"Oggi, assistendo ai tragici effetti di guerre, violenze e ingiustizie di vario genere, è fin troppo facile abbandonarsi al dolore e persino alla disperazione. Eppure, come membri della famiglia umana e soprattutto come credenti, siamo chiamati ad accompagnare, con amore e compassione, coloro che lottano e hanno difficoltà a trovare motivi di speranza. La speranza, infatti, è ciò che ci dà forza di fronte agli interrogativi sollevati dalle sfide, dalle difficoltà e dalle angosce della vita". Lo scrive il Papa, nel messaggio inviato ai partecipanti al primo Simposio Internazionale Interreligioso sulle Cure Palliative, promosso congiuntamente dalla Pontificia Accademia per la Vita e dalla Conferenza Episcopale Canadese.

"Questo - aggiunge Francesco - è ancora più vero quando si affronta una malattia grave o la fine della vita. Tutti coloro che vivono le incertezze che spesso la malattia e la morte comportano hanno bisogno della testimonianza di speranza di chi si prende cura di loro e resta al loro fianco. In questo senso, le cure palliative, pur cercando di alleviare il più possibile il peso del dolore, sono soprattutto un segno concreto di vicinanza e solidarietà con i nostri fratelli e sorelle che soffrono. Le autentiche cure palliative sono radicalmente diverse dall'eutanasia, che non è mai fonte di speranza o di autentica preoccupazione per i malati e i morenti. È invece un fallimento dell'amore, un riflesso di una cultura dell'usa e getta in cui la persona non è più vista come un valore primario da curare e rispettare. In effetti, l'eutanasia è spesso presentata falsamente come una forma di compassione. Eppure la compassione, che significa soffrire con, non implica la fine intenzionale di una vita, ma piuttosto la disponibilità a condividere i pesi di coloro che affrontano le fasi finali del nostro pellegrinaggio terreno. Le cure palliative, quindi, sono un'autentica forma di compassione, perché rispondono alla sofferenza, sia essa fisica, emotiva, psicologica o spirituale, affermando la dignità fondamentale e inviolabile di ogni persona, soprattutto dei morenti, e aiutandoli ad accettare l'inevitabile momento del passaggio da questa vita alla vita eterna".