Città del Vaticano , giovedì, 18. luglio, 2024 14:00 (ACI Stampa).
Un giorno in Vaticano arrivarono le automobili. Non che sia una grande notizia, ma il fatto è che si dovettero abbandonare i cavalli, lasciare le carrozze e anche chi se ne occupava dovette rassegnarsi al progresso. Silvio Negro ancora una volta con il suo "Vaticano minore" ci accompagna a conoscere in particolare Rinaldo. Cocchiere di cinque Papi, figlio del cocchiere del cardinale Antonelli, "trovava che l'aver abolito i cavalli in Vaticano era un peccato", scrive Negro. Aveva addirittura pianto quando anche l'ultimo cavallo aveva lasciato le scuderie.
Rinaldo, come scrive Negro, "badava ai cavalli del Papa da sessanta anni ed era cocchiere in carica da una quarantina. L'ultimo cocchiere che avesse avuto un Papa perché egli aveva chiuso a ottantun anni la serie. Il suo successore, di fatti, non era stato un cocchiere ma un'autista e forse per questo il vecchio Rinaldo, contrariamente agli usi per le pensioni, aveva conservato sempre il suo salario intero. Fino a quando morì, nel gennaio del '36, il suo nome stette sui registri del maestro di casa come quello del cocchiere nobile, le sue retribuzioni continuarono a correre intere. Era questa una delle cose che gli premeva di far sapere a chiunque andasse a trovarlo, badando anche a precisare che in caso di gratifiche egli era trattato sempre meglio di tutti gli altri perché gli davano il doppio. Il Papa infatti aveva detto una volta a chi di ragione: « Tenete in considerazione Rinaldo» e quelle parole non erano andate al vento".
Ma la storia di Rinaldo è ancora più particolare per il suo ruolo nel travagliato trasporto della salma di Pio IX a San Lorenzo al Verano.
Il carro preparato era tirato da quattro cavalli e Rinaldo Jacchini lo guidava. Si partiva dalla Piazza di Santa Marta, dietro c'erano sette carrozze con tutto il seguito e poco dopo si aggiunsero altre carrozze dei diplomatici. Piazza San Pietro era tutta illuminata dalle candele di chi voleva veder passare il feretro. Ma a cominciare da Piazza Rusticucci, la piazza che divideva San Pietro da Borgo, si udirono "le grida degli scalmanati che coprivano il salmodiare". Il punto cruciale fu Ponte Sant' Angelo. Ecco il racconto di Negro: "un gruppo di dimostranti aveva minacciato di gettare a fiume la salma. Il gruppo era capeggiato da un cugino di quel Tognetti di Borgo che era stato giustiziato dal Governo papale per aver fatto saltare la caserma Serristori. Ardente anticlericale, il Tognetti era però buon amico di Rinaldo. Perciò, visto chi era il postiglione, badava a ripetere ai suoi: « Salviamo il cocchiere e buttiamo il resto a fiume ». « Io — raccontava Rinaldo - stavo zitto, ma gli dicevo con gli occhi: Te possino... pesa solo di piombo dieci quintali! »Come Dio volle si giunse a porta San Lorenzo dove, secondo la testimonianza del cocchiere, fu la strategia di un commissario a salvare la situazione".
Racconti che sembrano pagine di un romanzo, sta di fatto che la sola presenza di Rinaldo in qualche modo salvò la salma del Papa.