Roma , giovedì, 30. maggio, 2024 16:00 (ACI Stampa).
“Nel segno della speranza l’apostolo Paolo infonde coraggio alla comunità cristiana di Roma. La speranza è anche il messaggio centrale del prossimo Giubileo, che secondo antica tradizione il Papa indice ogni venticinque anni. Penso a tutti i pellegrini di speranza che giungeranno a Roma per vivere l’Anno Santo e a quanti, non potendo raggiungere la città degli apostoli Pietro e Paolo, lo celebreranno nelle Chiese particolari… Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé”.
Giovedì 9 maggio nella basilica di san Pietro è stata consegnata da ‘papa Francesco la Bolla di indizione del prossimo anno giubilare ‘Spes non confundit’, in cui la Chiesa è chiamata ‘continuamente ad annunciare sempre, ovunque e a tutti Cristo nostra speranza’, ha chiosato il francescano p. Fabio Nardelli, docente di Ecclesiologia all’Istituto Teologico di Assisi ed alla Pontificia Università Antonianum di Roma, nonché assistente alla facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense di Roma: per quale motivo la Chiesa è ‘pellegrina e testimone di speranza’?
“La Chiesa, in ascolto dei segni dei tempi, è chiamata a vivere da ‘pellegrina’ nella sua dimensione autenticamente dinamica per ricordare all’uomo contemporaneo che tutti sono in ‘cammino verso il Regno’. Il Giubileo del 2025 è una grande opportunità per tutto il Popolo di Dio per ‘rianimare’ la speranza e attraverso parole, gesti e appelli, ricordare che la ‘speranza non delude’ (Rm 5,5). La Chiesa, ‘pellegrina e forestiera’, interpella il mondo circa la bontà della creazione nell’ottica della redenzione”.
Perché la Chiesa proclama un Giubileo?
“Nel 1300 Papa Bonifacio VIII, con la Bolla Antiquorum habet, istituisce il grande Giubileo come opportunità di perdono e misericordia, concedendo l’indulgenza. E’ un kairos, un’opportunità di grande rinnovamento per tutti i cristiani che, mettendosi in cammino ‘verso Roma’, desiderano ripartire dalla ‘radice comune’, che è il Battesimo, per vivere pienamente da discepoli-missionari. La Chiesa, nell’anno giubilare, offre particolari occasioni per esprimere la prossimità e vicinanza, soprattutto in quelle situazioni ancora controverse della storia, segnate tanto spesso ancora da venti di guerra e di odio. Il Giubileo del prossimo anno è davvero l’occasione per ‘ripartire da Cristo’, vero Dio e vero uomo e unico Salvatore dell’umanità”.