Città del Vaticano , martedì, 30. luglio, 2024 10:00 (ACI Stampa).
Non è un bilancio che deve dare profitto, ma piuttosto deve mantenere e conservare il patrimonio ricevuto con gli “investimenti delle vedove”, come li chiama Papa Francesco. Eppure, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), che funge un po’ da “banca centrale vaticana” ma anche da fondo sovrano degli investimenti da quando si occupa di tutta la gestione patrimoniale vaticana, ci tiene a sottolineare nel bilancio che l’utile è di 45,9 milioni di euro, che alla fine è ottenuto grazie alla migliore gestione degli investimenti, e che, insomma, si sta cercando di mettere a profitto (vendendole o ristrutturandole) anche quelle proprietà immobiliari che, alla fine, per struttura, tipicità, locazione e contratti che non rendevano il giusto.
Il bilancio dell’APSA va letto in chiaroscuro, insieme alle notizie circolate sui media (in particolare Il Messaggero) e non smentite che vedono la Santa Sede appaltare la gestione di affitti e destinazioni dei propri immobili a società esterne, e addirittura che prevedono una chiusura dell’Annona, lo storico supermercato vaticano, da settembre a gennaio, perché questo possa riadeguarsi dato che è stato dato in gestione ad una catena di grande distribuzione di supermercati italiana.
Sono scelte dolorose, che testimoniano da un lato l’incapacità della Santa Sede di lavorare al proprio interno per trovare soluzioni di buona gestione patrimoniale e dall’altro una certa pigrizia nell’esternalizzare i servizi cercando il massimo profitto, ma facendo venir meno la tipicità e particolarità del sistema sovrano vaticano, con il Papa che sembra agire più da amministratore delegato che non da capo della Chiesa universale.
La crisi, comunque, è quella che è, e non è a caso che il Papa si sia affidato all’arcivescovo Giordano Piccinotti, salesiano svizzero che conosce bene i mercati, come presidente, mentre abbia chiamato come segretario generale un laico, Fabio Gasperini, che ha una vasta esperienza internazionale ma anche una esperienza giovanile in governatorato.
Proprio Piccinotti, guardando ai risultati – 45,9 milioni di euro di utile, 37,9 milioni di euro destinati al sostegno della Curia Romana contro il 32,27 milioni dell’anno precedente – sottolinea che questi “sono stati raggiunti nella convinzione di dover lavorare costantemente ad un aumento di flusso del reddito, per la copertura delle spese, senza intaccare il patrimoni della Santa Sede e senza prevedere la vendita di immobili istituzionali”.