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Abitare e custodire la terra, la riflessione delle religioni a Camadoli

60ª Sessione di formazione promossa dal Segretariato attività ecumeniche da domenica 28 luglio a sabato 3 agosto

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‘Una terra da abitare e custodire’: questo il titolo della 60ª Sessione di formazione promossa dal Segretariato attività ecumeniche (Sae Aps), a Camaldoli da domenica 28 luglio a sabato 3 agosto, che trae spunto dal versetto biblico di Genesi, ‘Il Signore Dio prese l’essere umano e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse’, esprimendo il senso di una riflessione sulla cura di quella casa comune che è il mondo creato, in un tempo di crisi socio-ambientale, come ha sottolineato la presidente del  Sae, Erica Sfredda. 

“Un tema fondamentale in questo momento storico. Lo affronteremo da due punti di vista: il primo, naturalmente, è quello biblico, cioè noi riteniamo che la fede nell’atto creativo di Dio segna e radica le grandi religioni monoteiste in un terreno che non può prescindere dal rispetto della terra, che ci è stata data perché fosse custodita e coltivata e non sfruttata e depredata. Il secondo punto di partenza è che tutto è connesso, perché ogni azione produce anche effetti sull’ambiente”. 

Si tratterà di leggere i segni di questo tempo così problematico, di interpretarli alla luce dell’elaborazione delle diverse Chiese e tradizioni religiose, di indicare buone pratiche per farvi fronte. L’evento si articola in momenti di riflessione, incontro, preghiera e convivialità, secondo lo stile che da sessant’anni caratterizza le sessioni Sae e che anche quest’anno metterà a confronto cristiani delle diverse confessioni, ma anche esponenti di diverse religioni.

Alla  presidente, Erica Sfredda, ed a Simone Morandini, membro del comitato esecutivo del Segretariato Attività Ecumeniche e rappresentante dell’ATISM (Associazione Teologica Italiana per lo Studio della Morale) nel CATI (Coordinamento Associazioni Teologiche Italiane), abbiamo chiesto di spiegarci la scelta di questo tema: “Da 60 anni il SAE organizza ogni anno una sessione di formazione ecumenica, focalizzando la propria attenzione sia su temi di dialogo interconfessionale, sia su quelle questioni nelle quali è in gioco la vita della famiglia umana. In un tempo di crisi socio-ambientale devastante, guardare ad “una terra da coltivare e custodire” è stata una scelta naturale, a maggior ragione per i lunghi decenni di azione convergente in quest’ambito da parte delle diverse chiese cristiane. è, infatti, dagli anni ‘70 che il Consiglio Ecumenico delle Chiese ha iniziato ad occuparsi della crisi ambientale, offrendo un contributo determinante all’elaborazione dell’idea di sostenibilità; è dal 1991 che il Patriarca Bartolomeo invia ogni anno una lettera enciclica alle chiese in occasione della giornata del creato del 1 settembre; è già in testi di papa Paolo VI che la chiesa cattolica ha iniziato a segnalare la devastante prospettiva della crisi ecologica”.

Quale è il 'compito' delle Chiese per la custodia del creato?

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“La cura della casa comune è fatta di scelte tecniche, economiche e politiche, ma a monte di esse ci sono opzioni etiche e culturali ed è a questo livello che operano le chiese. Tra gli ambiti in cui si esprimerà tale agire il richiamo al valore prezioso della Terra donataci, l’appello all’urgenza di un agire mirante a salvaguardarne la vivibilità per le generazioni future, la confessione del mondo come dono del Creatore - e come tale prezioso, meritevole di custodia”. 

Quindi perchè tutto è connesso?

Ce lo insegna la riflessione scientifica contemporanea - non solo quella ecologica: l’universo è una matrice di collegamenti vitali, tra realtà anche distanti. Anche l’umanità ne è parte e ne dipende per la sua stessa esistenza, ma al contempo la influenza profondamente, con le proprie scelte e con la forma di vita che si da. La Bibbia poi ci presenta il creato stesso come comunità di viventi, che reciprocamente si servono, donandosi vita: è l’intuizione sottesa anche al Cantico di Frate Sole di Francesco d’Assisi, di cui nel 2025 celebreremo gli 800 anni dalla composizione ed al quale è ispirata anche l’Enciclica Laudato Si”. 

‘Spera ed agisci con il creato’ è il messaggio del papa per la giornata di preghiera per la cura del creato. In quale modo le Chiese possono camminare insieme?

“Da alcuni anni il tema della giornata del creato è indicato da una commissione ecumenica, di cui ovviamente anche la chiesa cattolica è parte, ed il titolo del Messaggio di Papa Francesco ne rispecchia la scelta per il 2024. Vi si fa riferimento al grande testo paolino di Romani 8, 19-23, al gemito della creazione in attesa della liberazione, allo Spirito che muove a novità. La coltivazione della speranza (una speranza attiva, sintonica col creato e non orientata al dominio ed allo sfruttamento) è una componente qualificante dell’agire comune delle Chiese”.  

Perchè la salvaguardia del creato è una questione teologica?

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“In realtà la salvaguardia del creato è oggi questione urgente ed eminentemente pratica: dinanzi ad un riscaldamento globale che procede a passi accelerati, dinanzi ad una biodiversità al collasso, dinanzi alla progressiva devastazione di interi ecosistemi urgono scelte di cambiamento profondo, sia negli stili di vita personali che nelle forme dell’economia e della vita sociale. Dinanzi alla lentezza con cui stati ed istituzioni fanno fronte a tale sfida si pone, d’altra parte, l’esigenza di rafforzare le motivazioni etiche e politiche per tali passaggi. 

Per le chiese questo significa anche ripensare la propria teologia della creazione (in forme lontane da ogni fondamentalismo), sottolineando la bontà fondamentale del creato, la sua destinazione alla vita, il compito degli umani di coltivarlo e custodirlo. Significa anche prendere le distanze da un’ideologia del ‘dominio della terra’, caratteristica della modernità, che ha talvolta trovato appoggio in una lettura inadeguata dei testi biblici.