Milano , lunedì, 29. luglio, 2024 12:30 (ACI Stampa).
“Il Requiem di Giuseppe Verdi non poteva che avere luogo in una città come Milano e soprattutto nella chiesa di S. Marco, dove trova i protagonisti e i protagonismi necessari per potersi compiere. Mentre un ristretto gruppo di Scapigliati sta compiendo la propria ‘piccola rivoluzione’, Luigi Nazari di Calabiana fa il suo ingresso come arcivescovo di Milano. La diocesi conta più di un milione di anime, più di centonovantamila abitano all’interno della cerchia dei Bastioni e vi sono quaranta chiese parrocchiali solo in città. La città sta cercando un rinnovamento urbanistico che, oltre al tema della piazza Duomo, passa per l’ampliamento dei Giardini di Porta Venezia (1856-62) che ospiteranno svariate esposizioni (1871-81), mentre accompagna le nuove vicende politiche attraverso la via rappresentativa dell’edificazione di monumenti siti nelle piazze cittadine – come quello a Cavour (1865), di Beccaria (1871) e Leonardo da Vinci (1872). Con Gli Ugonotti di Mayerbeer apre le porte il Teatro dal Verme, mentre al posto del Teatro Re, demolito per far spazio agli isolati adiacenti alla Galleria, viene inaugurato il Teatro della Commedia, che nel 1873 si chiamerà Teatro Manzoni”.
Così scrive Luigi Garbini nella prefazione al libro dell’organista e dottorando di ricerca in Storia della Musica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Matteo Marni, ‘Il Requiem di Verdi: la modernità della musica sacra’, che nell’introduzione evidenzia: “Soggetto e oggetto del ‘Requiem’, Verdi e Manzoni, non solo hanno saputo ecumenicamente mettere d’accordo tutti, ma hanno anche dimostrato l’efficacia e l’attualità di un modello ben oltre i limiti cronologici entro i quali si pensava che questo avrebbe funzionato. L’oggetto della celebrazione, Alessandro Manzoni, prima di essere patriota era, nella percezione collettiva, paladino di un cattolicesimo moderno e sostenibile, portatore di una fede sincera e libera, più largamente condivisibile che però, proprio in virtù di questa originale declinazione, riusciva a non costituire un ostacolo nemmeno per gli anticlericali più convinti”.
Per quale motivo Giuseppe Verdi musicò il Requiem per ricordare il primo anniversario della morte di Alessandro Manzoni?
“Un rapporto di stima sincera legava Verdi e Manzoni già prima dell’attesissimo incontro che li vide conversare nella casa milanese dello scrittore nel 1868. Verdi affermò che il romanzo de ‘I Promessi Sposi’ era il miglior libro che avesse mai letto e, di conseguenza, provava un senso di ammirazione e venerazione per il suo autore, ‘quel santo di Manzoni’. Il ‘Requiem’ che Giuseppe Verdi volle offrire in memoria di Manzoni fu un omaggio personale, un modo per portare a compimento il progetto naufragato di una messa da morto per Gioacchino Rossini ed, in ultima analisi, anche una mossa diplomatica nella conciliazione dei difficili rapporti fra Stato e Chiesa”.
Chi ha voluto quella ‘prima’ del 1874?