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L’Opera Pellegrinaggi di scout fondata da don Diana lo ricorda a Lourdes a 30 anni dall’uccisione

Don Diana un anno prima di essere assassinato, fu tra i fondatori dell’Opera Pellegrinaggi Foulards Bianchi, onlus che da allora, ogni anno, tiene un pellegrinaggio annuale a Lourdes

Il pellegrinaggio dei Foulard Bianchi |  | Erika Gambino Il pellegrinaggio dei Foulard Bianchi | | Erika Gambino

A 30 anni dalla barbara uccisione del sacerdote anti mafia don Peppe Diana - il cui anniversario è stato lo scorso 19 marzo - l’Opera Pellegrinaggi da lui fondata è tornata a Lourdes, come ogni anno, nel suo ricordo.

Don Diana, infatti, nel 1993, un anno prima di essere assassinato, fu tra i fondatori dell’Opera Pellegrinaggi Foulards Bianchi (OPFB), una onlus che da allora, ogni anno, tiene un pellegrinaggio annuale a Lourdes per servire pellegrini e ammalati e come campo scuola per gli scout italiani, di cui lo stesso don Diana faceva parte. I Foulard Bianchi, infatti, furono fondati nel 1926 e don Diana ne entrò a far parte durante il suo ministero, prima di fondare l’Opera Pellegrinaggi Foulards Bianchi e prima di essere ucciso.

Il pellegrinaggio di quest’anno, che si è concluso da poco – si è svolto dal 27 luglio al 3 agosto -  nelle sue varie attività liturgiche e spirituali per pellegrini e ammalati e di formazione ai ragazzi scout, ha ricordato proprio la figura del fondatore della Onlus, a 30 anni dall’assassinio.

«In questi giorni lo abbiamo ricordato con attività scout, durante le celebrazioni e con le cosiddette “botteghe” per la branca R/S, ovvero con i ragazzi che vanno dai 16 ai 20 anni» spiega Natale Di Bartolo, presidente dell’OPFB. «Abbiamo ricordato il suo messaggio così che anche le nuove generazioni che non lo hanno conosciuto direttamente hanno potuto capire ciò che lui voleva: portare a Lourdes gli scout, portare tanti ragazzi - spesso togliendoli dalla strada, dalle dipendenze, dalla malavita - per servire malati, anziani e pellegrini. Ci teneva tanto che i giovani non prendessero strade sbagliate, in particolare non cadessero nelle grinfie della Camorra, lui che era di Casal di Principe, in Campania». E poi le testimonianze di chi lo ha conosciuto molto da vicino.

Tra questi Sebastiano Mangiameli, capo scout, membro dell’OPFB e amico intimo di don Diana. «Sono onorato - racconta - di essere stato considerato da don Peppe e dalla sua famiglia un fratello a tutti gli effetti, tanto che sua madre Iolanda mi accolse come tale anche appena arrivai, di corsa, a Casal di Principe poche ore dopo il suo assassinio e da allora, per volontà dei suoi familiari, sono spesso ospite a casa loro a dormire nello stesso letto che era di don Peppe». Quest’anno l’Opera «ha voluto puntare tutto sugli insegnamenti di don Diana per ricordare i 30 anni dal suo assassinio, perché la sua figura straordinaria ha incarnato la promessa scout servire Dio e il proprio Paese». Lui, spiega Mangiameli, lo fece con il suo ministero sacerdotale e con le sue attività a Casal di Principe, «ma anche fondando questa associazione, perché voleva creare - come appunto fece - un treno verso Lourdes che avesse una fisionomia puramente scoutistica». I giovani, infatti, prendendo parte al pellegrinaggio dell’OPFB, da allora «hanno la possibilità di fare un’esperienza scout associata al messaggio mariano di Lourdes, proprio come voleva don Peppe: non solo un grande momento di servizio e solidarietà, ma anche di strada, di comunità, di formazione». Lui - conclude Mangiameli - scrisse “per amore del mio popolo non tacerò” per denunciare la mafia e «oggi abbiamo il dovere, attraverso questo treno scout, che è come se fosse un unico grande clan in cammino, di farlo conoscere e far comprendere il suo sacrificio, pienamente in linea con il messaggio scoutistico ma soprattutto con quello cristiano».

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Un messaggio, ovviamente, rivolto anche ad ammalati, anziani, pellegrini e fedeli che partecipano anch’essi al pellegrinaggio, sia in treno che - alcuni - in aereo. I quasi 200 partecipanti di quest’anno, infatti, «hanno fatto l’esperienza di Lourdes sotto la lente della figura di Don Diana» aggiunge infine don Maurizio Stefanutti, assistente ecclesiastico dell’Opera Pellegrinaggi Foulards Bianchi. «Abbiamo cercato di far passare il messaggio - spiega - di trovare sempre uno sbocco positivo nelle nostre vite, per trovare ognuno la nostra dimensione all’interno della Chiesa, con coscienza e onestà, proprio come don Diana fece nel suo territorio per spezzare il filo di omertà e violenza che la Camorra imponeva ai cittadini». Per Don Peppe questa missione era così importante che «anche Lourdes diventava motivo per vivere un rapporto profondo con ammalati, pellegrini, giovani e trovare così la forza e l’onestà giusta per affrontare la vita quotidiana, dando il meglio di se stessi».