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Letture, la festa di Sant'Antonio a Padova

Il pellegrinaggio, le testimonianze, la storia

I fedeli nella Basilica di Padova |  | © Stefano Dal Pozzolo / Archivio MSA I fedeli nella Basilica di Padova | | © Stefano Dal Pozzolo / Archivio MSA

Dopo la notte in processione, funestata da un tempo inclemente, con le luci delle torce “sostituite” da lampi e fulmini, per rievocare, come accade per tradizione da molto tempo, quell’ultimo viaggio di Antonio verso la città d’elezione, quella in cui vuole morire, Padova si sveglia sotto un cielo cupo, che minaccia ancora pioggia. Ma la città è già sveglia e gremita. Sarà così per tutta la lunga giornata di festa, questo 13 giugno nel segno di sant’Antonio, il patrono di Padova, il Santo amato in tutto ill mondo. Il cuore della festa, il luogo in cui arrivano tutti i pellegrini, i fedeli, è la Basilica del Santo, dove dalle prime ore del mattino si snodano  lunghe code per accedere alla tomba, poi alla Cappella delle Reliquie, davanti alla statua che poi sarà portata in processione, partecipando alle messe che si celebrano a tutte le ore…

Un appuntamento con la devozione popolare che richiama pellegrini da tutto il mondo. Il tempo minaccioso, con il passare delle ore, ha lasciato il posto ad una giornata di sole, con un motivo di gioia in più. Quarantamila i passaggi calcolati, dall'inizio della tredicina, nella cappella delle requie di Antonio. Sono tanti quelli  arrivati a piedi, camminando nella notte per arrivare in Basilica alle 6, ora della prima celebrazione della giornata. I racconti dei pellegrini si intrecciano, all’ombra della Basilica. C’è sempre da chiedere una grazia, o da ringraziare, perché quella grazia è stata ottenuta. C’è chi arriva da un paese della provincia, chi dal Piemonte, dalle Marche, dalla Sicilia, dalla Polonia, dal Colorado… "Antonio è vicino alla gente perché il suo richiamo non ha barriere né differenze. Ascolta e dialoga con tutti mediante la sua Parola, così come nell'intimo della meditazione e del silenzio", spiega  il rettore della Basilica, padre Antonio Ramina.

 

Si prega, molto, in piedi, in ginocchio, mentre si cammina ammirando le meraviglie artistiche di cui è disseminato questo che è uno dei luoghi santi più visitati al mondo. E proprio in mezzo a questo popolo di pellegrini, così uniti nella preghiera, così commoventi nella loro fiducia in Antonio ( quanto volte sentiamo ripetere che “lui ci penserà, lui è buono e ascolta le suppliche di tutti, lui può veramente intercedere per me presso Dio”), tornano in mente le parole di monsignor Claudio Cipolla, vescovo di Padova, nel messaggio inviato insieme al rettore, in cui, tra le molte ispirazioni e suggestioni, emerge il concetto di umiltà, oggi così poco usuale nella nostra cultura. Concetto invece essenziale, "anche se è fuori moda e non ci attira per nulla. Noi, d’istinto, ci sentiamo tutti più frizzanti quando possiamo dimostrare d’aver ragione noi, quando siamo noi a poter primeggiare, quando siamo in grado di vantare noi il seguito più ampio: di 'amici', di 'followers', di ammiratori… E così finiamo inevitabilmente affogati nei miasmi di una realtà inesistente che, alla fine, ci deluderà di sicuro. Umiltà è lo stile realistico di chi sa domandarsi che cosa conta davvero, che cosa rimane davvero. Sa cercare che cosa merita, davvero il nostro impegno. E forse qui ci ritroveremo tutti d’accordo: ci renderemo conto che solo la qualità buona, forte e concreta delle nostre relazioni merita la nostra dedizione più grande".

Momento clou, come sempre, è stata  la tradizionale processione, con  l'esposizione delle reliquie e la statua del Santo portata sul baldacchino lungo le strade del centro di Padova, con al seguito le autorità civili, militare e religiose, e la partecipazione di migliaia di persone, grazie anche ad uno scorcio di giornata luminoso e tiepido, regalato dopo molte ore di tempo incerto e poco incline al bello.

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Un calendario fitto di incontri e di momenti di riflessione e di “pausa nel bello” ha accompagnato la preparazione della festa, e si estenderanno per tutto il mese. Da ricordare la conferenza tenuta da don Luigi Epicoco su santa Chiara, molto partecipata, e l’appuntamento di oggi, di grande rilevanza, sulla “Pratica liturgica dal medioevo a oggi, un seminario in inglese con tavola rotonda finale, organizzato da Università di Padova - Dipartimento dei Beni culturali e Monash University dell’Australia, sul culto dei santi nel Medioevo e le pratiche di devozione dall’Età di mezzo a oggi attraverso approcci multidisciplinari. Presenta Giovanna Valenzano (Veneranda Arca di S. Antonio), con diversi interventi a cura di esperti a livello internazionale.

Naturalmente sono molte anche le proposte di lettura sulla figura del Santo, sulla sua vita, sulla sua immensa eredità spirituale, insieme alla vasta e profonda devozione popolare che non si attenua nel tempo, anzi sembra rafforzarsi e diffondersi. Tra questa ponderosa bibliografia scegliamo di segnalare la “Vita del Santo. Raccontata dai contemporanei” a cura di Virgilio Gambuoso, che presenta le due più importanti fra le vite di sant’Antonio scritte da contemporanei: Vita prima o Assidua, opera di un anonimo francescano che vi pose mano per ordine dei superiori e la presentò nel 1232, in concomitanza con la canonizzazione di Antonio e Legenda rigaldina, scritta verso la fine del secolo XIII dal minorita Jean de Rigaud o de Rigault.

Testimonianze vivide, ben incastonate nel tempo in cui ha vissuto Antonio, un medioevo tempestoso, ricco di eventi e di vitalità, popolato da figure gigantesche, con una forte vita di popolo e di comunità. Il tutto ritratto con precisione e insieme, a tratti, un’inesauribile vena poetica.

 

Virgilio Gambuoso, Vita del Santo, Euro 12,90, pp. 176, Edizioni Messaggero Padova

 

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