Nel 1992, la Chiesa cattolica è stata autorizzata a tenere funzioni religiose nella cattedrale, così come concerti. L’ostacolo più grande è stato il trasporto dell’organo in un altro edificio, dato che era stato costruito per la sala da concerto della Casa dell’Organo e della Musica da Camera. Il 3 settembre 2021, lo strumento è stato comunque distrutto da un incendio causato da un difetto tecnico dell’organo, che ha anche danneggiato parti interne della cattedrale.
Il cardinale Parolin incontra il primo ministro ucraino Shmyhal
Il 22 luglio, il cardinale Parolin ha incontrato a Kyiv il primo ministro ucraino Denys Shmyhal. Secondo un post Telegram dello stesso Shmyhal, ripreso da Ukrinform, Parolin e il Primo Ministro di Kyiv hanno discusso “dell’instaurazione di una pace giusta per l’Ucraina, di sicurezza alimentare, del ritorno dei prigionieri e dei bambini ucraini”.
Il primo ministro ha anche “ringraziato la Santa Sede per aver partecipato al Primo Vertice di pace e aver sostenuto le sue decisioni”, e ha sottolineato che l’Ucraina “apprezza molto anche la fornitura di aiuti umanitari da parte della Santa Sede, nonché la partecipazione attiva al processo di ritorno dei bambini e dei prigionieri ucraini deportati”. Il meccanismo per una procedura del ritorno dei bambini in Ucraina (deportati secondo gli ucraini, rimasti in Russia nell’ambito delle operazioni militari secondo i russi) è stata messa a punto durante la missione del Cardinale Matteo Zuppi in Russia e Ucraina.
Shmyhal ha non solo ringraziato per questa operazione, ma ha anche sottolineato di contare “sulla partecipazione e sull’aiuto della Santa Sede per ripristinare le infrastrutture mediche in Ucraina”.
Il Cardinale Parolin a Kyiv, la visita al santuario di Berdychev
Il 21 luglio, il Cardinale Parolin ha celebrato come legato pontificio la Messa che ha terminato il pellegrinaggio nazionale al monastero carmelitano di Berdychev, recando con sé il decreto che faceva del santuario una basilica minore.
Nella celebrazione, il vescovo di Kyiv-Zhytomyr Vitaly Kryvytskyi ha sottolineato che queste celebrazioni sottolineano l'unità della Chiesa, sia in Ucraina, perché qui si sono riuniti cattolici di diverse tradizioni con i loro vescovi, sia a livello universale. Ha letto anche il decreto del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Santi Sacramenti sulla concessione al tempio locale dello status di basilica minore e ha informato sulle festività concesse ai partecipanti al servizio.
Il Cardinale Parolin ha sottolineato nell’omelia di essere “felice di essere presente come legato pontificio”, e ha ricordato che il Papa lo ha inviato “per assicurarvi che porta nel cuore la vostra amata patria e condivide il vostro dolore, per testimoniarvi la sua speciale vicinanza e anche per trasmettervi il suo premuroso abbraccio paterno e la sua benedizione.
Il Segretario di Stato vaticano ha anche osservato che il santuario di Berdychev, insieme al santuario di Zarvanytsia, è ormai “uno dei centri spirituali della comunità cattolica ucraina”, dove non solo si chiedono grazie, ma si chiede ormai “ciò che agli occhi di molti può sembrare impossibile: un miracolo, un miracolo di una pace tanto sospirata”.
Al termine della celebrazione, è stato letto l’atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, e il Cardinale Parolin ha donato a padre Vitaly Kozak, abate del santuario, un rosario del Santo Padre, che rimarrà in ricordo della celebrazione. Il cardinale ha anche benedetto le figure di San Michele arcangelo, patrono di Kyiv, consacrate durate il pellegrinaggio al Santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano del vescovo Vitaly Skomarovsky di Lutsk, presidente della Conferenza Episcopale Ucraina, che ha avuto luogo l’8 giugno 2024. Le immagini sono state consegnate solennemente ai rappresentanti di ciascuna diocesi ucraina.
Dopo aver letto la preghiera per San Michele Arcangelo, il cardinale Parolin ha esortato: “Che queste statue benedetto del Sant’Arcangelo Michele vadano in goni diocesi per chiedere il dono della pace per l’Ucraina in una grande preghiera nazionale. Lascia che la pace regni in te, affinché regni nella tua patria. Dio Onnipotente, benedici l’Ucraina e concedile la pace”.
