Nel messaggio, Papa Francesco si sofferma sulla figura di Ben Sira, che “intende trasmettere a tutti la via da seguire per una vita saggia e degna di essere vissuta davanti a Dio e ai fratelli”, e che dedica molto spazio alla preghiera, che dichiara di aver cercato la Sapienza sin dalla giovinezza fino a scoprire “una delle realtà fondamentali della rivelazione, cioè il fatto che i poveri hanno un posto privilegiato nel cuore di Dio, a tal punto che, davanti alla loro sofferenza, Dio è ‘impaziente’ fino a quando non ha reso loro giustizia”.
Nessuno – nota Papa Francesco – è escluso dal cuore di Dio, e “tutti siamo mendicanti, perché senza Dio non saremmo nulla”, e, sì, “la mentalità mondana chiede di diventare qualcuno, di farsi un nome a dispetto di tutto e di tutti, infrangendo regole sociali pur di giungere a conquistare ricchezza”, ma questa è una “triste illusione” e “la violenza provocata dalle guerre mostra con evidenza quanta arroganza muove chi si ritiene potente davanti agli uomini, mentre è miserabile agli occhi di Dio”.
Denuncia Papa Francesco: “Quanti nuovi poveri produce questa cattiva politica fatta con le armi, quante vittime innocenti! Eppure, non possiamo indietreggiare”.
Papa Francesco sottolinea che nell’anno della preghiera, c’è bisogno della preghiera del povero e di pregare per loro, afferma che “l’immensa maggioranza dei poveri possiede una speciale apertura alla fede; hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede”.
C’è bisogno di coraggio per diventare mendicante, pronto a riconoscerci come “povero e bisognoso”, anche perché il vero povero è l’umile il quale “non ha nulla da vantare e nulla pretende, sa di non poter contare su sé stesso, ma crede fermamente di potersi appellare all’amore misericordioso di Dio, davanti al quale sta come il figlio prodigo che torna a casa pentito per ricevere l’abbraccio del padre”.
Il povero, insomma, non ha altro che Dio, ed è vero – scrive il Papa – che “a volte chiediamo di essere liberati da una miseria che ci fa soffrire e ci umilia e Dio sembra non ascoltare la nostra invocazione”, ma “il silenzio di Dio non è distrazione dalle nostre sofferenze; piuttosto, custodisce una parola che chiede di essere accolta con fiducia, abbandonandoci in Lui e alla sua volontà”.
Papa Francesco ricorda che la Giornata Mondiale dei Poveri è diventata “un appuntamento per ogni comunità ecclesiale”, una “occasione propizia per realizzare iniziative che aiutano concretamente i poveri, e anche per riconoscere e dare sostegno ai tanti volontari che si dedicano con passione ai più bisognosi”, ma allo stesso tempo va ricordato che “la carità senza preghiera rischia di diventare filantropia che presto si esaurisce”, e allora siamo chiamati a “evitare questa tentazione ed essere sempre vigili con la forza e la perseveranza che proviene dallo Spirito Santo che è datore di vita”.
Il Papa ricorda che Madre Teresa di Calcutta “ripeteva continuamente che era la preghiera il luogo da cui attingeva forza e fede per la sua missione di servizio agli ultimi”, tanto che “quando, il 26 ottobre 1985, parlò nell’Assemblea Generale dell’ONU, mostrando a tutti la corona del Rosario che teneva sempre in mano”.
Altro esempio è quelo di San Benedetto Giuseppe Labre (1748-1783), il quale “trascorse gli ultimi anni della sua vita povero tra i poveri, sostando ore e ore in preghiera davanti al Santissimo Sacramento, con la corona del rosario, recitando il breviario, leggendo il Nuovo Testamento e l’Imitazione di Cristo”, dormendo in un angolo delle rovine del Colosseo.
Guardando al prossimo Giubileo, Papa Francesco esorta “ognuno a farsi pellegrini di speranza”, custodendo “piccoli particolari dell’amore”.
“In questo tempo – conclude Papa Francesco - in cui il canto di speranza sembra cedere il posto al frastuono delle armi, al grido di tanti innocenti feriti e al silenzio delle innumerevoli vittime delle guerre, rivolgiamo a Dio la nostra invocazione di pace”. Perché – aggiunge – “siamo poveri di pace e tendiamo le mani per accoglierla come dono prezioso e nello stesso tempo ci impegniamo a ricucirla nel quotidiano”.
Iscriviti alla nostra newsletter quotidiana
Ricevi ogni giorno le notizie sulla Chiesa nel mondo via email.