Quanto sono antiche le relazioni tra Santa Sede e Slovacchia?
Vanno indietro all’era di San Cirillo e Metodio. La prima chiesa fu stabilita nell’attuale territorio slovacco nell’863.
E quali sono stati gli eventi più importanti di questi sei anni nel rapporto tra Santa Sede e Slovacchia?
Prima di tutto, la visita del Santo Padre in Slovacchia nel settembre 2021. Quando il Papa visita il tuo Paese, è un momento unico, non importa se il Papa resterà un’ora, un giorno, una settimana. Papa Francesco è stato da noi ben quattro giorni, ha visitato non solo la capitale, ma anche la zona ad Est della nazione, ha incontrato la Chiesa di rito latina e quella di rito greco cattolico, ma anche la comunità ebraica e persino la comunità rom. E poi, come non ricordare la Messa a Šastin, un momento bellissimo, nonostante fosse ancora tempo di COVID.
Ci sono state altre visite da parte della Santa Sede in Vaticano?
Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, è stato in Slovacchia nel settembre 2023, per inaugurare un memoriale di San Cirillo e Metodio e San Gorazdo al Castello di Bratislava, simbolo della nostra sovranità ma anche memoria storica dei tempi moravi. È stato un viaggio secondo me molto unico, perché rappresenta sia la nostra relazione politica e spirituale con la Santa Sede, sia le nostre radici cristiane. Era la prima volta in 23 anni che un Segretario di Stato vaticano veniva in visita in Slovacchia.
L’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati, è stato invece sei volte in Slovacchia.
Quali sono stati i suoi impegni da ambasciatore in questi anni?
È stato eccezionale aver organizzato 11 visite dei più alti rappresentanti della mia nazione. Per quattro volte, un presidente ha visitato il Vaticano durante il mio mandato. La prima visita è stata quella del presidente Andrej Kiska, in visita di congedo. Quindi tre volte c’è stata la presidente Zuzana Čaputova, e uno dei primi incontri è stato complesso, perché era in tempo di COVID, il 14 dicembre 2020. Siamo stati gli unici ad organizzare una visita presso la Santa Sede.
Oltre ai presidenti, quali sono state le visite?
Per tre volte abbiamo ricevuto lo speaker del Parlamento. E la prima di queste visite, nel marzo 2019, è stata molto particolare, perché era una visita comune di Slovacchia e Repubblica Ceca, con i due speaker venuti insieme per ricordare il 1150esimo anniversario della morte di San Cirillo. Per quattro volte abbiamo ospitato un primo ministro. Tre volte abbiamo ricevuto un ministro degli Esteri da Bratislava e lo abbiamo accompagnato in Vaticano.
In questi anni, ci sono state due grandi crisi che hanno colpito il mondo e l’Europa: il COVID e la guerra in Ucraina. Quale ritiene sia stato più impattante?
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Quella del COVID è stata una crisi globale, non potevamo nemmeno immaginare come affrontarla. La Slovacchia con orgoglio ha donato assistenza umanitaria ad altre nazioni del mondo attraverso la Santa Sede, cui abbiamo inviato un cargo con dell’equipaggiamento.
La guerra in Ucraina è stata un evento molto specifico. La Slovacchia, durante la prima ondata della guerra tra febbraio e marzo 2022, ha ricevuto più di un milione di rifugiati. 140 mila sono ancora nel nostro territorio, e ricevono grande assistenza e aiuto e braccia aperte, specialmente dalle organizzazioni legate alla Chiesa Cattolica – in particolare la Chiesa Greco Cattolica Ucraina, più vicina al confine – ma anche ad altre organizzazioni come l’Ordine di Malta. L’aiuto di questi ultimi è stato unico: sono stati i primi nell’arcidiocesi di Košice, sin dall’inizio, ad essere in prima linea per affrontare l’emergenza dei rifugiati.
Quanto è peculiare il ruolo di ambasciatore presso la Santa Sede?
Sono membro del servizio diplomatico da più di 25 anni, e la Santa Sede può essere definito “il monte Everest della diplomazia”, perché la visione globale della Santa Sede. combinata alla sua esperienza storica, è assolutamente unica, e non si può comparare con le altre diplomazie.
Quale è la principale differenza tra diplomazia pontificia e diplomazia classica?
Nella diplomazia cosiddetta classica, ci concentriamo sui segni dei tempi attuali e sulla risposta immediata. A volte le nostre reazioni sono aggressive perché dettate dalla necessità di reagire subito. La Santa Sede è differente. Ha un approccio più globale, guarda alle cose in prospettiva e osserva i “mega trends” del mondo globale, mostrando capacità di guardare al futuro. Ci sono temi, come il cambiamento climatico, ma anche quello dell’intelligenza artificiale anche per quanto riguarda la sua applicazione sulle armi, su cui la Santa Sede ha lavorato per anni, quando nessuno avrebbe potuto prevedere che sarebbero stati i temi del futuro. Anche l’enciclica Laudato Si è uscita prima della Dichiarazione di Parigi, segno che la Santa Sede apre argomenti visionari per il mondo globale.