Il cardinale Parolin tra Leopoli e Odessa
Il Cardinale Parolin era arrivato il 19 luglio in Ucraina, e si era prima di tutto fermato a Leopoli (Lviv), accolto dall’arcivescovo Mieczyslaw Mokrzycki insieme ai suoi ausiliari, e al vescovo assistente dall’arcidiocesi di Lviv appartenente alla Chiesa Greco Cattolica Ucraina.
Nei suoi primi commenti, il Cardinale Parolin ha sottolineato che il motivo della visita è “legato alle celebrazioni nel santuario mariano di Berdychev”, ma che c’era anche la possibilità di “incontrare le autorità del Paese, con il presidente”, per parlare “delle possibile trattative di pace”.
In particolare, il Cardinale ha sottolineato che “fin dall’inizio, Papa Francesco ha cercato il modo di porre fine alla guerra, fino a quella che recentemente è stata definita una pace giusta”.
Il 20 luglio, il Cardinale Parolin ha visitato Odessa, dove ha potuto vedere la devastazione causata dagli attacchi russi, e in particolare la Cattedrale della Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo, gravemente danneggiata da un razzo il 23 luglio dello scorso anno, nonché i locali distrutti di un albergo e la stazione portuale. Il cardinale ha potuto anche conoscere il lavoro del corridoio del grano ucraino.
Oltre a visitare gli oggetti distrutti dai missili russi, oggi, durante il suo soggiorno a Odessa, il cardinale Parolin ha offerto speciali preghiere per una pace giusta per l'Ucraina nelle due principali chiese cattoliche della città: la Cattedrale latina dell'Assunzione della Beata Vergine Maria e la Cattedrale Chiesa greco-cattolica di San Michele Arcangelo.
Il Cardinale Parolin in Ucraina, un primo bilancio
Parlando con i media vaticani mentre la missione in Ucraina volgeva al termine, il Cardinale Parolin ha parlato in primo luogo del suo incontro con le mamme ucraine, un incontro che “è uno strazio, uno strazio veramente”, perché “pensare che una mamma ancora giovane abbia perso un figlio di 25 anni, non si sa cosa dire”. La tragedia, aggiunge, è quello “dei tantissimi morti, di cui per moltissimi i cadaveri non sono stati neppure recuperati”, mentre “è il dovere umano e il senso cristiano che ci impone di dare una degna sepoltura ai morti”. Inoltre, ci sono “moltissimi feriti, mutilati, invalidi”, che testimonia come la guerra lasci “delle tracce nefaste nella vita e nel corpo della società”.
Il cardinale Parolin ha sottolineato la necessità di continuare ad assicurare aiuto umanitario all’Ucraina, e ha predicato creatività nel percorso diplomatico, perché l’impressione è quella che si sia “abbastanza lontani da una soluzione negoziata”.
Il Cardinale ha ricordato che la Santa Sede ha appoggiato sin dall’inizio la Formula di Pace proposta dal presidente ucraino Zelensky, definita “un tentativo di pace”, che però aveva una sua debolezza nel fatto che la Russia non era stata coinvolta.
FOCUS VIETNAM
Papa Francesco invia le condoglianze per la morte del segretario generale del Partito Comunista del Vietnam
È un telegramma denso di significati, quello inviato a nome del Papa dal Cardinale Pietro Parolin per la morte di Nguyen Phu Trong, segretario generale del Partito Comunista Vietnamita ed ex presidente del Vietnam. Phu Trong fu a capo di una delle delegazioni che andarono in Vaticano nel 2013, incontrando Benedetto XVI pochi giorni prima della sua storica rinuncia, segnando la continuità di un disgelo dei rapporti tra Santa Sede ed Hanoi che ha portato lo scorso dicembre alla nomina di un rappresentante residente della Santa Sede in Vietnam, ad un passo dallo stabilimento di formali e piene relazioni diplomatiche.
Nel telegramma, Papa Francesco invia “condoglianze a tutti quelli che piangono la sua perdita, specialmente la sua famiglia”, e sottolinea “un particolare apprezzamento per il suo ruolo nello sviluppare e promuovere il positivo sviluppo delle relazioni tra Vietnam e Santa Sede”.
