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Lorenzo Arruga e il sacro

Nella sua vastissima produzione teatrale e letteraria emergono personaggi come San Francesco d’Assisi (al quale ha dedicato un monologo teatrale ancora inedito) e San Rocco; ma, soprattutto, gli Angeli.

Lorenzo Arruga al pianoforte |  | pd Lorenzo Arruga al pianoforte | | pd

Lo sguardo verso il cielo, verso l'ignoto, mentre intorno al suo viso danzano leggeri sbuffi di sigaro; e poi, l'enorme tavolo dello studio della sua casa milanese colmo sempre di nuovi progetti da realizzare. Potrebbe essere questo un quadro, quasi impressionista, per descrivere con pochi tratti una delle più eclettiche e affascinanti figure del Novecento letterario italiano: Franco Lorenzo Arruga (Milano, 12 giugno 1937 - Milano, 7 luglio 2020), fine critico musicale (ha lavorato per Il Giorno , Panorama , Il Giornale ed è stato fondatore della rivista Musica Viva ); coraggioso drammaturgo e librettista; regista poliedrico; romanziere dalle mille sorprese; affascinante affabulatore; inventore istantaneo di eventi culturali; prezioso scrigno di ricordi sul Teatro alla Scala e sul Piccolo Teatro di Milano e di tutti quei nomi importanti che hanno calcato le tavole dei due illustri teatri meneghini (da Strehler, prima di tutti, a Pier Luigi Pizzi, da Umberto Eco a Riccardo Muti) . Nomi che hanno creato cultura e bellezza e che è possibile ritrovare nel suo ultimo libro dal titolo Accordi (Casa editrice Archinto, 2021), uscito postumo, grazie all'amorevole dedizione della moglie Franca Cella, critica e docente musicale. 

 

Di progetti con tematiche religiose e spirituali, Arruga ne ha realizzato tanti: tutti originali e moderni. Nella sua vastissima produzione teatrale e letteraria emergono personaggi come San Francesco d'Assisi (al quale ha dedicato un monologo teatrale ancora inedito) e San Rocco; ma, soprattutto, gli Angeli. Lo sguardo di Lorenzo Arruga davanti a simili soggetti è sempre colmo di una meraviglia che tanto ricorda quella di un bambino sempre in ricerca del nuovo, del non ancora esplorato. 

 

Indimenticabile è la trilogia su San Rocco, realizzata per le kermesse estive della città di Sarmato. Il primo spettacolo ha come titolo La ballata del giovane Rocco (2006) , realizzato sul Sagrato della chiesa dedicata al santo patrono della città piacentina, Arruga scrisse per l'occasione un testo raffinato e popolare: un gruppo strumentale formato da viola, chitarra, percussioni - Arruga alla tastiera elettronica - accompagna la storia di Rocco, narrata da una cantastorie. La leggenda del santo rivive fra canzoni e scene evocate col linguaggio dei ragazzi d'oggi che offrono al pubblico la straordinarietà del giovane Rocco che lascia tutto e “regala” la propria vita per risanare quella degli altri. La seconda opera, Speciale Rocco (del 2009) è un felice intreccio tra i grandi temi della vita del santo con i grandi temi della letteratura mondiale. Nello spettacolo vivono, in perfetta armonia, le immortali pagine musicali di Mozart con quelle di Bob Dylan; la canzone di Maddalena del musical Jesus Christ Superstar con la poetica Wonderful Word di Louis Amstrong. Così il testo che sembra non avere confini di tempo e di spazio: c'è Hermann Hesse con il suo Siddharta che si alterna all'Edipo Re di Pasolini; le Lettere dal carcere di Hikmet vibrano forti accanto alle parole del De rerum natura di Lucrezio. A chiusura della trilogia, Rocco l'imprendibile (2014), spettacolo multimediale che unisce recitazione, con immagini significative del Santo o delle tematiche a lui legate. La vicenda rappresentata è semplice: protagonisti, due giovani turisti che cercano notizie e luoghi di San Rocco. Attraverso i loro dialoghi, il pubblico è invitato a riflettere sui grandi temi della biografia del santo ancora “aperti”.

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Gli Angeli, altro grande tema spirituale affrontato da Arruga. E' del 2013 la favola L'angelo che non si lasciava dipingere nel quale l'autore si chiede: “Come si dipinge un angelo? Vestito d'oro? Nudo? Con le ali? Come noi?”, così recita la retrocopertina del volume. La storia riesce a trasportare il lettore sulle colline bergamasche: in questo luogo, immerso nel silenzio, un fumettista - per uno strano caso del destino - si ritrova a dover dipingere l'angelo dell'Annunciazione. Jacques, il protagonista del libro, tenta così di capire - a modo suo - ciò che in realtà non ha mai saputo sulle storie di Dio e del mondo. E' l'inizio, per il disegnatore di fumetti, di una riflessione sulla vita: sul significato della nostra esistenza, dell'arte e della bellezza. In queste pagine, dense e leggere allo stesso tempo, troviamo ritratti dall'autore: Dio e gli Angeli; Zaccaria e la Vergine Maria; il Bambino Gesù. 

 Ed è proprio a quel Bambino Gesù - contornato da Angeli - che Arruga si rivolgeva, ogni Natale, per ringraziarlo dell'anno trascorso e per affidargli i progetti futuri. Memorabili gli eleganti e sobri Presepi che allestiva sul pianoforte del suo studio. Nell'ultimo biglietto di Natale del 2019 scriveva: “In una mangiatoia ma al canto degli angeli. Che cosa voleva dirci?”. Una domanda, una riflessione, espressione di un animo nella continua ricerca della bellezza in tutte le sue espressioni, di un'instancabile anima alla ricerca di Dio.