Cascia , sabato, 18. maggio, 2024 14:00 (ACI Stampa).
A Cascia nella festa di santa Rita tre donne riceveranno il riconoscimento del premio internazionale ‘Donne di Rita’: Cristina Fazzi, che da medico nello Zambia cura i bambini che sono gli ultimi della società; Virginia Campanile, che ha perso suo figlio ma è mamma per tanti genitori e ragazzi in difficoltà, e Anna Jabbour, profuga siriana che per sua figlia ha attraversato la guerra divenendo testimone di pace.
‘Donne di Rita’, sono chiamate le donne scelte per il prestigioso Riconoscimento Internazionale Santa Rita, che dal 1988 premia donne che come Rita da Cascia sanno incarnare i valori su cui si fonda il presente, che lunedì 20 maggio alle ore 10.00 nella Sala della Pace del Santuario di Santa Rita a Cascia condivideranno le loro testimonianze; mentre martedì 21 maggio alle ore 17.30 nella Basilica, riceveranno il Riconoscimento: Anna Jabbour, nata ad Aleppo (Siria) ma oggi vive a Roma, riceve il Riconoscimento
Internazionale Santa Rita 2024 per la testimonianza di pace, fratellanza e fede che incarna con la sua storia, da profuga di guerra a mamma di speranza e coraggio per sua figlia e allo stesso tempo per tutti coloro che incontra, non avendo mai perduto il forte desiderio di sognare e impegnarsi per un futuro di umanità e unione che possa cancellare ogni odio e sofferenza; Virginia Campanile vive a Otranto (Lecce) e riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita 2024 perché dal dolore indescrivibile per la perdita del figlio Daniele e dalla libertà e pace acquisite grazie al perdono offerto a chi ne ha causato la morte in un incidente stradale, ha fatto nascere un ‘investimento d’amore’ che condivide con gli altri: ascoltando e aiutando tanti genitori toccati dal lutto a ritornare a vivere e impegnandosi coi giovani per tutelarli nella fragilità sociale e psicologica, accompagnandoli a riscoprire la bellezza della vita.
Cristina Fazzi, medico di Enna (Sicilia), riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita 2024 per il rispetto, la giustizia e l’amore con cui nei suoi 24 anni di servizio, professionale e umano, nello Zambia, in Africa, ha protetto la vita e costruito il futuro di tante persone nelle aree di estrema povertà, con un’attenzione speciale ai bambini ed ai giovani, in una società dove sono ultimi tra gli ultimi, spesso abusati e maltrattati: ha creato il primo centro di salute mentale del Paese per i minori e progetti formativi, per generare opportunità di cambiamento e realizzazione, raccontando la scelta di partire per lo Zambia per svolgere la sua professione medica.
“Sono partita per lo Zambia per sostituire una collega missionaria, che doveva rientrare in
Italia per motivi familiari. Pensavo di rimanere solo per sei mesi ma la situazione che trovai nel Paese fu devastante: la povertà che metteva in ginocchio la popolazione, la malnutrizione infantile che strappava alla vita tanti bambini, l’AIDS che mieteva centinaia e centinaia di vittime (nel 2000 lo Zambia non aveva ancora accesso alle terapie specifiche), gli abusi nei confronti dei più deboli. Trovai tutto questo estremamente doloroso e ingiusto. Decisi di rimanere in Zambia per dare il mio piccolo contributo nella lotta contro tutte queste ingiustizie”.
Quindi in cosa consiste la carità cristiana?