Seoul , venerdì, 23. agosto, 2024 14:00 (ACI Stampa).
Come era successo già con la Germania divisa, anche la Chiesa di Corea non ha mai cambiato i confini delle sue diocesi. Pyongyang è retta formalmente da un amministratore apostolico, che è l’arcivescovo di Seoul, e ogni anno il 25 giugno si tiene la Giornata di Preghiera per la Riconciliazione e l’Unità Nazionale, mentre le spedizioni umanitarie al Nord vengono favorite e portate avanti da missionari coraggiosi.
È una Chiesa profetica, che continua il suo lavoro sul territorio in uno dei momenti più difficili e che si avvicina a passi decisi verso la Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà finalmente in Corea del Sud nel 2027. Era una decisione attesa da tempo, e la Corea del Sud era il luogo designato per la GMG 2020, quando però Papa Francesco guardò a Panama, al centenario della nazione, spostandosi di nuovo in America dopo la tappa europea, e tornando poi in Portogallo per guardare all’Europa. Ma Seoul era pronta da anni, almeno dal 2015, quando si tenne un grande festival della Gioventù, la VI Giornata della Gioventù Asiatica, e Papa Francesco fu invitato e partecipò.
È un luogo strano, la Corea del Sud, perché l’evangelizzazione è arrivata dalla Cina e attraverso filosofi, non evangelizzatori, che riconobbero nel cristianesimo la migliore religione per il popolo. Un popolo che vive tutte le contraddizioni dell’Asia, dove la competizione e la pressione per i risultati portano ad un altissimo tasso di suicidi, e dove la Chiesa cattolica si deve definire proprio come Chiesa del dialogo tra le generazioni e dei ponti.
Quei ponti con la Corea del Nord che in questi tempi sembrano sempre più difficili. Ogni canale di dialogo è infatti al momento chiuso, e il governo di Seoul ha sospeso parzialmente l’accordo militare dal 19 settembre 2018, che era nato proprio per prevenire scontri accidentali e prevenire le tensioni lungo il confine del 38esimo parallelo, e prevedeva la rimozione di mine antiuomo, posti di guardia, armi e personale da entrambi i lati del confine, e con la creazione di zone cuscinetti militari congiunte.
Seoul dice che Pyongyang non solo ha continuato con i test missilistici e a considerare i rapporti inter-coreani come quelli tra due Paesi ostili e belligeranti, e in fondo si sa che ci vorrebbe un trattato di pace, e non basta l’armistizio che ha concluso la guerra di Corea del 1950 – 1953.