Città del Vaticano , sabato, 30. gennaio, 2016 11:03 (ACI Stampa).
Prima udienza generale speciale per il Giubileo della Misericordia. Papa Francesco, infatti, terrà – un sabato al mese – un incontro ad hoc con i pellegrini giunti a Roma per la celebrazione dell’Anno Santo.
“Entriamo giorno dopo giorno nel vivo dell’Anno Santo della Misericordia. Con la sua grazia – ha spiegato il Papa – il Signore guida i nostri passi mentre attraversiamo la Porta Santa e ci viene incontro per rimanere sempre con noi, nonostante le nostre mancanze e le nostre contraddizioni. Non stanchiamoci mai di sentire il bisogno del suo perdono perchè quando siamo deboli la sua vicinanza ci rende forti e ci permette di vivere con maggiore gioia la nostra fede”.
Nella sua catechesi Papa Bergoglio ha sottolineato l’inscindibile legame tra misericordia e missione. "La misericordia che riceviamo dal Padre – ha aggiunto – non ci è data come una consolazione privata, ma ci rende strumenti affinchè anche altri possano ricevere lo stesso dono. Come cristiani abbiamo la responsabilità di essere missionari del Vangelo: quando riceviamo una bella notizia, o quando viviamo una bella esperienza, è naturale che sentiamo l’esigenza di parteciparla anche agli altri. Sentiamo dentro noi che non possiamo trattenere la gioia che ci è stata donata e vogliamo estenderla. La gioia suscitata è tale che ci spinge a comunicarla. Dovrebbe essere la stessa cosa quando incontriamo il Signore. Anzi il segno concreto che abbiamo davvero incontrato Gesù è la gioia che proviamo nel comunicarlo anche agli altri. Questo non è fare proselitismo, è fare un dono. Io do quello che dà gioia a me. C’è una stupenda circolarità tra la misericordia e la missione: vivere di misericordia ci rende missionari della misericordia, ed essere missionari ci permette di crescere sempre più nella misericordia di Dio. Dunque, prendiamo sul serio il nostro essere cristiani, e impegniamoci a vivere da credenti, perchè solo così il Vangelo può toccare il cuore delle persone e aprirlo a ricevere la grazia dell’amore, a ricevere questa grande misericordia di Dio che accoglie tutti”.
Concludendo la sua catechesi il Papa ha ribadito che “incontrare Gesù equivale a incontrarsi con il suo amore. Questo amore ci trasforma e ci rende capaci di trasmettere ad altri la forza che ci dona. In qualche modo potremmo dire che dal giorno del Battesimo viene dato a ciascuno di noi un nuovo nome in aggiunta a quello che già danno la mamma e il papà, e questo nome è Cristoforo, tutti siamo Cristofori, ovvero Portatori di Cristo: il nome del nostro atteggiamento, un atteggiamento di portatori dell’amore e della gioia di Cristo. Ogni cristiano è portatore di Cristo!”.
Prima di impartire la benedizione apostolica, il Papa ha aggiunto a braccio il ricordo di una collaboratrice di Casa Santa Marta, recentemente scomparsa. “Come è la casa del Papa? Io abito a Santa Marta, è una casa grande dove abitano una quarantina di sacerdoti, vescovi che con me lavorano in Curia. E anche ci sono ospiti di passaggio che vengono a Roma. C’è un gruppo di uomini e donne che portano avanti i lavori di casa e questo gruppo sono parte della famiglia! Non sono dipendenti, sono di famiglia. E vorrei dirvi che sono triste perché ieri è mancata una signora dopo una lunga malattia, si chiama Elvira e io vi invito a pregare per i defunti e consolare gli afflitti: due opere di misericordia”. E salutando i mutilati e invalidi del lavoro il Papa ha chiesto di “salvaguardare la salute dei lavoratori e difendere la vita umana, dono di Dio, soprattutto quando è più debole e fragile”.