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Il Palazzo apostolico e la storia dei suoi ascensori

Da quello a "forza d'uomo" di Pio IX fino all'arrivo dell'elettricità

La facciata del Palazzo Apostolico |  | wikimedia commons La facciata del Palazzo Apostolico | | wikimedia commons

La vastità del Palazzo Apostolico e il suo sviluppo nei secoli ha portato alla necessità di innovazioni anche tra gli affreschi di Raffaello. Una tra queste è quella degli ascensori. Finita l'epoca delle portantine, i Pontefici, in genere un po' anzianotti, avevano bisogno di salire e scendere le scale. Oggi ci sembra normale che ci siano gli ascensori che ci accompagnano dal Belvedere alla Terza Loggia o anche dal cortile di Sisto V ai Soffittoni, ma ci fu un momento in cui apparvero gli ascensori. E anche se pure ai giorni nostri qualche cosa a volte non funziona (ricordate Papa Francesco a settembre del 2019? 25 minuti bloccato in ascensore) nei primi tempi il timore era tanto.

Così anche di questi mitici ascensori ci racconta qualcosa Silvio Negro nel suo "Vaticano Minore".

Lo fa ricordando che molti degli "arredi" dei Palazzi vaticani sono gestiti dalla Floreria. Un piccolo "museo" di oggetti e storia che non è certo facile visitare. Ecco proprio alla Floreria ai tempi di Negro sarebbe dovuto rimanere "la cassa del lento ascensore ad acqua che portava raffigurati sui cristalli i dodici Apostoli e con il quale salivano nell' Appartamento Papale o nella Segreteria di Stato prelati e diplomatici ed ogni altra persona di riguardo che non si sentisse di fare le scale". Un oggetto che ricordava tempi antichi ed eleganti.

Un ascensore che aveva quasi 50 anni quando venne sostituito da un ascensore elettrico, quando "la modernità impaziente non gli ha concesso questa soddisfazione, sebbene il vecchio scatolone di noce e cristallo adempisse ancora lodevolmente il suo ufficio". Proviamo a fare un viaggio con questa meraviglia della tecnica: "Un po' tardo, veramente, a mettersi in moto lo era; ma una volta preso l'aire scalava i piani con franca baldanza, senza giocare mai ai suoi ospiti qualcuno di quei tiri birboni cui sono usi i suoi confratelli di marca più recente. Portasse il Papa o un gruppetto di umili devote in velo nero, l'ascensore non mutava metro. L'andatura era sempre quella, modesta ma sicura, che l'accompagnatore regolava attaccandosi con un lieve moto della persona alla corda". La provenienza dell' acqua era speciale. Si trattava di quell'Acqua Paola che arriva da Bracciano a Roma attraverso un acquedotto che si vede ancora tra le case sulla via Aurelia. Tre atmosfere di pressione e dal Cortile di San Damaso si metteva in moto il pistone.

Un punto interessante di vista quello del manovratore, un po' come oggi quello degli ascensoristi che proprio a San Damaso hanno una stanza a loro dedicata. "colui che manovrava la corda - scrive Negro- poteva con tutta serenità seguire, come da un osservatorio, la vita che si svolgeva nel palazzo, tener conto dei visitatori importanti e indovinare da una fronte aggrondata o da un viso sereno l'esito di un colloquio. Si inginocchiava al Pontefice, quando alla soglia del secondo piano si affacciava la sua bianca figura, si inchinava a cardinali e a principi, ad ambasciatori ed a prelati, e non lesinava i frizzi romaneschi ai colleghi del personale che, quando la via era libera, preferivano anch'essi il vecchio accogliente ascensore alle pur comode scale dei palazzi vaticani".

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Ma l'ascensore più antico risale a Pio IX, e veniva mosso a peso d'uomo. Una fatica non indifferente. "La cabina di questo arcaico impianto aveva i vetri dipinti, di modo che chi stava nell'interno non aveva affatto la sensazione del moto. La porta poi si apriva all'esterno, guaio grosso questo, perché la cabina si fermava invariabilmente o troppo alta o troppo bassa rispetto alla soglia, ed occorrevano allora lunghe manovre e tutto un cifrario di segnalazioni per fare la correzione in un senso o nell'altro". Il suo addio avvenne con la visita di Edoardo VII, quand'era Principe di Galles. "Egli rimase incantato notando che dall'interno non ci si accorgeva affatto del moto e fece molte domande a monsignor Stonor, rettore del Collegio inglese a Roma, che l'accompagnava, per sapere come fosse mossa la macchina. Ma il prelato dichiarò prudentemente di non conoscere abbastanza la materia per spiegarla a Sua Altezza".