Roma , venerdì, 17. maggio, 2024 18:00 (ACI Stampa).
Ci vuole coraggio, un particolare coraggio, ad essere cristiani? Oggi, soprattutto? In molti risponderebbero di sì. Lo dice chiaramente il cardinale Paul Josef Cordes, che si è spento nel marzo scorso e che fino all’ultimo istante della sua vita terrena, dal suo letto d’ospedale, si è preoccupato di seguire le sorti dell’ultimo libro di cui si è occupato e che significativamente si è voluto intitolare proprio “il coraggio di essere cristiani”, opera
imperniata, essenzialmente, sulla necessità di mettere Cristo al centro del messaggio della Chiesa .
Si tratta di un libro-intervista, che esce in Italia proprio oggi, e che possiamo considerare anche un suo “testamento”. Un ampio e straordinario colloquio con il sacerdote di origine polacca della diocesi di Colonia Andrzej Dominik Kuciński, che ha trovato in Cordes, come spiega lui stesso, “un interlocutore battagliero; egli non ha timore di parlare chiaramente”. L’idea di questo libro è nata perché il cardinale aveva aderito con entusiasmo alla proposta di offrire una sintesi del suo pensiero e della sua vasta esperienza nella Chiesa e , in
definitiva, nella società contemporanea.
Paul Josef Cordes, bisogna ricordarlo, è stato uno dei cardinali tedeschi più autorevoli. Vescovo ausiliare di Paderborn per volontà di Paolo VI è stato un alto prelato tipicamente “a servizio dei Papi”. Arriva a Roma nel 1980, Giovanni Paolo II lo nomina vicepresidente del Pontificio Consiglio per i Laici. In occasione dell’Anno santo straordinario 1983-84 Cordes è stato tra i creatori della Giornata mondiale della gioventù. Nel 1995 diventa presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum: sono anni intensi di missioni in varie parti del mondo a nome prima di Giovanni Paolo II e poi di Benedetto XVI, che lo crea cardinale nel 2007.
La sintesi che è all’origine del progetto editoriale nasce, appunto, dall’incontro e dal colloquio con Kuciński, a partire dalla consapevolezza di vivere in tempi in cui il cristianesimo è sulla difensiva e ciascuno, se prende sul serio la propria vita e il proprio essere cristiani, deve rendersi conto, ad un certo punto che si sta già correndo un rischio. Un rischio che però vale davvero la pena di correre, come emerge con forza da tutto quello che viene spiegato e raccontato.
Ci sono precisi riferimenti a momenti storici che hanno inciso profondamente sulla nostra storia collettiva. Il periodo della pandemia: il cardinale non ha mai taciuto le sue critiche a come questa crisi sia stata affrontata in generale. Da quell’orizzonte cupo era stata oscurata la presenza di Dio e questo Crodes lo vedeva bene e ne ha sofferto. Lo
stesso Kuciński ha spiegato in seguito: «Credo che si sentisse anche piuttosto sfiduciato. Questa fu una delle crisi che lo mossero, perché gli mancava un elemento essenziale. (...) C’è il pericolo, e credo sia giusto dire che c’è stata anche una tentazione in ampie parti della Chiesa cattolica, di ridurre il tutto a ciò di cui comunque tutti parlavano: Dobbiamo proteggere le persone, dobbiamo fare questo e quello, il che è ovviamente giusto. Ma allo stesso tempo, abbiamo questo “di più” che dovremmo far valere. Non basta dare alle persone il terreno senza offrire il celeste e, soprattutto, senza vedere Dio in questi colpi del destino».