Advertisement

Settimane Sociali, Giovanni Paolo II: "L'altro è un fratello, non un concorrente"

Dopo un lungo stop - di ben 21 anni - nell'aprile 1991 si svolse a Roma la 41/ma Settimana Sociale dei cattolici italiani. Giovanni Paolo II incontrò i partecipanti di questa edizione

Giovanni Paolo II |  | Quirinale.it Giovanni Paolo II | | Quirinale.it

Dopo un lungo stop - di ben 21 anni - nell'aprile 1991 si svolse a Roma la 41/ma Settimana Sociale dei cattolici italiani. Giovanni Paolo II incontrò i partecipanti di questa edizione.

"L’Europa oggi - disse quasi profeticamente il Papa - ha bisogno di essere ripensata alla luce delle sue più vitali tradizioni, delle più antiche e autentiche aspettative dei suoi popoli, che affondano le loro radici nella fede in Gesù Cristo. Questa fede, per tanti anni, ha sostenuto la speranza di libertà di moltissimi nostri fratelli, rischiarando la lunga notte dell’oppressione. Ora lo storico muro è caduto, una porta è stata aperta, ma altre ancora resistono e altre si tenta di richiudere nuovamente con la coercizione e persino con la violenza".

"La Dottrina Sociale della Chiesa, che ha avuto cento anni fa nella Rerum Novarum una sua formulazione tanto ricca ed incisiva, offre - aggiungeva - principi di riflessione e criteri di azione che chiedono di essere coraggiosamente testimoniati e concretamente attuati".

"Il mio compiacimento per la ripresa delle Settimane Sociali - era ancora l'auspicio di Giovanni Paolo II - nasce dalla fiducia che esse possano diventare una sorta di laboratorio culturale grazie al quale la comunità cristiana sia aiutata a leggere le “res novae” del nostro tempo, contrassegnato da profonde trasformazioni in ogni settore della vita, per trarne indicazioni atte a favorire la comune crescita verso traguardi di civiltà veramente degni dell’uomo. Occorre ripristinare nella coscienza comune la giusta gerarchia dei valori, che i tempi moderni hanno fortemente scosso e a volte persino sconvolto. I beni materiali esercitano un grande fascino sull’indigenza, l’abbondanza è il sogno della privazione, ma non è di sole cose che l’uomo vive, né può vivere solo per le cose. La povertà spirituale, che deprime le speranze personali e collettive e indebolisce il pensiero dell’Occidente opulento, ci richiama con urgenza al dovere di una ritessitura di quell’ordito di valori che appare spesso sfilacciato e consunto nelle nostre stesse comunità cristiane".

"La posta in gioco - concludeva il Pontefice - è alta: le oligarchie, da una parte, e il predominio dei molti che prevaricano sui pochi dall’altra, sono rischi reali per l’Europa. L’unica via per evitarli è quella indicata dal Cristianesimo che invita a considerare il proprio simile non come un concorrente con cui competere, ma come un fratello a cui affiancarsi per edificare un mondo più giusto e più solidale".

Advertisement