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Gli apostoli della penna: quando la fede diviene letteratura. Paul Claudel

Un viaggio tra gli "apostoli della penna". Quando la letteratura parla di Dio e della Chiesa. Paul Claudel incontra Dio e Maria

Il poeta francese Paul Claudel | Il poeta francese Paul Claudel | Credit pd Il poeta francese Paul Claudel | Il poeta francese Paul Claudel | Credit pd

La Scrittura, nel corso della storia della letteratura, molte volte è passata attraverso la scrittura, quella con la “s” minuscola. Le pagine di molti libri ci danno testimonianza di questo percorso. E possiamo definirlo percorso, visto che in esso confluiscono diverse biografie, esperienze del sacro, che costituiscono dapprima un cammino personale (quello dello scrittore), per poi divenire “universale”, quello del pubblico di lettori. E' interessante notare come i due termini, “Scrittura e scrittura” (con la “s” minuscola), siano stati - diverse volte - molto vicini fra loro. La letteratura, nella sua complessità di forme - prosa o poesia, ad esempio - ha raccolto prestigiose penne, menti sublimi che dal tema del sacro, della fede, hanno attinto. 

Acistampa propone un breve viaggio, un rapido volo, sulle figure più importanti (ea volte nascoste) di questa particolare tipologia di letteratura. Potremmo definirli “Apostoli della penna” : donne e uomi che con la loro scrittura hanno testimoniato la bellezza e la grandezza di Dio.

La poesia è sempre stata l'espressione dell'infinito. In un mondo dove ormai sembra che tutto sia sospeso e che sia troppo spesso luogo di sentimenti veloci e di poca profondità, la poesia ci insegna a guardare l'oltre che è in ognuno di noi; ci spinge a cercare un abbraccio che non ha limiti terreni e che si spinge sempre al di là dell'orizzonte. Quell'abbraccio può essere Dio. Ed è proprio a Dio che il poeta francese, Paul Claudel (Villeneuve-sur-Fère, 6 agosto 1868 – Parigi, 23 febbraio 1955 , ha dedicato la maggior parte delle sue opere poetiche e drammaturgiche. E' lo stesso Paul Claudel, ateo prima , che dopo aver ascoltato l'organo della magnifica cattedrale di Notre Dame si converte così - quasi come per inclinazione spontanea, nata però in un attimo fugace - al Cristianesimo.

“Chi crede - scrive Claudel - è felice di una felicità immensa. E’ lo specchio della felicità stessa di Dio. Gli altri, compresi i simbolisti, non sono felici. Dunque la fede rende giovani e felici, questo è segno che è vera”. Teologia che diviene lettatura. E continua il poeta, in un altro scritto che racconta della sua conversione: “Allora, accadde in me l’avvenimento straordinario e misterioso, che avrebbe dominato tutta la mia vita. A un tratto, mi sentii toccare il cuore e io credetti. Credetti con tal forza di adesione, con tale sollevamento di tutto il mio essere, con una così profonda convinzione, con una certezza così esente da ogni dubbio possibile, che in seguito tutti i libri, tutti i ragionamenti, tutte le peripezie di una vita agitatissima, non scossero né intaccarono mai la mia fede”. In un solo attimo, tutto cambia; tutto prende nuovo sapore e vita: “Tu mi hai vinto, mio Bene-Amato Gesù! Tu mi hai tolto di mano le armi a una a una, e ora non ho più difesa alcuna; ed ecco che sono uno davanti a Te, mio divino Amico! Invano sono fuggito: ovunque ho trovato la tua Legge: arrendermi occorre infine! Ammettere bisogna l’Ospite in me: cuore gemente, sottostare occorre al Signore, a Qualcuno che sia in me, più me stesso che me”.

Una biografia, la sua, ricca di successi universitari e professionali: la Facoltà di Diritto e la scuola superiore di Scienze politiche. Nel 1892 vincerà il concorso presso il Ministero degli Esteri e inizia la sua brillante carriera diplomatica. D’ora in poi, sarà console e ambasciatore di Francia per più di 40 anni all’estero, in Cina, in Giappone, negli Stati Uniti, in Germania, in Ungheria, in Italia, in Brasile, in Danimarca e in Belgio. Ma a seguirlo c’è Cristo, e il suo Comandamento che per Claudel diviene poesia. 

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Fondamentale per la sua opera poetica, l’amore per la Vergine Maria. A lei saprà pronunciare parole che rimarranno nel cuore della Poesia del Novecento. Una poesia non fine a sé stessa, però. Bensì una poesia che realizza una porta tra il Sacro e l’Umano.  Rileggere i versi di Claudel è importante  - proprio oggi - per comprendere il pieno affidamento alla Vergine Maria, in ogni situazione. Stiamo parlando della sua più conosciuta opera teatrale, L’Annuncio a Maria (1912): “E’ mezzogiorno. Vedo la chiesa aperta. Bisogna entrare./ Madre di Gesù Cristo, non vengo a pregare./ Non ho niente da offrire e niente da domandare./Io vengo soltanto, madre, per guardarvi./ Guardarvi, piangere di felicità, dire questo,/ che io sono vostro figlio e che voi siete là”.

E la Vergine Maria porta a Cristo. Porta al Cristo sulla Croce. A questa tematica dedica Il cammino della Croce (1911). Versi densi, parole che accompagnano il lettore in una Via Crucis poetica: ««Salve, o Croce», dice Gesù, «o Croce, che ho a lungo desiderata!». E tu, cristiano, guarda e fremi! È troppo solenne l'ora, quando il Cristo accetta – è la prima volta –, la Croce eterna! Oh compimento in questo giorno dell'Albero del Paradiso! Guarda, peccatore, e osserva bene a che cosa è servito il tuo peccato. Mai più delitto senza un Dio sopra, né più croce senza il Cristo. Certo la sofferenza dell'uomo è grande, ma non abbiamo più nulla da recriminare, perché ora Dio è al di sopra, lui che è venuto non per spiegare, ma per adempiere. Gesù riceve la croce, come noi prendiamo l'Eucaristia”.