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Ecclesiam suam, a 60 anni dalla enciclica di Paolo VI quali sono i frutti ?

Un colloquio con Padre Fabio Nardelli, francescano e docente di ecclesiologia

Paolo VI |  | pd
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Il Concilio Vaticano II |  | pd
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“Gesù Cristo ha fondato la sua Chiesa, perché sia nello stesso tempo madre amorevole di tutti gli uomini e dispensatrice di salvezza; appare quindi evidente la ragione per cui ad essa abbiano dato prove di particolare amore, e ad essa abbiano dedicato particolari cure tutti coloro che hanno avuto a cuore sia la gloria di Dio sia la salvezza eterna degli uomini: tra i quali, com'era giusto, rifulsero i Vicari in terra dello stesso Cristo, un numero immenso di Vescovi e di sacerdoti, ed una mirabile schiera di santi cristiani. A tutti, pertanto, sembrerà quasi naturale che Noi, indirizzando al mondo questa Nostra prima Enciclica dopo che, per inscrutabile disegno di Dio, siamo stati chiamati al Soglio Pontificio, rivolgiamo il nostro pensiero amoroso e reverente alla santa Chiesa. Per tali motivi, Ci proporremo, in questa Enciclica, di sempre più chiarire a tutti quanto, da una parte, sia importante per la salvezza dell'umana società, e dall'altra quanto stia a cuore alla Chiesa che ambedue s'incontrino, si conoscano, si amino”. 

Così inizia l’enciclica ‘Ecclesiam Suam’, promulgata da papa san Paolo VI il 6 agosto 1964, che può essere definita un ‘testo programmatico’, rilanciando alcune tematiche fondamentali durante il rinnovamento del Concilio Vaticano II. Infatti papa Paolo VI con tale enciclica ha continuato nel solco ‘dell’aggiornamento’ di papa san Giovanni XXIII, annunciato nel discorso di apertura della prima sessione conciliare, ‘Gaudet Mater Ecclesia’, in cui aveva rimarcato il ‘compito’ della Chiesa, che ‘in questo tempo presente… preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore’.

A distanza di 60 anni questo documento rimane ancora un punto di riferimento per la riforma nella Chiesa, come si evince dal colloquio con il francescano p. Fabio Nardelli, docente di Ecclesiologia all’Istituto Teologico di Assisi ed alla Pontificia Università ‘Antonianum’ di Roma, nonché assistente presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense di Roma, a cui chiediamo di raccontarci il motivo, per cui papa san Paolo VI scrisse tale enciclica: 

“Il Papa ha meditato a lungo il testo della sua prima Enciclica, la cui traccia fondamentale aveva già anticipato nel Discorso di apertura della seconda sessione del Concilio Vaticano II ‘Salvete fratres’, il 29 settembre 1963. Il documento è stato considerato da molti come un ‘programma’ del suo pontificato, che rivela la profondità del suo animo. Il contesto in cui nacque è quello degli anni Sessanta, ritenuti un’epoca di grandi trasformazione e di sviluppo economico, in cui avvenne una vera ‘rivoluzione copernicana’ e la Chiesa fu necessariamente chiamata a mettersi in relazione con tutti. L’enciclica ‘Ecclesiam suam’ si proponeva di chiarire a ‘tutti’ quanto la Chiesa sia essenziale per la salvezza dell’umana società ed, al contempo, quanto stia a cuore alla comunità ecclesiale l’incontro con l’umanità”. 

Per la Chiesa quali sono le vie attraverso le quali può compiere il mandato affidato da Gesù? “La Chiesa è chiamata a riscoprire la coscienza di ciò che il Signore desidera e, di conseguenza, compiere una missione che la trascende, diffondendo l’annuncio del Vangelo, vivendo il mandato missionario del Risorto (cfr. Mt 28,16-20). In questo percorso, innanzitutto, secondo papa Paolo VI era urgente la ‘rinnovata scoperta del suo vitale rapporto con Cristo’, che è il ‘principio’ e la ‘via’. L’ecclesiologia di papa Montini è chiaramente cristocentrica e la Chiesa vive e opera per continuare e diffondere la missione stessa del Maestro”. 

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Perché papa san Paolo VI ha sottolineato per la Chiesa lo ‘zelo’ per la pace?

“All’interno della sezione dedicata al dialogo, in particolare verso gli ‘uomini di buona volontà’, papa Paolo VI ha affrontato il tema della ‘pace’ come opportunità di incontro tra i popoli ed ha invitato la Chiesa ad avere cura e attenzione per giungere maggiormente a una autentica pace tra gli uomini come via di rinnovamento e riconciliazione. In seguito, il primo gennaio 1968, ha istituito la Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace quale occasione di conversione e di preghiera per l’intera umanità”.

Quale è la missione che la Chiesa è chiamata a compiere?

“L’azione missionaria di Cristo ‘continua’ per mezzo della Chiesa e nella Chiesa, in quanto prolunga nel tempo presente la stessa azione salvifica universale del Cristo. Egli sostiene che la Chiesa esiste in quanto ‘testimonianza’ del Vangelo e perciò compie tutti i suoi gesti (annuncio, sacramenti, carità) lasciandosi plasmare dalla forza viva della Parola di Dio con cui si costituisce quale comunità di speranza e fraternità, vivendo la sua dimensione evangelizzatrice come esperienza costitutiva. Non è possibile la missionarietà della Chiesa senza un profondo e continuo “rinnovamento ecclesiale”. 

Quale importanza occupa il dialogo ‘missionario’ nell’Enciclica?

“Con il pontificato di papa Paolo VI, il dialogo è diventato un asse portante del compito missionario della Chiesa e nell’enciclica ‘Ecclesiam suam’ egli ha chiarito quanto siano necessarie un’autentica autocoscienza ecclesiale ed una conseguente riforma. Papa Paolo VI ha diviso i destinatari del dialogo missionario secondo la logica dei ‘cerchi concentrici’: a) tutti gli uomini di buona volontà; b) tutti gli uomini che adorano il Dio unico e sommo; c) tutti i cristiani delle altre confessioni. In sintesi si può ritenere che papa Montini ha adottato l’evangelizzazione come stile dell’identità della Chiesa e il dialogo come stile della missione”.

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A 60 anni di distanza quali sono i frutti di tale Enciclica?

“L’Enciclica ‘Ecclesiam suam’ voleva approfondire la ‘coscienza’ della Chiesa, nell’ottica dell’aggiornamento per intessere delle relazioni autentiche e significative con il mondo contemporaneo. Il testo, dopo 60 anni, riconsegna all’uomo contemporaneo ed all’attuale contesto sinodale l’immagine di una Chiesa alla continua scoperta di se stessa, legata a Cristo ed in continua riforma per aprirsi al dialogo con l’alterità. Si può affermare, in sintesi, che la centralità di Cristo e l’annuncio del Vangelo possono essere considerate le uniche vie da seguire per un autentico cammino di conversione e rimangono, tuttora, due aspetti essenziali ed insuperati del Magistero montiniano. La testimonianza dell’enciclica ‘Ecclesiam suam’ offre una visione ecclesiologica equilibrata che pone al centro l’essere e l’agire della Chiesa, cioè la sua identità e missione specifica”.