Sacerdote dal 1990, nel servizio diplomatico della Santa Sede dal 1997, ha servito nelle rappresentanze pontificie di Nicaragua (1997 – 1999), Sud Africa (1999-2002) e Libano (2002 – 2004).
Dal 2004 al 2015 ha servito presso la Seconda Sezione della Segreteria di Stato della Santa Sede.
Nel 2015 è stato nominato nunzio in Giordania ed Iraq. Nel 2019 è stato nominato nunzio apostolico in Cile. Lo scorso maggio, è stato nominato nunzio apostolico in Venezuela.
L’arcivescovo Ortega è arrivato a Caracas lo scorso 3 luglio.
FOCUS NUNZI
Il Cardinale Parolin in Irlanda per l’ordinazione episcopale di un nunzio
Il 27 luglio, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha presieduto la cerimonia di ordinazione episcopale di Séamus Horgan, nominato dal Papa nunzio in Sud Sudan. L’ordinazione ha avuto luogo nella cattedrale di Ennis, Co.Clare, in Irlanda.
Il vescovo di Killaloe Fintan Mohanan, nel cui territorio si trova la cattedrale, ha dichiarato di essere “onorati di accogliere il Segretario di Stato a Co.Clare”, e che la sua presenza ha dato il senso dell’occasione. Orgogliosa dell’ordinazione di Horgan.
La sua ordinazione episcopale, ha detto Padre Iggy McCormack, preside del College St. Flannan dove il neo arcivescovo Horgan ha studiato, ha sottolineato che “è un grande onore per Monsignor Séamus e la nostra scuola”.
Horgan ha lavorato come segretario delle nunziature apostoliche di Kampala (Uganda), Berna (Svizzera) e Manila (Filippine). Dal 2015 al 2020 ha lavorato nella segreteria di Stato della Santa Sede, e poi ha lavorato negli ultimi quattro anni nella nunziatura degli Stati Uniti a Washington, DC.
L’arcivescovo Horgan sarà il primo nunzio dedicato al Sud Sudan, con residenza a Juba. La sede della nunziatura nella capitale del Sud Sudan è stata stabilita nel giugno 2018, ma finora il nunzio a Nairobi aveva coperto anche l’incarico di nunzio in Sud Sudan. Per la prima volta, dunque, c’è un nunzio dedicato solo al Sud Sudan, che Papa Francesco ha visitato nel febbraio 2023.
Oltre al Cardinale Pietro Parolin, l’ordinazione episcopale di Horgan ha contato sul Cardinale Luis Antonio Tagle, pro-prefetto del Dicastero dell’Evangelizzazione, e del vescovo Fintan Mohan come co-consacranti. Tra gli 11 concelebranti, anche il Cardinale Pierre, nunzio negli Stati Uniti, l’arcivescovo Nugent, nunzio in Kuwait, l’arcivescovo Crotty, nunzio in Nigeria, l’arcivescovo Montemayor, nunzio in Irlanda, e l’arcivescovo Randall, nunzio in Bangladesh.
FOCUS SEGRETERIA DI STATO
Il cardinale Parolin alla processione della Madonna Fiumarola
Lo scorso 28 luglio, il Cardinale Pietro Parolin ha preso parte alla tradizionale processione della Madonna Fiumarola a Trastevere. La festa è dedicata alla Madonna del Carmine e le sue origini risalgono al 1535, quando un gruppo di pescatori trovò la statua scolpita in legno di cedro lungo il fiume Tevere, nei pressi della foce di Ripa Grande. La statua fu subito considerata miracolosa e venne affidata ai Carmelitani della Chiesa di San Crisogono, nel cuore di Trastevere. Da allora è diventata la protettrice del quartiere e viene festeggiata nel mese di luglio.
Parlando con i cronisti a margine della celebrazione, il Cardinale Parolin ha anche risposto ad alcune domande sulla diplomazia vaticana, che ha descritto come una diplomazia “super partes”, che ha come impegno la “prevenzione dei conflitti” e la ricerca di soluzioni “giuste e durature”, sebbene è una vocazione “non sempre compresa.
Parlando della situazioni a Gaza e in Ucraina, il Cardinale Parolin ha messo in luce che il problema principale riguarda “la fiducia”, che i negoziati mancano perché “si tratta quando c’è un minimo di fiducia reciproca”.
FOCUS TERRASANTA
Terrasanta, la posizione degli ordinari cattolici contro la strage dei drusi
Il 27 luglio, dodici bambini sono stati uccisi mentre giocavano nel villaggio druso di Majdal Shams, nel Golan, a Nord di Israele.
