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Papa Francesco alla delegazione di Costantinopoli: “Spero di venire a Nicea nel 2025”

Come di consueto, per la festa dei Santi Pietro e Paolo arriva una delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Il Papa ricorda il viaggio a Gerusalemme di dieci anni fa: La preghiera per la pace

Papa Francesco, Costantinopoli | Papa Francesco con la delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli (a sinistra nella foto), Palazzo Apostolico Vaticano, 28 giugno 2024 | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco, Costantinopoli | Papa Francesco con la delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli (a sinistra nella foto), Palazzo Apostolico Vaticano, 28 giugno 2024 | Vatican Media / ACI Group

Alla vigilia di quello che potrebbe essere un altro viaggio ecumenico da tenersi nel 2025, che dovrebbe portare Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo insieme a Nicea per il 1700esimo anniversario del primo concilio ecumenico, Papa Francesco guarda indietro a dieci anni fa, quando per la prima volta lui e Bartolomeo viaggiarono insieme a Gerusalemme per commemorare i 50 anni dall’incontro di Paolo VI e con Atenagora, e poi insieme pregarono per la pace nei Giardini Vaticani con il presidente israeliano e palestinese. Una preghiera, quella per la pace, che è quanto mai urgente oggi, e non solo per la Terrasanta, ma per tutti i territori in conflitto, “in particolare la martoriata ucraina”. E, per quanto riguarda il viaggio a Nicea, il Papa apre, sottolineando che “è un viaggio che desidero fare”.

Papa Francesco riceve la delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, che arriva per la festa dei Santi Pietro e Paolo. C’è la questione della pace, ovviamente, ma anche la preparazione del Giubileo, la celebrazione di Nicea, e poi anche il lavoro della commissione congiunta cattolico – ortodossa che ora sta lavorando ad un nuovo documento, intitolato “Verso l’Unità”, dopo aver esplorato le questioni della sinodalità nel primo e nel secondo millennio.

Nel suo discorso, Papa Francesco, ricorda che l’incontro di Paolo VI e Atenagora, “dopo secoli di reciproco estraniamento”, “è stato un segno di grande speranza, che non cessa di ispirare i cuori e le menti di tanti uomini e donne che oggi bramano di giungere, con l’aiuto di Dio, al giorno in cui potremo partecipare insieme al banchetto eucaristico”.

Papa Francesco ricorda anche il viaggio a Gerusalemme con Bartolomeo del 2014, rende grazie per l’amicizia che ha sviluppato con il Patriarca di Costantinopoli in questi anni, che si è “alimentata in numerosi incontri, in tante occasioni di collaborazione concreta tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa ortodossa su questioni di grande rilevanza per le Chiese e per il mondo, come la cura del creato, la difesa della dignità umana, la pace”.

Papa Francesco incoraggia anche il lavoro della Commissione Mista Internazionale, chiede che “i pastori e i teologi coinvolti in tale percorso vadano oltre le dispute puramente accademiche e si dispongano in docile ascolto di ciò che lo Spirito Santo dice alla vita della Chiesa, come pure che quanto è già stato oggetto di studio e di accordo trovi piena recezione nelle nostre comunità e luoghi di formazione”.

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Il pensiero del Papa non può però non soffermarsi sulla gTerrasanta. Papa Francesco ricorda che “proprio in seguito a quel pellegrinaggio, l’8 giugno 2014, Sua Santità Bartolomeo e io, alla presenza anche del Patriarca greco ortodosso di Gerusalemme, Sua Beatitudine Teofilo III, abbiamo accolto nei Giardini vaticani il compianto Presidente dello Stato d’Israele e il Presidente dello Stato di Palestina, per invocare la pace in Terra Santa, in Medio Oriente e in tutto il mondo”.

“A distanza di dieci anni – dice Papa Francesco - la storia attuale ci mostra in modo tragico la necessità e l’urgenza di pregare insieme per la pace, perché questa guerra finisca, i Capi delle Nazioni e le parti in conflitto possano ritrovare la via della concordia e tutti si riconoscano fratelli”.

Aggiunge Papa Francesco che “questa invocazione di pace si estende a tutti i conflitti in corso, in particolare alla guerra che si combatte nella martoriata Ucraina”.

Il Papa sottolinea che “in un’epoca in cui tanti uomini e donne sono prigionieri della paura del futuro, la Chiesa ha la missione di annunciare sempre, ovunque e tutti a Gesù Cristo nostra speranza”, e ricorda l’indizione del Giubileo, chiedendo alla delegazione di Costantinopoli di “accompagnare e sostenere con la vostra preghiera questo anno di grazia, perché non manchino abbondanti frutti spirituali”.

Papa Francesco ricorda anche il 1700esimo del Concilio di Nicea e ringrazia Bartolomeo per l’invito a celebrarlo insieme proprio a Nicea, e sottolinea che “è un viaggio che desidero fare di cuore”.

Alla fine, Papa Francesco ricorda un episodio del compianto Zizioulas, e diceva: “Io so quando sarà il giorno della piena unità. Il giorno del Giudizio Finale. Ma nel frattempo, preghiamo insieme, camminiamo insieme, lavoriamo insieme, e questo è saggio”.

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