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Le ferie del Papa, nei Giardini Vaticani alla Torre di San Giovanni

Leone XIII fece costruire anche uno chalet e la palazzina che porta il suo nome

Lo chalet di Loene XIII |  | Vaticano Minore- ed Neri Pozza
Lo chalet di Loene XIII | Vaticano Minore- ed Neri Pozza
La Palazzina Leone XIII |  | pd
La Palazzina Leone XIII | pd

Le vacanze i Pontefici le avevano passate Castelgandolfo e anche in altri luoghi nei pressi di Roma. Ma dal 1870 il Papa è "prigioniero". Ma le ferie della Curia si fanno comunque. Con tempi assai diversi. Come ci racconta Silvio Negro nel suo "Vaticano minore" del 1936, rivisto nel 1950, il cardinale Pacelli, poi Papa Pio XII, ad esempio era sempre l'ultimo ad andare in ferie già da Segretario di Stato. Seguiva la tradizione e si muoveva a settembre. Tradizione antica e romana, perché luglio e agosto sono uguali ovunque, ma settembre e ottobre nella campagna romana sono speciali. Così anche negli anni '30 le ferie delle Curia iniziavano quando finiscono quelle degli altri, a settembre. Perché il prelato romano usa le spesse mura dei palazzi antichi come riparo e le fontane e i giardini come refrigerio.

Nel tempo le ferie sono diventate sempre più simili a quelle degli uffici secolari, ma resta una delicata differenza.

Ma negli anni '30 Negro poteva distinguere il romano dal provinciale mettendosi d'agosto davanti al Portone di Bronzo:" Il forestiere si butterà subito sul selciato infuocato della piazza arrancando, tutto molle di sudore e abbacinato dal solleone, ma il vecchio quirite percorrerà invece a giusto passo il colonnato del Bernini e arriverà alla meta con un minuto di ritardo, ma riposato e fresco, dopo essersi goduta anche la rugiadosa ventata che fa arrivare fin sotto al portico la fontana del Maderno". Indicazioni che arrivano addirittura dal '600 con mappe dei zoni di refrigerio per "raggiungere il Vaticano da tutte le principali località di Roma restando sempre all'ombra".

Per attraversare i ponti però non c'era nulla da fare " e perciò la scrupolosa guida aveva segnato ad ogni attraversamento: «Qui si zompa»".

Papa Leone nei giardini passava le "ferie" in uno chalet che aveva fatto aggiungere alla vecchia torre delle mura, La Torre di San Giovanni che oggi ancora svetta ed è adattata per viverci. Leone XIII fece anche costruire una casina verso Mezzogiorno che poi divenne sede del Direttore della Radio Vaticana, e oggi ancora ne è sede all'interno dello stato vaticano.

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I successori di Leone XIII vissero è vero a pieno dei giardini. Ma non come Papa Pecci. Racconta Negro: "Pio X donò alla Specola vaticana la torre e la casina e chiuse così per sempre la pittoresca storia di quella villeggiatura papale. Papa Sarto chiamava il giardino all'italiana, che era tanto piaciuto al suo quasi conterraneo Gregorio XVI, il cimitero, per via della cinta di muro e della geometrica disposizione delle aiuole, e si lamentava che il suo parco non gli offrisse neanche la risorsa di vedere la pianura".

Un aneddoto chiarisce. Il pittore veneziano Milesi era "in Vaticano per fare un ritratto, un giorno accompagnò il Papa nella sua passeggiata, cosa questa tutt'altro che sorprendente date le semplici maniere di Pio X. Tocco da quell'onore insolito, il buon Milesi non faceva che magnificare i luoghi per i quali passava tanto che Pio X a un certo punto ne fu stanco. « Sì, sì, belo, belo - disse richiamando il motivo di un noto gioco di bambini nel Veneto - ma par de qua, par de là, par de là e par de qua, torototela, torototà »".

Questo stato di cose durò fino al 1929. Con i Patti Lateranensi il Papa potè finalmente tornare a Castelgandolfo. E Pio XI fu l'artefice del rinnovamento del Palazzo e dei giardini così come ancora li vediamo.