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Finanze vaticane: APSA, il bilancio 2023 segnala utili in crescita. Servirà a coprire il deficit?

Un utile di 45,9 milioni di euro, maggiori proprietà immobiliari rispetto allo scorso anno, meno tasse versate all’erario: il bilancio 2023 della “banca centrale” vaticana dà segnali positivi. È il segno che si va fuori dalla crisi?

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Non è un bilancio che deve dare profitto, ma piuttosto deve mantenere e conservare il patrimonio ricevuto con gli “investimenti delle vedove”, come li chiama Papa Francesco. Eppure, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), che funge un po’ da “banca centrale vaticana” ma anche da fondo sovrano degli investimenti da quando si occupa di tutta la gestione patrimoniale vaticana, ci tiene a sottolineare nel bilancio che l’utile è di 45,9 milioni di euro, che alla fine è ottenuto grazie alla migliore gestione degli investimenti, e che, insomma, si sta cercando di mettere a profitto (vendendole o ristrutturandole) anche quelle proprietà immobiliari che, alla fine, per struttura, tipicità, locazione e contratti che non rendevano il giusto.

Il bilancio dell’APSA va letto in chiaroscuro, insieme alle notizie circolate sui media (in particolare Il Messaggero) e non smentite che vedono la Santa Sede appaltare la gestione di affitti e destinazioni dei propri immobili a società esterne, e addirittura che prevedono una chiusura dell’Annona, lo storico supermercato vaticano, da settembre a gennaio, perché questo possa riadeguarsi dato che è stato dato in gestione ad una catena di grande distribuzione di supermercati italiana.

Sono scelte dolorose, che testimoniano da un lato l’incapacità della Santa Sede di lavorare al proprio interno per trovare soluzioni di buona gestione patrimoniale e dall’altro una certa pigrizia nell’esternalizzare i servizi cercando il massimo profitto, ma facendo venir meno la tipicità e particolarità del sistema sovrano vaticano, con il Papa che sembra agire più da amministratore delegato che non da capo della Chiesa universale.

La crisi, comunque, è quella che è, e non è a caso che il Papa si sia affidato all’arcivescovo Giordano Piccinotti, salesiano svizzero che conosce bene i mercati, come presidente, mentre abbia chiamato come segretario generale un laico, Fabio Gasperini, che ha una vasta esperienza internazionale ma anche una esperienza giovanile in governatorato.  

Proprio Piccinotti, guardando ai risultati – 45,9 milioni di euro di utile, 37,9 milioni di euro destinati al sostegno della Curia Romana contro il 32,27 milioni dell’anno precedente – sottolinea che questi “sono stati raggiunti nella convinzione di dover lavorare costantemente ad un aumento di flusso del reddito, per la copertura delle spese, senza intaccare il patrimoni della Santa Sede e senza prevedere la vendita di immobili istituzionali”.

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Il bilancio sottolinea che “a seguito degli impatti a livello economico e sociale” dovuti alla pandemia prima, poi al conflitto in Ucraina e a quello in Medio Oriente, l’APSA deve “incrementare il flusso di reddito annuale” che viene dalla gestione del patrimonio immobiliare. Da qui, il regolamento unico sui contratti di locazione, la nuova valutazione degli immobili più aderente ai valori di mercato, la razionalizzazione che porta anche ad un “processo di dismissione degli immobili ritenuti non adatti o non strategici per la produzione e gestione del reddito da destinare alla copertura del fabbisogno della Curia Romana”.

Quanti sono gli immobili di APSA? Nel Bilancio 2022, si parlava di 4072 immobili, mentre nel bilancio 2023 si parla di 4249 unità immobiliari gestite in Italia. Di queste, il 92 per cento sono a Roma, il 2 per cento nelle province di Viterbo Rieti e Frosinone, il 2 per cento a Padova, il 2 per cento ad Assisi e il restante 2 per cento fuori dal Lazio. Le ultime percentuali si riferiscono ovviamente alla Basilica Pontificia di Sant’Antonio di Padova, a quella di Assisi e agli immobili collegati con il Santuario di Padre Pio l’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, che erano gestiti dalla Segreteria di Stato e che ora passano sotto il controllo di APSA.

In Italia, l’APSA ha quattro società di gestione, e poi ne ha una nel Regno Unito, una in Francia e una in Svizzera, quest’ultima derivante dalla razionalizzazione di quattro diverse società negli scorsi anni.

Degli immobili gestiti in Italia, 1.383 sono ad uso residenziale e 394 ad uso commerciale. Poi ci sono le società: la British Grolux gestisce 27 unità immobiliari di Londra e ha registrato un +2,13 milioni rispetto al 2023; la Sopridex di Parigi gestisce 752 unità immobiliari, che hanno generato un Surplus di 8,74 milioni; la Profima in Svizzera ha 344 unità immobiliari con un surplus di 2,15 milioni. Più modesti i ricavi delle società italiane, ma va registrato il surplus di 1,29 milioni di Italia Immobiliare CSS, con sede a San Giovanni Rotondo, che ha 1,51 milioni in più a bilancio rispetto al 2022.

Per quanto riguarda la gestione mobiliare, ovvero quella dei titoli, il bilancio parla di un risultato positivo di 27,6 milioni, 14,7 milioni in più del 16,9 milioni del 2022, dovuto anche ad una riduzione dell’esposizione ai mercati azionari per diminuire il rischio di investimento.

Peggiora invece la gestione immobiliare, che registra una diminuzione di 17, 2 milioni. Ci sono, in effetti, 20,3 milioni di ricavi in meno rispetto al 2022, quando il denaro era arrivato dal “rilascio del fondo imposte sugli utili eventualmente distribuiti dalla Società Partecipata Svizzera (in seguito ad accordi intercorsi con il Governo Svizzero)”.

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Ma il risultato è dato anche da una crescita di 2,5 milioni di ricavi degli affitti per immobili, di 1,2 milioni per il miglioramento delle società partecipate, di 2,4 milioni che vengono dai minori costi delle utenze. Ci sono stati anche 2,6 milioni di euro in meno dal rilascio del fondo rischi.

Per quanto riguarda le tasse, nel 2023, l’APSA ha versato all’erario italiani 5,98 milioni di IMU (6,05 nel 2022) e 3,05 milioni per l’IRES (2,91 milioni nel 2022.

Il risultato di gestione ha comunque una variazione migliorativa che deriva dai maggiori profitti realizzati dall’attività finanziaria e dalle minori perdite dovute alle variazioni dei titoli. Insomma, gli investimenti sono stati più prudenti.

Tuttavia, il patrimonio netto dell’APSA è diminuito di circa 106 milioni rispetto al 2022. “Questa variazione negativa – si legge nel bilancio - si riferisce principalmente all’effetto dell’applicazione dei principi di valutazione degli immobili dettati dalle VFMP e dalla rilevazione del valore degli immobili delle Rappresentanze Pontificie. Valutare il patrimonio immobiliare di A.P.S.A. ha comportato un lavoro molto lungo che si è basato sul censimento svolto negli scorsi anni. Il valore attribuito è stato messo in relazione a tre diverse categorie di Immobili”.

Cosa si punta a fare nei prossimi anni? Una maggiore valorizzazione del patrimonio immobiliare, con la selezione di broker immobiliari, la ristrutturazione a ticket, un nuovo programma di contabilità.