Città del Vaticano , lunedì, 5. agosto, 2024 17:54 (ACI Stampa).
“Vedendo scendere la neve, “l’occhio ammira” e “il cuore stupisce”. E questo ci orienta nell’interpretazione del segno della nevicata: essa può essere intesa come simbolo della grazia, cioè di una realtà che unisce la bellezza e la gratuità. È qualcosa che non si può meritare, né tanto meno comprare, si può solo ricevere in dono, e come tale è anche del tutto imprevedibile, proprio come una nevicata a Roma in piena estate”. Papa Francesco lo ha detto nella riflessione proposta durante la celebrazione dei Secondi Vespri nella Solennità della Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore. La Grazia, dice il Papa “è qualcosa che non si può meritare, né tanto meno comprare, si può solo ricevere in dono, e come tale è anche del tutto imprevedibile, proprio come una nevicata a Roma in piena estate. La grazia suscita ammirazione e stupore”.
La Icona di Maria Salus populi romani per il Papa è come un luogo nel quale “la grazia acquista pienamente la sua forma cristiana nell’immagine della Vergine Madre col Bambino. Qui la grazia appare nella sua concretezza, spogliata di ogni rivestimento mitologico, magico, spiritualistico, sempre in agguato nel campo della religione”. E dice, prediamoci del tempo per andare a vistare Maria.
Il Papa ha ricordato che “nel corso del prossimo anno, Anno Santo del Giubileo, moltissimi saranno i pellegrini che verranno in questa Basilica a chiedere la benedizione alla Madre. Oggi, noi siamo qui radunati come una specie di avanguardia, e invochiamo la sua intercessione per la città di Roma e per il mondo intero, specialmente per la pace: la pace che è vera e duratura solo se parte da cuori pentiti e perdonati, perché il perdono fa la pace, dice il Papa che conclude con con le parole di San Cirillo di Alessandria al termine del Concilio di Efeso: «Ti saluto, o Maria, Madre di Dio, tu che hai portato la luce, tu purissima. Ti saluto, Vergine Maria, Madre e serva. Vergine, per mezzo di Colui che è nato da te; Madre, per Colui che hai tenuto tra le tue braccia. [...] Ti saluto, Maria tesoro della terra; lampada che non si spegne; da te è nato il sole di giustizia» (Omelia 11: PG 77).
Il 5 agosto di ogni anno viene celebrata la solennità della Dedicazione della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore. La data ricorda la dedicazione del santuario alla Vergine Maria, avvenuta il 5 agosto durante il pontificato di Sisto III (432-440). La ricorrenza della fondazione fu celebrata fin da subito. A Santa Maria Maggiore questa commemorazione, il cui momento culminante è una cascata di petali bianchi che cadono dal soffitto dorato difronte all’Altare Maggiore durante il canto del Gloria della Celebrazione Eucaristica e del Magnificat dei II Vespri del 5 agosto, guadagna un significato più profondo. Ricorda la prodigiosa nevicata in piena estate che narra di una facoltosa coppia di patrizi romani, Giovanni e sua moglie, che avevano supplicato l’intercessione di Maria per ricevere la tanto desiderata discendenza. Nella notte tra il 4 e il 5 agosto del 358, la Vergine apparve in sogno ai coniugi e a Papa Liberio (352-366) esortandoli a costruire una chiesa nell’esatto luogo in cui Lei avrebbe fatto scendere la neve. L’indomani mattina essi videro in piena estate, sulle pendici dell’Esquilino, il più alto dei sette colli romani, il perimetro della futura Basilica disegnato dalla neve, dove di conseguenza, grazie ai beni del patrizio Giovanni, procedettero alla costruzione del santuario mariano.
Per sottolineare il significato della memoria liturgica della fondazione di Santa Maria Maggiore, primo santuario mariano dell’Occidente, Papa Onorio III (1216–1227), nel 1222, conferì un’indulgenza plenaria a coloro che visitavano la Basilica in quella data.