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Allamano, il missionario della Consolata

Una vita per le missioni. Con lui riprese vita il Santuario della Consolata a Torino.

Giuseppe Allamano | Giuseppe Allamano | Credit rivistamissioniconsolata.it Giuseppe Allamano | Giuseppe Allamano | Credit rivistamissioniconsolata.it

Grande attesa per la canonizzazione per il prossimo 20 ottobre del Beato Giuseppe Allamano, il missionario della “Consolata”. Una vita, la sua, alla sequela di Cristo e della Vergine Maria. Una biografia costellata di incontri. Tutti particolari, eccezionali. I grandi santi - così ci racconta quasi sempre l’agiografia - si incontrano fra loro: vi è un intreccio speciale fra le loro vite. E così è stato per Allamano: nella sua biografia, infatti, si intrecciano San Giuseppe Cafasso e San Giovanni Bosco. Il primo, era suo zio materno. E del sacerdote di Asti, il fondatore dei Salesiani, Allamanno ne fu fedele discepolo. A sfondo di questi incontri è possibile scorgere una città piemontese: Castelnuovo d’Asti. Ed è proprio in questa località che Allamano nasce il 21 gennaio 1851. 

L’incontro con San Giovanni Bosco avviene nell’autunno del 1862, dopo aver terminato le scuole elementari: entra nell’oratorio salesiano di Valdocco (Torino), avendo come confessore abituale lo stesso Don Bosco. Nell’oratorio vi rimarrà quattro anni, compiendovi gli studi ginnasiali. Poi, la chiamata, e l’entrata nel Seminario di Torino, nel 1866. Di questo periodo abbiamo una preziosa testimonianza a firma di Monsignor G. B. Ressia, suo compagno di seminario e poi vescovo di Mondovì: “Era tra noi il primo, non solo per lettera d’alfabeto, ma per merito di studio e di virtù, per mitezza d’animo e bontà di cuore. Si sapeva da tutti che il più vicino al Cuore di Gesù, il più amico suo era l’Allamano, cui nessuno avrebbe osato paragonarsi”. Sono semi di santità che stanno pian piano germogliando. 

 

Il 20 settembre 1873 viene ordinato sacerdote. Cominciano da questo momento in poi diversi incarichi: assistente per i seminaristi (1873-1876); poi direttore spirituale del Seminario maggiore (1876-1880). Ma l’incarico che segnerà in maniera profonda la sua biografia, la sua missione sarà un altro: nell’ottobre del 1880 viene nominato Rettore del Santuario della Consolata di Torino. Da allora fino alla morte, la sua attività si svolgerà sempre all’ombra di quest’importante santuario mariano. In questo periodo incontra il sacerdote Giacomo Camisassa che diviene il primo suo collaboratore: una fraterna collaborazione che durerà per tutta la vita. Il Santuario grazie all’intervento del futuro Santo, riprende nuova vita: ne cura l’attività pastorale, liturgica e associativa. 

 

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Altro anno fondamentale è il 1901. Il 29 gennaio di quell’anno, nasce - infatti -  l’Istituto Missioni Consolata. L’anno dopo, la prima missione per il neonato istituto: per il Kenya partono i primi quattro missionari, due sacerdoti e due laici, poco dopo seguiti da altri. Otto anni dopo nasceranno le Suore Missionarie della Consolata, ramo femminile dell’istituto religioso. Negli anni seguenti, si raggiungeranno nuovi Paesi come: Etiopia; Tanzania; Somalia e Mozambico. Oggi l'Isituto è presente in 24 Paesi dei continenti: Africa, America, Europa e Asia. Il motto: “Prima santi, poi missionari”. 

 

Allamano muore a Torino il 16 febbraio 1926. Il corpo è custodito e venerato nella Casa Madre dei Missionari della Consolata. E’ stato beatificato da San Giovanni Paolo II il 7 ottobre 1990. Il Pontefice polacco tracciò questo profilo: “Giuseppe Allamano ci ricorda che per restare fedeli alla nostra vocazione cristiana occorre saper condividere i doni ricevuti da Dio con i fratelli di ogni razza e di ogni cultura; occorre annunciare con coraggio e con coerenza il Cristo ad ogni persona che incontriamo, specialmente a coloro che ancora non lo conoscono”. E ora si attende la canonizzazione del prossimo 20 ottobre.