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Papa Francesco, le tre dimensioni del Corpus Domini: ringraziamento, memoria e presenza

Dopo sette anni, Papa Francesco torna a presiedere la celebrazione del Corpus Domini in San Giovanni in Laterano. Le tre dimensioni del Sacramento

Papa Francesco, San Giovanni in Laterano | Papa Francesco durante la celebrazione in San Giovanni in Laterano per la solennità del Corpus Domini | Elizabeth Alva / ACI Group Papa Francesco, San Giovanni in Laterano | Papa Francesco durante la celebrazione in San Giovanni in Laterano per la solennità del Corpus Domini | Elizabeth Alva / ACI Group

Sono tre le dimensioni del Sacramento dell’Eucarestia: il ringraziamento, la memoria e la presenza. Papa Francesco le spiega nell’omelia della Messa che celebra in San Giovanni in Laterano, in occasione della solennità del Corpus Domini. Dopo sette anni, il Papa torna nella “sua cattedrale” per celebrare il Corpus Domini. L’ultima volta era nel 2017, quando già aveva spostato la festa alla domenica dal tradizionale giovedì. Poi, alcune tappe nelle periferie di Roma e quindi l’interruzione forzata del COVID e di alcune indisposizioni personali del Papa, fino ad oggi.

Torna, dunque, la celebrazione del Papa, e torna anche la suggestiva processione che da San Giovanni In Laterano va fino a Santa Maria Maggiore: partirà dopo la celebrazione e sarà terminata dalla benedizione solenne del Papa impartita con il Santissimo Sacramento.

Roma torna a respirare un po’ di aria della tradizione del Corpus Domini, ed è un peccato che sia una giornata piovosa, sebbene le nuvole del mattino sembrino meno minacciose. Papa Francesco, nella sua omelia in San Giovanni In Laterano, si concentra proprio sulle tre dimensioni dell’Eucarestia.

La prima dimensione è dunque quella del ringraziamento, che è poi il significato di “eucarestia”. Il Papa sottolinea che è importante “ringraziare Dio per i suoi doni”, e in particolare per il segno del pane, perché “l’Eucarestia ci insegna a benedire, ad accogliere e baciare, sempre, in rendimento di grazie, i doni di Dio, e questo non solo nelle celebrazione, ma anche nella vita”, e ci sono  – osserva Papa Francesco – “tanti modi di dire grazie”, e dunque tanti “atteggiamenti eucaristici”.

La seconda dimensione è la benedizione del pane, che vuol dire “fare memoria”. Per Israele, ricorda Papa Francesco, si trattava “di ricordare la liberazione della schiavitù d’Egitto”, mentre per i cristiani è “rivivere la Pasqua di Cristo, la sua Passione e Resurrezione, con cui ci ha liberato dal peccato e dalla morte”.

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In quell’ultima cena, Gesù che si inginocchia, dà l’esempio e si dona a noi come pane, sottolinea Papa Francesco, “non solo ci ha liberato, ma ci ha anche mostrato come vivere da uomini liberi”.

Afferma il Papa: “C’è chi dice che è libero chi pensa solo a sé stesso, chi si gode la vita e chi, con menefreghismo e magari con prepotenza, fa tutto quello che vuole a dispetto degli altri. Ma questa non è libertà: è schiavitù, e lo vediamo bene nelle situazioni in cui la chiusura e il ripiegamento su sé stessi producono povertà, solitudine, sfruttamento, guerre e dipendenze”.

Insomma, l’egoismo “non porta libertà, ma schiavitù”, perché “la libertà non si incontra nelle casseforti di chi accumula per sé, né sui divani di chi pigramente si adagia nel disimpegno e nell’individualismo”, ma si incontra “nel cenacolo dove, senza alcun altro motivo che l’amore, ci si china davanti ai fratelli per offrire loro il proprio servizio, la propria vita, come ‘salvati’ che vogliono portare salvezza e ‘liberati’ che vogliono portare libertà”.

Infine, la terza dimensione, che è quella della presenza reale di Cristo. E con questo, dice Papa Francesco, “ci parla di un Dio che non è lontano e geloso, ma vicino e solidale con l’uomo; che non ci abbandona, ma ci cerca, ci aspetta e ci accompagna, sempre, al punto da mettersi, indifeso, nelle nostre mani, alla mercè della nostra accettazione o del nostro rifiuto”.

La presenza di Gesù, aggiunge Papa Francesco, invita “anche noi a farci prossimi ai fratelli là dove l’amore ci chiama. Ad essere vicini a chi è solo, a chi è lontano da casa, a chiunque ha bisogno di noi”.

Dio si dona a noi come pane proprio per insegnarci ad essere pezzi di pane – espressione che si usa per dire di una persona buona – gli uni per gli altri, qualcosa di cui c’è grande bisogno perché, sottolinea Papa Francesco, “vediamo ogni giorno troppe strade, forse una volta odorose di pane sfornato, ridursi a cumuli di macerie a causa della guerra, dell’egoismo e dell’indifferenza! È urgente riportare nel mondo l’aroma buono e fresco del pane dell’amore, per continuare a sperare e ricostruire senza mai stancarsi quello che l’odio distrugge”.

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E la processione Eucaristica, che partirà dall’altare, non serve, sottolinea Papa Francesco, per “metterci in mostra, e neanche per ostentare la nostra fede, ma per invitare tutti a partecipare, nel Pane dell’Eucaristia, alla vita nuova che Gesù ci ha donato. Facciamo la processione co questo spirito. Grazie!"