Phu Trong è morto lo scorso 19 luglio, all’età di 80 anni. Dal 2011, come segretario generale del Partito Comunista, è stato la figura al vertice della gerarchia politica del Paese. Fu lui a definire la cosiddetta “politica del bambù”, una politica di distensione internazionale che ha riguardato anche i rapporti con la Santa Sede.
C’è ora molta attenzione per la successione a Phu Throng, che si inserisce nell’ambito di una seria di scontri interni al partito. Infatti, l’ex ministro della Sicurezza pubblica To Lam ha guadagnato terreno a seguito delle “dimissioni” di molti altri leader di spicco travolti dalle campagne anticorruzione, tra cui lo stesso ex presidente Vo Vhan Tuong, con cui la Santa Sede aveva firmato gli accordi lo scorso luglio. L’auspicio è evidentemente che non vi siano cambiamenti di rotta nel percorso verso il ristabilimento di relazioni diplomatiche piene e l’auspicata visita del papa, che è già stato invitato ufficialmente da Hanoi lo scorso mese di dicembre. Un percorso più volte indicato come un modello della via che il Vaticano vorrebbe imboccare anche nelle relazioni con Pechino.
Dopo il viaggio compiuto ad aprile dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, entro la fine dell’anno era atteso in Vietnam anche il cardinale Parolin. Un’agenda che andrà ora verificata alla luce degli sviluppi interni della situazione ad Hanoi.
FOCUS NUNZIATURE
Papa Francesco nomina il nunzio apostolico nello Yemen e il delegato apostolico nella Penisola arabica
Il 23 luglio, Papa Francesco ha nominato l’arcivescovo Christophe Zakhia El-Kassis, nunzio negli Emirati Arabi Uniti, come nunzio apostolico nello Yemen e delegato apostolico nella penisola arabica. L’incarico è collegato alla nunziatura negli Emirati Arabi Uniti, cui l’arcivescovo el Khassis è stato destinato ad inizio del 2024.
Nato a Beirut, in Libano, il 24 agosto 1968, l’arcivescovo El-Kassis è stato ordinato sacerdote il 21 maggio 1994. È entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede il 19 giugno 2000 e ha prestato la propria opera nelle nunziature apostoliche in Indonesia, Sudan, Turchia e nella sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato. Conosce diverse lingue: l’arabo, il francese, l’italiano, l’inglese, l’indonesiano, lo spagnolo e il tedesco.
La nunziatura apostolica negli Emirati Arabi Uniti è la rappresentanza diplomatica della Santa Sede nel Golfo Persico. La nunziatura è stata costituita, separandola dalla delegazione apostolica nella Penisola Arabica, dopo aver stabilito le relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e gli Emirati Arabi, il 31 maggio 2007. Il nunzio apostolico risiedeva in Kuwait ma, nel 2022, è stata aperta anche una sede diplomatica ad Abu Dhabi.
Papa Francesco nomina il nunzio in Nuova Zelanda
Il 26 luglio, Papa Francesco ha nominato l’arcivescovo Gabor Pinter nunzio in Nuova Zelanda. Dal 2019 era nunzio in Ecuador, dove aveva appena celebrato la riapertura della nunziatura. Ma il nunzio aveva aperto un’altra nunziatura, quella in Belarus, nella sua precedente posizione. Classe 1964, sacerdote dal 1988, è nel servizio diplomatico della Santa Sede dal 1996. Ha prestato servizio nelle nunziature di Haiti, Bolivia, Svezia, Francia, Filippine ed Austria, prima di essere nominato nunzio in Bielorussia. Poliglotta, è conosciuto per essere molto abile nel districarsi tra i problemi.
FOCUS MULTILATERALE
La Santa Sede a Ginevra, verso la revisione del trattato di non proliferazione nucleare
Lo scorso 23 luglio, si è tenuto a Ginevra il secondo comitato preparatorio della Conferenza di Revisione sul Trattato di Non Proliferazione delle Armi nucleari, che avrà luogo nel 2026.
Nel suo intervento, l’arcivescovo Balestrero ha notato che la Santa Sede è “profondamente preoccupata dalla minaccia esistenziale che la proliferazione nucleare e quella delle armi nucleari continuano a porre”, una minaccia “esacerbata dall’ambiente strategico teso e l’attuale modernizzazione ed espansione degli arsenali nucleari”, che rende “la pratica della deterrenza nucleare meno stabile e sempre più preoccupante”.
