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Dio è amore. Solennità della Santissima Trinità

Il commento al Vangelo domenicale di S. E. Mons. Francesco Cavina

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L’Anno liturgico ci fa celebrare gli eventi principali della vita di Cristo che sono la causa della nostra salvezza: l’incarnazione, la vita nascosta a Nazareth, i tre anni di vita pubblica, la passione, la morte, la resurrezione, l’ascensione e la venuta dello Spirito Santo. Con la solennità odierna la Chiesa ci invita a contemplare l’origine da cui tutto è scaturito: la Santissima Trinità. La Trinità ci parla della profondità del mistero di Dio che, nonostante la rivelazione di Cristo, l’uomo non è in grado di racchiudere nella propria mente, come se Dio fosse un suo concetto.

Tuttavia, nonostante questa “oscurità” la vita cristiana ha grande familiarità con la Santissima Trinità. Ogni volta che facciamo il segno della croce, ad esempio, noi utilizziamo il nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Questo ricordo-presenza della Trinità lo ritroviamo, poi, nella celebrazione dei sacramenti e nella preghiera cristiana.

Dire che Dio è Trinità significa affermare che Dio non è solitudine. Dio è “famiglia”, è “comunità”. Questa rivelazione ci porta a riconoscere che l’essenza stessa di Dio è un “monoteismo comunionale”, a differenza del monoteismo musulmano ed ebraico. San Giovanni nella sua prima lettera, alla luce di questa rivelazione, ha operato una delle più belle sintesi quando afferma che “Dio è amore”.

Le tre Persone divine che si amano e si donano reciprocamente sono pure impegnate in nostro favore. La loro opera possiamo sintetizzarla in questo modo. Il Padre, nel suo suo amore disinteressato, libero e senza limiti, è all’origine della creazione. Questo stesso amore  è presente nel Figlio, che, una volta incarnato, non tiene nulla per sé e dona la sua stessa vita per renderci a nostra volta figli adottivi di Dio. Lo Spirito Santo, che è l’amore che unisce reciprocamente il Padre e il Figlio, ha la missione di aiutarci a conseguire il fine della nostra vita che è la salvezza eterna. Egli è il ‘Maestro interiore’ che ci guida nel cammino dell’esistenza. Quando abbiamo Lui, scrive l’evangelista Giovanni, non abbiamo bisogno di altri maestri (cfr. 1 Gv 2, 27).

Potremmo, dunque, affermare che nelle tre divine Persone noi troviamo la nostra origine, il nostro fine, la nostra gioia, la nostra liberazione, la nostra pace, l’amore. In una parola la pienezza della vita.

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Una volta compreso che Dio è una comunione di amore, diventa più facile riconoscere che la vocazione irrinunciabile del cristiano è l’amore perché l’uomo è creato ad immagine di Dio Trinità. Pertanto, l’uomo ritrova se stesso non nell’amore gretto, commercializzato, pretenzioso, egoista, ma nell’esperienza del dono e di un amore gratuito, capace di perdono, servizievole, generoso, umile, creativo. Un amore simile non è umano, ma nasce dalla partecipazione alla vita  della Santissima Trinità, che ci è comunicata in modo particolare nei sacramenti.