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Le Chiese cristiane e la pace nel XX secolo. La costruzione dell’Europa

Quale fu il ruolo della Chiesa nella costruzione dell’Europa unita?

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Quanto è stata importante l’Unione Europea per i pontificati contemporanei? Nel corso del XX secolo, i Papi si sono spesso dedicati al progetto di “comunione” delle nazioni europee, come antidoto al crollo degli Imperi e come necessario sviluppo di una fratellanza tra i popoli che portasse alla pace. Ma non tutti hanno dedicato all’Europa la stessa centralità. Secondo lo storico Philippe Chenaux, i Papi che più si sono dedicati all’Europa sono stati Pio XII e Giovanni Paolo II, sebbene da prospettive molto diverse.

Chenaux argomenta la questione nel saggio “Il Papato contemporaneo e la costruzione di un’Europa unita come fattore di pace”, contenuto nel libro “Diplomazia. Religione. Nazione”, edito dalla Libreria Editrice Vaticana e curato dallo storico Matteo Luigi Napolitano.

Perché questa differenza di posizione? Dipende da due fattori: il periodo storico e la provenienza geografica.

Chenaux spiega che “i Papi del periodo tra le due guerre (Benedetto XV e Pio XIII) hanno espresso due idee fondamentali riguardo all’Europa: l’idea di una profonda crisi spirituale consecutiva alla Grande Guerra e l’idea della necessità di un’organizzazione giuridica internazionale fondata sulla riconciliazione tra vincitori e vinti.

Pio XII prende le mosse da questi due Papi, ma vivendo un periodo differente. È il periodo in cui inizia la costruzione europea, e dunque gi insegnamenti di Pio XII sull’Europa hanno soprattutto un carattere normativo.

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Chenaux sottolinea che sono due le idee forza degli insegnamenti di Pio XII sull’Europa: l’affermazione dell’identità cristiana dell’Europa e la necessità di istituzioni federaliste sopranazionali nell’ambito politico ed economico”.

Secondo Pio XII, non si doveva restaurare una cristianità in senso politico, ma piuttosto quello di promuovere un bene più grande, che allora era la piccola Europa dei Sei allora in gestazione, da Pio XII molto apprezzata a favorita.

Dopo Pio XII, i Papi del Concilio Giovanni XXIII e Paolo VI si muoveranno sulla scia di Pio XII, con una visione più mondialista, considerando – scrive Chenaux – che “la costruzione dell’Europa, essenzialmente limitata all’ambito economico, aveva cessato di rappresentare una posta in gioco maggiore per il magistero romano nel post-concilio.

Giovanni Paolo II porta un nuovo concetto di Europa, meno occidentale, più versato verso la Mitteleuropa, ossia l’Europa di mezzo cancellata dalla mappa prima dal nazismo e poi dal comunismo, rigettando la divisione artificiale dell’Europa sul piano di Yalta.

Giovanni Paolo II cambiava anche la prospettiva sul ruolo delle nazioni, perché le nazioni ritornavano ad essere centrali nel discorso europeo del Papato. Anche qui, non c’era l’idea di una restaurazione dell’Europa cristiana, ma piuttosto la ricostruzione dell’Europa che “passava attraverso il sempre più grande rispetto della libertà religiosa nella quale risiedeva una parte del suo genio civilizzatore”.

Anche in questo senso, Giovanni Paolo II punterà con forza alla questione delle radici cristiane dell’Europa, tema ripreso con forza da Benedetto XVI, che approfondirà il tema dell’identità europea. Papa Francesco, poi, ha portato un nuovo accento all’Europa, con il suo approccio non Europeo.

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Sono temi importanti oggi. Da una parte, sin dai tempi di Pio XII si guardava al problema dell’Europa come sola unione economica, che è poi un tema di oggi. Dall’altra, si cercava una vera comunione delle nazioni, una riconciliazione che potesse sanare le ferite dell’Europa. Anche perché l’Europa è tuttora ferita, e lo testimonia la guerra che sta vivendo proprio al suo cuore.

 

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