopo circa un anno a causa delle leggi razziali. Nel 1933, assecondando un desiderio lungamente coltivato, entra come postulante al Carmelo di Colonia e assume il nome religioso di suor Teresa Benedetta della Croce.

Il 2 agosto 1942 viene prelevata dalla Gestapo e deportata nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau dove il 9 agosto muore nella camera a gas. Nel 1987 viene proclamata Beata, è canonizzata da Giovanni Paolo II l’11 ottobre 1998. Nel 1999 viene dichiarata, insieme a Santa Brigida di Svezia e Santa Caterina da Siena, compatrona dell’Europa. E potrebbe presto diventare Dottore della Chiesa.

  Dopo la fine della seconda guerra mondiale il mondo ha scoperto la sua grandezza, umana, spirituale, intellettuale, il suo originale cammino di santità: era stata una filosofa della scuola fenomenologica di Husserl, teologa e mistica, autrice di opere di profonda spiritualità, ebrea e agnostica, monaca e martire; “una personalità – dirà  di lei Giovanni Paolo II – che porta nella sua intensa vita una sintesi drammatica del nostro secolo”.

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Una grande importanza rivestono anche i suoi scritti, improntati ad una spiritualità che penetra nelle profondità dell’anima e insieme alle problematiche esistenziali dei nostri tempi spaesati. Una scrittura alta ma nello stesso semplice, che riesce subito a comunicare con il lettore e a condurlo lungo i sentieri dell’anima. Anche nelle tante lettere scritte in varie fasi della sua intensa esistenza. 

Pochi mesi fa è uscito l’epistolario I-II, che copre gli anni 1933-38. Un volume importante senza dubbio in relazione alla biografia  della Santa filosofa, ma anche per approfondire la sua concezione della vita religiosa e della spiritualità carmelitana, nonché la sua produzione nel campo non solo della spiritualità ma anche della "filosofia cristiana". Ne emerge una sorta di “ritratto” della famosa scuola di fenomenologia, a cui la Stein contribuisce in modo determinante, ma in particolare le lettere offrono una viva e toccante immagine del modo in cui una monaca carmelitana, ebrea, viva il dramma della sua famiglia, e del suo intero popolo, che staranno per essere travolti dalla tragedia della Shoah. Ma lei troverà la forza per affrontare il Male senza perdere la propria umanità, la fiducia e la speranza nel Dio vivente.

Tra la immensa bibliografia dedicata alla santa, abbiamo pensato di ricordare un piccolo libro particolare, un vero gioiello, quello che la madre Anna Maria Canopi le ha dedicato anni fa ed è stato poi ristampato. Una benedettina di oggi scrive alla  grande figura del monachesimo carmelitano del passato, alla ricerca di una radice comune e della comprensione del “mistero del male e dell'iniquità nei nostri giorni”.

Come dice monsignor Corti nell'Introduzione, si tratta di pagine nate da una lunga frequentazione, quasi fraterna, da leggere con calma e nel silenzio orante, "suggerite da una lunga amicizia e da una sintonia spirituale che rende veramente sorelle due monache, anche se non si sono fisicamente incontrate".  Ed è anche una testimonianza di amore per il popolo ebraico. Più prezioso ancora in questi tempi ancora una volta molto difficili per questo popolo. 

 

Edith Stein, Lettere. II-I: (1933-1938), Edizioni Città Nuova, pp.510, euro 30 

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Anna Maria Canopi, Lettera a Edith Stein, Edizioni San Paolo, pp.64, euro 6,90