“Gli appelli e queste giornate possono servire per alzare l’attenzione su temi che altrimenti finirebbero nel dimenticatoio o sarebbero utilizzati solo come slogan per campagne politiche. E’ fondamentale però non fermarsi alla celebrazione di qualcosa, la battaglia deve essere quotidiana e culturale, passare da gesti e azioni che non puntino solo a reprimere e bloccare. Non è più il tempo di proclami e bandiere, questa deve diventare una battaglia al di sopra di partiti e ideologie, per l’intera società e a capo di una comunità educante da cui nessuno può e deve sentirsi escluso a livello di responsabilità”.
In quale modo è possibile prevenire le dipendenze?
“Mi sembra, come sempre, che per i giovani manchino idee e proposte. Intorno a loro ci sono continui messaggi e testimonianze di ‘successo e benessere’ molto più convincenti e ammalianti. Bisogna lavorare per stimolare politica, società e genitori a cercare e proporre altro e guardare oltre! Andare oltre le logiche economiche di mercato, dei tornaconti e della visibilità mediatica immediata, per puntare ad un guadagno maggiore: il futuro della società. Il problema è che non ci sono alternative valide che sappiano conquistare e coinvolgere i ragazzi. Finché l’unica strategia sarà spaventare non si riuscirà a modificare la naturale propensione dei giovani a cercare l’oltre”.
Per quale motivo il fentanyl è pericoloso?
“E’ uno degli oppioidi sintetici molto potente, 50 volte più dell’eroina e una percentuale piccolissima del suo uso può causare effetti letali. Negli USA negli ultimi tre anni è stato causa di circa 200.000 morti. L’Italia a livello governativo ha emanato l’allerta di livello alto. Nelle zone di spaccio, come al bosco di Rogoredo, stiamo monitorando costantemente la situazione in modo da lanciare alert tempestivi qualora se ne presentasse la necessità. In Italia dobbiamo sicuramente giocare d’anticipo, se arrivasse l’ondata che è arrivata negli USA la situazione sarebbe devastante”.
In quale modo fornire risposte alle domande dei giovani?
“I giovani sono consapevoli dei rischi legati all’utilizzo di sostanze, le informazioni sono reperibili ovunque. Per fornire risposte alle domande sono fondamentali due aspetti. Il primo è aiutare i giovani ad essere portatori di quesiti, a chiedersi il perché di alcune situazioni ed a diventare soggetti attivi di nuove proposte e cambiamenti. Esiste oggi un movimento giovanile che, per certi tempi, sta iniziando a spingere e prendere maggiori consapevolezze, bisogna aiutarli a guardare nella direzione giusta. Seconda cosa essenziale è dedicare il tempo all’ascolto, fermarsi con loro e condividere esperienze concrete che possano diventare la porta d’ingresso al loro interno, permetter loro di aprirsi e raccontarsi”.
Gli adulti sono ancora punti di riferimento per i giovani?
“Non si può pretendere di esserlo a priori, solo in quanto adulti, solo perché investiti di una qualche carica o professionalità. Oggi i ragazzi chiedono prima di tutto coerenza e presenza: è necessario andar loro incontro senza aspettarsi che siano pronti ad aprirsi con chi e quando pensiamo noi. Gli adulti devono riconquistarsi una credibilità che troppo spesso è messa a dura prova grazie a testimoni pubblici che veicolano valori e obiettivi di vita pericolosi. Troppi sono i messaggi contrastanti che passano attraverso i media e i passaparola, la musica, sta ad ognuno di noi, nella propria quotidianità rendersi portatore efficace e testimone di altro”.
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