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Paolo VI e i suoi amici

Il 6 agosto 1978 moriva Papa Montini. L’amico Paolo VI: il “misterioso” intreccio di illustri biografie con Papa Montini.

Papa Paolo VI | Papa Paolo VI | Credit pd Papa Paolo VI | Papa Paolo VI | Credit pd

6 agosto 1978 muore Papa Paolo VI. Quel giorno, il Pontefice, si trovava nella residenza estiva di Castel Gandolfo. Era arrivato lì, il 14 luglio. Prima della sua partenza aveva affrontato diverse questioni riguardo la Curia Romana che dovevano essere risolte. Poi, il viaggio verso uno dei paesi del Lazio che si affacciano sul lago Albano. Calda estate, quella del 1978. La notizia della sua morte in poco tempo era arrivata a tutto il mondo. Tanti i messaggi di cordoglio. 

Moriva così uno dei Pontefici più discussi. Uno dei Pontefici meno compresi durante il proprio servizio a San Pietro, alla Chiesa. Un uomo che nella sua vita aveva ricoperto diversi importanti incarichi nella Curia Romana; e poi, tutto il suo servizio per la Curia Ambrosiana come Arcivescovo metropolita di Milano. 

Di Paolo VI si ricorda molto spesso l’Enciclica Humanae Vitae del 1968. E poi, l’aver traghettato la Chiesa di Roma verso la conclusione del Concilio Vaticano II, iniziato dal suo predecessore Papa Giovanni XXIII. Ma Papa Montini fu anche uomo di relazioni, soprattutto. Amicizie che, nate lontane nel tempo, hanno costellato la sua biografia fino all’ultimo giorno terreno. Cerchiamo, allora, di delineare - “a volo d’angelo” - le amicizie più importanti che Montini ha avuto. Sono immagini frastagliate nella memoria: volti di donne e uomini che hanno avuto con lui un rapporto di fedele e salda amicizia. 

E’ il caso del presidente della Dc, Aldo Moro, ucciso dalla Brigate Rosse durante “la guerra” Stato Italiano-Br degli anni ‘70. “Ed ora le nostre labbra, chiuse come da un enorme ostacolo, simile alla grossa pietra rotolata all'ingresso del sepolcro di Cristo, vogliono aprirsi per esprimere il «De profundis», il grido cioè ed il pianto dell'ineffabile dolore con cui la tragedia presente soffoca la nostra voce”: questo l’incipit dell’omelia del 13 maggio 1978 della celebrazione in suffragio dell’Onorevole Moro il cui corpo era stato ritrovato, privo di vita, qualche giorno prima, il 9 maggio. Con Moro, l’amicizia nasceva ai tempi della Fuci, la Federazione universitaria cattolica italiana. Nell'ottobre del 1925 l’allora Monsignor fu nominato assistente ecclesiastico nazionale della FUCI: ruolo che ricoprì fino al 1933 quando venne chiamato dalla Segreteria di Stato della Santa Sede come sostituto della Segreteria di Stato. I due amici si incontrarono in quel periodo: fra loro, uno scambio sempre leale su temi che riguardavano la Chiesa, la spiritualità e la società civile. 

La lista degli amici di Papa Montini, si estende: una coppia di coniugi particolari, Jacques e Raissa Maritain, due intellettuali; lui, filosofo-teologo; lei, artista, poetessa, amica di Cocteau e altri illustri personaggi della Francia dei primi anni del ‘900. L’amicizia che instaura fra i tre è profonda ed è in pieno stile “montiniano”: il dialogo intellettuale vuole arrivare alla Verità, al dialogo sui temi come la preghiera e la Chiesa. Un “maestro nell’arte di pensare, di vivere e di pregare” così Papa Paolo VI descriverà il suo caro amico Jacques all’Angelus del 29 aprile 1975, dopo la morte dell’amico avvenuta due anni prima. La loro amicizia era iniziata nel lontano 1925 e intensificata tra il 1945 e il 1948, quando il filosofo fu nominato Ambasciatore di Francia presso la Santa Sede. L’apporto che diede Maritain al Concilio Vaticano II è documentato e rappresenta una pagina di storia della Chiesa affascinante. E proprio al filosofo francese che Montini consegnerà un messaggio indirizzato agli uomini di cultura e agli scienziati. E sempre a Maritain Paolo Vi chiederà di redigere in occasione della chiusura dell’Anno della fede dedicato agli Apostoli Pietro e Paolo (1968) la preghiera del “Credo del popolo di Dio”.  

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Altro grande amico di Montini, un altro grande filosofo francese, Jean Guitton. “La morte di un amico crea un grande vuoto. Non si tratta solo del vuoto di un’assenza, attualmente irrimediabile. E’ piuttosto l’impressione che una parte di noi stessi è ormai senza approvazione, senza riflesso, senza eco, e anche senza critica”. Sono parole di Guitton, all’indomani della notizia dello scomparso amico Paolo VI. I due si erano conosciuti nel 1950, a Roma. All’epoca Paolo VI ricopriva la carica di pro-segretario di Stato di Pio XII, ed era “semplicemente” monsignor Giovanni Battista Montini; Guitton, invece, era docente di filosofia a Digione per poi approdare - di lì a pochi anni - alla Sorbona. L’anno prima, lo scrittore francese aveva aggiunto alla già lunga lista di pubblicazioni quella dal titolo La Vergine Maria: il testo aveva colpito molto Montini, che lo considerava il miglior testo scritto sull’argomento dal punto di vista filosofico. E così i due si incontrano; il futuro pontefice si congratula con l’intellettuale francese e fra i due nasce un’amicizia che durerà ben 27 anni: da quel 1950, i due amici si daranno appuntamento ogni 8 settembre, festa della Natività di Maria. 

Storie di donne e uomini che s’intrecciano fra loro intessute e tracciate nel Disegno di Dio: un Papa, un Santo, che assieme ai suoi amici, ha offerto alla Chiesa il suo servizio come successore di Pietro.