Città del Vaticano , venerdì, 29. gennaio, 2016 11:09 (ACI Stampa).
Peccato e corruzione, un tema che Papa Francesco affronta spesso alla scuola di Sant’ Ignazio di Loyola, e che questa mattina è tornato nella omelia della Messa del mattino, celebrata in Casa Santa Marta.
Dalla pagina dell’ Antico Testamento con la storia biblica di Davide e Betsabea il Papa spiega come il demonio induca i corrotti a non sentire, diversamente da altri peccatori, il bisogno del perdono di Dio. La cosa pessima di un corrotto, dice ancora una volta il Papa è che “un corrotto non ha bisogno di chiedere perdono”, perché gli basta il potere su cui poggia la sua corruzione.
Quel “Dio non mi serve” che è alla base del comportamento di Davide, che cerca di coprire il suo peccato con altri peccati. E il Papa spiega-come riporta la Radio Vaticana- “Davide è santo ma anche peccatore”, “il grande, il nobile Davide” si sente così “sicuro – “perché il regno era forte”. E questo, dice il Papa “è un momento nella vita di Davide che ci fa vedere un momento per il quale tutti noi possiamo andare nella nostra vita: è il passaggio dal peccato alla corruzione. Qui Davide incomincia, fa il primo passo verso la corruzione. Ha il potere, ha la forza. E per questo la corruzione è un peccato più facile per tutti noi che abbiamo qualche potere, sia potere ecclesiastico, religioso, economico, politico… Perché il diavolo ci fa sentire sicuri: ‘Ce la faccio io’”.
Ecco quindi, conclude il Papa: c’è “un momento dove l’abitudine del peccato o un momento dove la nostra situazione è tanto sicura e siamo ben visti e abbiamo tanto potere” che il peccato smette “di essere peccato” e diventa “corruzione”: