Città del Vaticano , lunedì, 29. febbraio, 2016 10:00 (ACI Stampa).
Una volta c’era il mecenatismo. Ora ci sono gli sponsors. Ma resta il fatto che l’arte ha bisogno di chi la sostenga. In Vaticano dal 1982 ci sono i Patrons che si occupano dei Musei Vaticani e di molti dei capolavori della Chiesa che hanno bisogno di cure.
E sono proprio i Patrons che qualche giorno fa hanno presentato il senso stesso della loro storia in una conferenza dedicata al rapporto tra arte e religione nell’ambito del “ giovedì dei Musei”-
L'arte ha bisogno della religione? Questo il tema. Un tema che si perde nelle pieghe della storia e che padre Mark Haydu, responsabile dei Patrons ha affrontato con una serie di letture dei testi dei Pontefici. “Credo - ha detto- di poter affermare che la religione e l’arte abbiano bisogno l’una dell’altra e che i loro cammini procedono di pari passo, essendo entrambe le più logiche espressioni della divinità e dell’io. Entrambe frutto dalla spiritualità dell’anima, possono sicuramente raggiungere una comunione e unione. L'arte e la religione sono al crocevia di tre grandi sfere della realtà, Dio, l'uomo, il mondo”.
Così come la religione ha sempre avuto bisogno degli artisti per rendere concreta la nozione astratta di anima, allo stesso modo, gli artisti sono in grado di stabilire un legame speciale con la bellezza grazie alla vocazione, al “talento artistico” donato loro dal creatore, ha ricordato padre Haydu. E guardano alla Cappella Sistina e a Michelangelo ha detto: “ in un’epoca in cui l’unità istituzionale e di credo religioso era più forte, quest’opera d’impareggiabile fattura è riuscita a rendere visibile l’invisibile, concreto l’astratto, limitato l’infinito, e umano il divino. Grazie al mecenatismo papale Michelangelo ha potuto lavorare su una “tela di incredibile valore” come la Cappella Sistina, rendendola ancor più inestimabile seguendo le indicazioni e i desideri del suo committente, ma dando anche espressione alla propria fantasia e creatività. Egli ha affermato con quest’opera il suo diritto all’immortalità artistica”.
É ovvio quindi che l’arte è “una tra le più complete espressioni e mezzi di congiunzione tra mortale e eterno, l’umano e il divino”.