Secondo la Santa Sede, è “imperativo riconoscere che gli arsenali nucleari come strumenti di strategia militare portano anche una attiva disposizione per il loro uso”, e per questo ricorda che il Papa ha dichiarato immorale anche il solo possesso delle armi nucleari, mentre preoccupa non solo la crescita delle spese militari riguardanti le armi nucleari, ma anche la crescita retorica riguardo la minaccia del loro possibile uso”. Minacce, sottolinea Balestrero, che sono considerate “un affronto all’intera umanità, perché una guerra nucleare potrebbe indubitabilmente avere un impatto devastante e irreparabile, con una perdita di vite umane non comparabile”.
I conflitti in corso, a partire dalla guerra in Ucraina – afferma la Santa Sede – sono “un ulteriore segnale che la ricerca di dialogo deve essere senza sosta”.
La Santa Sede propone tre aree di riflessione. La prima: considerare che la non proliferazione e il disarmo non sono solo obblighi legali, ma anche responsabilità etiche, e dunque possono essere raggiunti “solo sulla base di una etica globale di solidarietà e cooperazione al servizio di un futuro definito dall’interdipendenza e dalla responsabilità condivisa della intera famiglia umana di oggi e domani”.
La seconda: alla luce delle tensioni attuali e dalla crescente minaccia nucleare, è “urgente ripristinare un dialogo sincero con la visione di stabilire limitazioni vincolanti su tutte le armi nucleari e i loro sistemi di distribuzione su larga scala”, e per questo la Santa Sede “chiede a tutti gli Stati in possesso di armi nucleari di impegnarsi nei negoziati con l’obiettivo di ridurre il materiale di stoccaggio secondo gli obblighi” del trattato, considerando che l’inazione “ha il potenziale di crescere i rischi associati alla proliferazione”, considerando che le nuove cybertecnologie usate per i sistemi nucleari li rende anche vulnerabili.
Infine, la Santa Sede nota gli enormi costi associati alle armi nucleari che colpiscono il bene comune globale, e ribadisce la proposta di stabilire un fondo globale, finanziato con porzioni del denaro speso in armi e militare con lo scopo di sradicare la fame e promuovere lo sviluppo nelle nazioni più povere – la proposta fu lanciata da Paolo VI nell’enciclica Populorum Progressio.
Inoltre, la Santa Sede chiede anche di esplorare come rinforzare il Trattato Sulla Proibizione delle Armi Nucleari e il Trattato di non proliferazione, specie nelle aree della verifica del disarmo nucleare, e chiede spirito di collaborazione tra Stati nucleari e Stati non nucleari.
FOCUS AFRICA
Africa, il Cardinale Ambongo chiede riconciliazione
Il Cardinale Fridolin Ambongo, arcivescovo di Kinshasa, ha sottolineato che “il continente africano è pieno di problemi: povertà reale, instabilità politica, conflitti etnici e religiosi, guerre, terrorismo, migrazione e rifugiati, cattivo governo, corruzione, degrado ambientale, traffico di armi, droghe e persino persone”. Insomma, c’è “disperazione e una cattiva gestione delle risorse naturali”.
Le dichiarazioni del cardinale sono state diffuse alla vigilia delle celebrazioni per il 55esimo anniversario del Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar, il SECAM.
Nella sua dichiarazione, il cardinale ha chiesto alla Chiesa di “proclamare la buona novella di Gesù Cristo, che è speranza, pace, gioia, armonia, amore e unità”, e questo perché “il continente è ancora affamato di Gesù Cristo, che è la sola fonte di vera riconciliazione”.
Secondo l’arcivescovo di Kinshasa, la vera riconciliazione “ha a che fare con la giustizia e la pace”, due valori che sono “parte integrante dell’evangelizzazione”.
Il cardinale Ambongo ha sottolineato che “ogni membro della Chiesa- Famiglia di Dio in Africa è chiamato a proclamare il Vangelo di speranza dovunque essi siano”, anche nell’economia, assumendosi le proprie responsabilità e diventando il “lievito che trasforma le istituzioni e la società dall’interno, facendo scomparire le strutture di peccato, la violenza, la corruzione e l’ingiustizia”.