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Il Cardinale Zuppi in Terra Santa: "Non c’è resurrezione senza restare sotto la croce"

Il Cardinale Zuppi ha guidato il pellegrinaggio in Terra Santa dell’Arcidiocesi di Bologna dal 13 al 16 giugno

Una celebrazione durante il pellegrinaggio |  | Patriarcato Latino di Gerusalemme Una celebrazione durante il pellegrinaggio | | Patriarcato Latino di Gerusalemme

“In questo nostro pellegrinaggio di condivisione e di pace vogliamo seguire i passi di Gesù. Ci troviamo al centro di tutto, dove il sangue del Figlio di Dio – scandalo per tutti e fondamento della nostra fede – raggiunge ogni Adamo. Non c’è resurrezione senza restare sotto la croce, senza farsi interrogare personalmente, nelle viscere, dalla sofferenza. I discepoli non seppero vegliare davanti a un dolore grande. Scappano, pensando così di scaricarsi le responsabilità, di attribuirle a qualcuno, di pianificare qualcosa, a discutere e basta su di chi è la colpa, ad accusarsi con i confronti, a coltivare l’odio, ad accarezzare la spada che così poco rimettiamo nel fodero. Non sanno mettere da parte il proprio ego per scegliere la vita, cioè stare con Gesù e fare come lui”. Sono le parole del Cardinale Matteo Maria Zuppi, nell’omelia pronunciata durante la Messa celebrata la settimana scorsa al Santo Sepolcro, in occasione del pellegrinaggio in Terra Santa dell’Arcidiocesi di Bologna. Circa 160 i bolognesi che hanno partecipato al pellegrinaggio dal 13 al 16 giugno scorsi.

Riferendosi alla guerra scoppiata a Gaza dopo i massacri compiuti da Hamas il 7 ottobre, il Cardinale Zuppi ha ricordato che “solo se due dolori diventano un amore unico, solo se le lacrime sono tutte uguali troviamo la via della pace, che inizia anche dentro di noi. Bisogna restare perché non basta qualche consiglio a distanza per capire ed essere capiti. Esserci sotto la croce fa la differenza e promuove davvero la pace”.

“Se non vediamo la croce, le croci, le guerre, i volti, le storie, le torture, le armi – ha aggiunto il Presidente della CEI - non capiremo mai per davvero, resteremo innamorati della nostra idea e non del Vangelo di Gesù crocifisso per la vita. È dalla preghiera che inizia un nuovo modo di parlare, di conoscere, di capire la vita. Solo la preghiera ci libera dalla paura perché nella preghiera ci uniamo ad un amore che ha vinto il male e ci libera dall’odio. Possiamo dire che siamo per la pace solo se coloro che sono per la guerra non hanno potere su di noi e se non ci lasciamo prendere in nessun modo dalla folla che grida contro”.

Disarmiamo – ha concluso - i nostri cuori, puliamo con le lacrime di chi soffre, per capire e scegliere la via della pace. Nella scelta non violenta, disarmata, ma di totale comunione e condivisione, affidiamo tutta la nostra speranza per il futuro, scegliamo la sua via proprio come nell’ora delle tenebre Lui affidò il suo spirito nelle mani del Padre. Qui possiamo combattere anche dentro di noi il duello tra la vita e la morte e vincerlo scegliendo l’amore per Lui, tra di noi, liberandolo dall’odio, terribile, profondo, paralizzante, che secca i cuori e arma le mani, che semina inimicizia e nutre una memoria distorta di giustizia”.

Quella dell’Arcidiocesi di Bologna è stata una iniziativa coraggiosa, in un tempo in cui tutti hanno paura di venire. Questo è un pellegrinaggio di solidarietà con i cristiani e le popolazioni di Terra Santa. Mi auguro che questo gesto coraggioso venga ripreso anche da altri. Noi abbiamo bisogno della presenza dei pellegrini che portano serenità per tante famiglie”, le parole del Cardinale Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini.

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