I vescovi dell’Assemblea Ordinari cattolici di Terrasanta, che include anche il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, e padre Francesco Patton, custode di Terrasanta, hanno condannato il fatto, definendolo senza mezzi termini un “atto di violenza indicibile e abominevole” che suscita “dolore e indignazione” in tutti coloro che considerano sacra la vita.
L’esercito israeliano ha subito accusato Hezbollah di aver lanciato il razzo, un Falaq-1, secondo i rilievi fatti immediatamente dopo la strage. Hezbollah, dal canto suo, nega ogni coinvolgimento. Il rischio di allargamento del conflitto cresce sempre di più con la diplomazia impegnata a trovare una soluzione al conflitto a Gaza, da cui dipendono direttamente gli scontri, in atto da nove mesi, tra Hezbollah libanesi e esercito israeliano.
Gli ordinari di Terrasanta hanno sottolineato che “le parole non possono esprimere appieno il dolore e l’indignazione che proviamo di fronte a un atto di violenza così abominevole”.
Per questo, per onorare la memoria di queste giovani vittime, i presuli invitano “a rinnovare il nostro impegno per la pace e rifiutando ogni forma di violenza. Il ciclo di violenza deve finire. Esortiamo tutte le parti a cercare comprensione e rispetto reciproco, perché il futuro dei nostri bambini e delle nostre comunità dipende da questo. Basta con questa violenza, odio e disprezzo!”.
I presuli hanno anche implorato “sinceramente tutte le parti ad abbandonare la strada del conflitto e delle armi e a cercare comprensione e rispetto reciproco. Il futuro dei bambini e il benessere delle nostre comunità dipendono dalla nostra capacità di trascendere l’odio e di abbracciare i principi di compassione e coesistenza. Non lasciamoci vincere dal male, ma vinciamo il male con il bene! Possa il Signore donare conforto e forza alle famiglie delle vittime e possano i loro ricordi ricordarci la preziosità della vita e l’urgente bisogno di pace”.
L’attacco ha anche messo di nuovo in luce la situazione dei drusi, comunità araba non palestinese in Israele, composta da circa 150 mila persona che vivono in oltre 20 villaggi nelle alture del Golan. La religione drusa è monoteista, di derivazione musulmana ma con elementi dell’ebraismo e del cristianesimo e riscontra influenze della filosofia greca e dell’induismo. Solo chi è figlio di drusi può essere druso.
I drusi sono invitati ad essere fedeli al governo del Paese in cui risiedono, secondo il concetto di Taqyia. Per questo, i drusi combatterono a fianco di Israele nella guerra del 1948 e in quelle successive, e sono l’unico gruppo arabo arruolato nelle Forze di Difesa israeliane.
FOCUS MULTILATERALE
La Santa Sede sul Venezuela
Il 31 luglio, è stata convocata la Sessione Straordinaria del Consiglio Permanente dell’Organizzazione degli Stati Americani, con il proposito di affrontare i risultati del processo elettorale in Venezuela. La rielezione del presidente Maduro è stata confermata, ma da molti Paesi sono arrivate denunce di un processo elettorale non trasparente, e gli USA sono arrivati ad affermare che riconosceranno la vittoria del capo dell’opposizione Edmundo Gonzalez Irrutia.
Nel suo intervento, monsignor Juan Antonio Cruz Serrano, Osservatore Permanente della Santa Sede nell’OSA, ha assicurato che la Santa Sede “ha preso nota dell’adozione della risoluzione proposta, così come i contributi delle distinte delegazioni”.
Cruz Serrano ha affermato che la Santa Sede si aggrega a quanto già espresso dalla Conferenza Episcopale Venezuelana in un comunicato, in cui si sottolinea “la vocazione democratica del popolo venezuelano, dimostrata nella partecipazione vivace, attiva e civile di tutti i venezuelani nel processo elettorale”.
“La Santa Sede – ha concluso Cruz Serrano – ritiene che il solo il dialogo e la partecipazione attiva e piena di tutti gli attori politici implicati in questo processo potrà aiutare a superare la situazione presente e dare testimonianza di convivenza democratica nel Paese”.
La Santa Sede a New York, sulla cultura della pace
Il 2 agosto, si è tenuto alle Nazioni Unite un Forum di Alto Livello sulla Cultura della Pace, il cui tema era “Coltivare e curare la Cultura della Pace per le generazioni presenti e future”.
Il Forum sulla Cultura della Pace è convocato 25 anni dopo l’adozione della sua Dichiarazione e Programma di Azione.
Nel suo intervento, la Santa Sede ha ricordato il 60esimo della Pacem in Terris di Giovanni III, che resta “uno stringente appello a stabilire pace”, e ha fatto eco alle dichiarazioni di Papa Francesco sul tema.