Advertisement

Formazione, Papa Francesco: la letteratura ha un ruolo essenziale

Il Papa scrive una lettera sul ruolo della letteratura nella formazione

Papa Francesco |  | Daniel Ibanez CNA Papa Francesco | | Daniel Ibanez CNA

“La lettura ci apre nuovi spazi interiori che ci aiutano ad evitare una chiusura in quelle poche idee ossessive che ci intrappolano in maniera inesorabile. Un’opera letteraria è un testo vivo e sempre fecondo, capace di parlare di nuovo in molti modi e di produrre una sintesi originale con ogni lettore che incontra”. Lo scrive il Papa nella lunga lettera pubblicata oggi dedicata alla letteratura nella formazione.

Il Papa sottolinea che “nel percorso formativo di chi è avviato al ministero ordinato, l’attenzione alla letteratura non trova al momento un’adeguata collocazione. Quest’ultima è spesso considerata, infatti, come una forma di intrattenimento, ovvero come un’espressione minore della cultura che non apparterrebbe al cammino di preparazione e dunque all’esperienza pastorale concreta dei futuri sacerdoti. Tranne poche eccezioni, l’attenzione alla letteratura viene considerata come qualcosa di non essenziale. Al riguardo, desidero affermare che tale impostazione non va bene. È all’origine di una forma di grave impoverimento intellettuale e spirituale dei futuri presbiteri, che vengono in tal modo privati di un accesso privilegiato, tramite appunto la letteratura, al cuore della cultura umana e più nello specifico al cuore dell’essere umano”.

Con la lettera odierna il Pontefice vuole “proporre un radicale cambio di passo circa la grande attenzione che, nel contesto della formazione dei candidati al sacerdozio, si deve prestare alla letteratura”.

Per un credente che vuole sinceramente entrare in dialogo con la cultura del suo tempo – aggiunge il Papa - la letteratura diventa indispensabile. Il cristianesimo delle origini” aveva “bene intuito la necessità di un serrato confronto con la cultura classica del tempo”.

“Grazie al discernimento evangelico della cultura – scrive ancora Papa Francesco - è possibile riconoscere la presenza dello Spirito nella variegata realtà umana, è possibile, cioè, cogliere il seme già piantato della presenza dello Spirito negli avvenimenti, nelle sensibilità, nei desideri, nelle tensioni profonde dei cuori e dei contesti sociali, culturali e spirituali”.

Advertisement

Un’assidua frequentazione della letteratura può rendere i futuri sacerdoti e tutti gli agenti pastorali ancora più sensibili alla piena umanità del Signore Gesù, in cui si riversa pienamente la sua divinità, e annunciare il Vangelo in modo che tutti, davvero tutti, possano sperimentare quanto sia vero ciò che dice il Concilio Vaticano II: in realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo”.

“Nella letteratura – sottolinea Papa Francesco - sono in gioco questioni di forma di espressione e di senso. Essa rappresenta pertanto una sorta di palestra di discernimento, che affina le capacità sapienziali di scrutinio interiore ed esteriore del futuro sacerdote. Il luogo nel quale si apre questa via di accesso alla propria verità è l’interiorità del lettore, implicato direttamente nel processo della lettura. Ecco dunque dispiegarsi lo scenario del discernimento spirituale personale dove non mancheranno le angosce e persino le crisi. La letteratura ci aiuta a dire la nostra presenza nel mondo, a “digerirla” e assimilarla, cogliendo ciò che va oltre la superficie del vissuto; serve, dunque, a interpretare la vita, discernendone i significati e le tensioni fondamentali”.

La letteratura – conclude il testo papale - non è relativista, perché non ci spoglia di criteri di valore. La rappresentazione simbolica del bene e del male, del vero e del falso, come dimensioni che nella letteratura prendono corpo di esistenze individuali e di vicende storiche collettive, non neutralizza il giudizio morale ma impedisce ad esso di diventare cieco o superficialmente condannatorio. La letteratura aiuta il lettore ad infrangere gli idoli dei linguaggi autoreferenziali, falsamente autosufficienti, staticamente convenzionali, che a volte rischiano di inquinare anche il nostro discorso ecclesiale, imprigionando la libertà della Parola”.