Città del Vaticano , mercoledì, 19. giugno, 2024 14:00 (ACI Stampa).
Più utili netti (30,6 milioni), una donazione alla Santa Sede di poco più di 13 milioni di euro, 3,2 milioni di euro destinati a opere di beneficenza. L’Istituto delle Opere di Religione, la cosiddetta “banca vaticana”, continua la sua opera di assestamento, e presenta un rapporto annuale che vuole mostrare come l’Istituto sia all’avanguardia sul fronte della finanza cattolica e solido finanziariamente.
Nessuna presentazione, nessun annuncio per il rapporto dell’Istituto delle Opere di Religione 2023. Sono passati dieci anni da quando la cosiddetta “banca vaticana” lanciava il suo primo rapporto, con grande enfasi e pubblicità, mentre oggi, dopo una fluttuazione degli utili al ribasso (non si è più raggiunta la cifra record degli 86,6 milioni di utili del 2012) e dopo tre processi che hanno coinvolto l’Istituto – con una condanna per mala gestio di ex dirigenti apicali che è ora in appello e che ha sollevato alcuni dubbi negli osservatori indipendenti, un sequestro a due altri dirigenti apicali condannati per peculato e autoriciclaggio e anche la costituzione come parte civile al processo vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato – la parola d’ordine sembra essere quella di essere meno visibili possibili, continuare attività regolare, e cercare di dimostrare, come dice il titolo del comunicato stampa pubblicato ma non inviato alle redazioni, che “lo IOR è tra le istituzioni finanziarie più solide al mondo in termini di patrimonializzazione e liquidità ed è un punto di riferimento per gli investimenti coerenti con l’etica cattolica”.
Sulla questione degli investimenti coerenti con l’etica cattolica ci sarebbe da fare un discorso a parte. Da una parte, sappiamo che il presidente de Franssu ha detto che lo IOR non rispetta i parametri ESG proprio per evitare di andare contro l’etica cattolica, dall’altra non si può dire che gli investimenti dell’Istituto fossero contrari all’etica prima. Al di là dei nuovi protocolli, dettati anche da varie esigenze internazionali e dagli investimenti di responsabilità sociale, il periodo in cui lo IOR ha adottato investimenti di tipo più aggressivo va fatto risalire al periodo 2013 – 2016, mentre la regolamentazione per gli investimenti di tipo cattolico sono stati definiti dal documento Mensuram Bonam pubblicato dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Ma ci sono diversi enti che si dicono cattolici e dimostrano una sensibilità per investimenti consistenti con la dottrina (basti pensare, ad esempio, all’Aquinas Project negli Stati Uniti).
Le cifre, tuttavia, possono aiutare. Il rapporto IOR 2023 parla di 107 dipendenti e 12.361 clienti, ma anche un aumento della raccolta dai clienti: +4% a 5,4 miliardi di Euro. I clienti continuano a scendere (erano 12.759 nel 2022, addirittura 14.519 nel 2021), ma questa volta diminuiscono anche i dipendenti: erano 117 nel 2022, sono 107 nel 2023. Continua dunque il trend negativo della clientela, che deve far riflettere, se si considera che da tempo è terminato lo screening dei conti considerati non compatibili con la missione dello IOR.
Quest’anno gli utili netti si contano in 30,6 milioni di euro, e di questi 13,6 milioni sono stati distribuiti per opere di religione e di carità. 3,2 milioni di euro sono stati invece devoluti per diverse opere benefiche.