Città del Vaticano , lunedì, 24. giugno, 2024 17:00 (ACI Stampa).
L’apostolato del mare è un lavoro oscuro. I cappellani del mare si trovano ad essere di supporto per lavoratori a lungo sradicati dalle loro case, che restano in mare per mesi in condizioni di lavoro difficilissime e con contratti che alimentano l’incertezza per il futuro. La pandemia ha persino incrementato il senso di isolamento di questi lavoratori, rimasti per mesi davvero isolati o impossibilitati anche ad attraccare.
Dal 1920, l’Apostolato del Mare è diventata una realtà “istituzionalizzata” nella Chiesa, e ogni anno si celebra la domenica del mare nella seconda domenica di luglio, che quest’anno cade il 14 luglio. È per questa occasione che il Cardinale Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, indirizza un messaggio.
L’Apostolato del Mare, conosciuto come Stella Maris, era prima inserito all’interno del Pontificio Consiglio dei Migranti, ed è stato poi assorbito dal Dicastero guidato dal Cardinale Czerny. In occasione della Domenica del Mare, ci sono anche varie iniziative di ambito diocesano.
Il cardinale ricorda che la Domenica del Mare serve a richiamare l’attenzione su “tutti coloro che svolgono questo lavoro”, ovvero “gli equipaggi delle navi che trasportano beni e quanti le ormeggiano al molo, i lavoratori portuali, gli operatori dei rimorchiatori e gli stivatori, la guardia costiera, il personale dedito al traffico marittimo e al salvataggio, gli agenti doganali e i pescatori, nonché tutti coloro con cui collaborano e le loro famiglie e comunità”.
Si tratta – scrive Czerny – di “diversi milioni di lavoratori”, che si assentano “mesi e perfino anni” dalla propria terra e dalla propria famiglia, ed è vero che “il salario può rendere convenienti questi sacrifici, ma tale vantaggio può essere minacciato da ingiustizie, sfruttamento e disuguaglianza”.