Roma , venerdì, 2. agosto, 2024 16:00 (ACI Stampa).
Resistere alle torture, alle privazioni, alle minacce, alla prigionia, alla solitudine, all’isolamento e infine affrontare la morte. Vivere contro ogni limite, completamente abbandonati alla volontà di Dio, alla fiducia nella Sua presenza, comunque vadano le vicende dell’esistenza e della Storia. Credere contro ogni possibilità, contro ogni evidenza, contro ogni ostacolo. Sì, succede, è successo, succederà ancora.
Lo testimonia, tra i tanti, Takashi Paolo Nagai, medico e scrittore giapponese, convertito al cristianesimo, autore di grandi romanzi che colpiscono letteralmente al cuore. Come quello appena pubblicato dalle Edizioni San Paolo, dal titolo “Il passo della Vergine. Storia dei Martiri cristiani di Tsuwano”. Come recita il sottotitolo si tratta appunto del racconto appassionato delle vicende di un gruppo di cristiani perseguitati. Lo scrittore infatti è molto legato alla storia delle persecuzioni anticattoliche in Giappone, in particolare l’ultima ondata tra il 1865 e il 1875. Una pagina di storia ben poco conosciuta, ed è stata anche l’opera di Nagai che ha contribuito a far luce su di essa, insieme al grandioso romanzo di Shusaku Endo, “Silenzio”, da cui è stato tratto l’intenso film di Martin Scorsese, un progetto inseguito per molti anni e finalmente realizzato nel 2016.
La storia al centro dell’opera di Nagai rimanda alla crudele persecuzione praticata dalle autorità giapponesi nei confronti degli abitanti di un gruppo di villaggi di Urakami, a nord di Nagasaski, persone che si erano convertiti in massa nella seconda metà del Cinquecento. Per rimanere fedeli alla propria fede, contro il tentativo di abiura, che si voleva estorcere nei confronti di una religione portata da stranieri e dunque falsa e antipatriottica (sempre secondo quel punto di vista) furono deportati,, detenuti in condizioni subumani, torturati e sottoposti a estenuanti sedute di indottrinamento allo shintoismo.
Nagai racconta in modo più particolareggiato le dolorose vicende di un gruppo di 37 persone confinate presso il passo di montagna di Tsuwano, dove trovarono la morte senza tradire la fede, in nome della Vergine Maria e in loro onore quel passo è stato poi chiamato appunto “il passo della Vergine”. Luogo di dolore, di crudeltà, ma anche di grandezza e di luce. Esperienza che ha congiunto indissolubilmente spirito e carne, in cui la fede si è trasformata in carne, sangue, spasimo, forza.
A pochi giorni dall’anniversario della catastrofe e del massacro atomici di Hiroshima e Nagasaki, il romanzo ci aiuta a riflettere su molte dolorose questioni sempre aperte: la violenza insensata della guerra, il mistero del male, che colpisce spesso i più umili, miti, coloro che si impegnano per il bene, la sfida della fede. La vita stessa di Nagai ci appare come un Calvario: medico, sopravvissuto alla bomba atomica di Nagasaki, in cui perse la moglie e tutto quel che possedeva. Gravemente malato, povero, fino all’ultimo non rinunciò a lavorare, a scrivere, a diffondere un messaggio di speranza e d’amore.