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Letture, "il coraggio di essere cristiani" per il cardinale Paul Josef Cordes

Ci vuole coraggio, un particolare coraggio, ad essere cristiani? Oggi, soprattutto?

Copertina libro |  | Marcianum Press Copertina libro | | Marcianum Press

Ci vuole coraggio, un particolare coraggio, ad essere cristiani? Oggi, soprattutto? In molti risponderebbero di sì. Lo dice chiaramente il cardinale Paul Josef Cordes, che si è spento nel marzo scorso e che fino all’ultimo istante della sua vita terrena, dal suo letto d’ospedale, si è preoccupato di seguire le sorti dell’ultimo libro di cui si è occupato e che significativamente si è voluto intitolare proprio “il coraggio di essere cristiani”, opera
imperniata, essenzialmente, sulla necessità di mettere Cristo al centro del messaggio della Chiesa .

Si tratta di un libro-intervista, che esce in Italia proprio oggi, e che possiamo considerare anche un suo “testamento”. Un ampio e straordinario colloquio con il sacerdote di origine polacca della diocesi di Colonia Andrzej Dominik Kuciński, che ha trovato in Cordes, come spiega lui stesso, “un interlocutore battagliero; egli non ha timore di parlare chiaramente”. L’idea di questo libro è nata perché il cardinale aveva aderito con entusiasmo alla proposta di offrire una sintesi del suo pensiero e della sua vasta esperienza nella Chiesa e , in
definitiva, nella società contemporanea.

Paul Josef Cordes, bisogna ricordarlo, è stato uno dei cardinali tedeschi più autorevoli. Vescovo ausiliare di Paderborn per volontà di Paolo VI è stato un alto prelato tipicamente “a servizio dei Papi”. Arriva a Roma nel 1980, Giovanni Paolo II lo nomina vicepresidente del Pontificio Consiglio per i Laici. In occasione dell’Anno santo straordinario 1983-84 Cordes è stato tra i creatori della Giornata mondiale della gioventù. Nel 1995 diventa presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum: sono anni intensi di missioni in varie parti del mondo a nome prima di Giovanni Paolo II e poi di Benedetto XVI, che lo crea cardinale nel 2007.

La sintesi che è all’origine del progetto editoriale nasce, appunto, dall’incontro e dal colloquio con Kuciński, a partire dalla consapevolezza di vivere in tempi in cui il cristianesimo è sulla difensiva e ciascuno, se prende sul serio la propria vita e il proprio essere cristiani, deve rendersi conto, ad un certo punto che si sta già correndo un rischio. Un rischio che però vale davvero la pena di correre, come emerge con forza da tutto quello che viene spiegato e raccontato.

Ci sono precisi riferimenti a momenti storici che hanno inciso profondamente sulla nostra storia collettiva. Il periodo della pandemia: il cardinale non ha mai taciuto le sue critiche a come questa crisi sia stata affrontata in generale. Da quell’orizzonte cupo era stata oscurata la presenza di Dio e questo Crodes lo vedeva bene e ne ha sofferto. Lo
stesso  Kuciński ha spiegato in seguito: «Credo che si sentisse anche piuttosto sfiduciato. Questa fu una delle crisi che lo mossero, perché gli mancava un elemento essenziale. (...) C’è il pericolo, e credo sia giusto dire che c’è stata anche una tentazione in ampie parti della Chiesa cattolica, di ridurre il tutto a ciò di cui comunque tutti parlavano: Dobbiamo proteggere le persone, dobbiamo fare questo e quello, il che è ovviamente giusto. Ma allo stesso tempo, abbiamo questo “di più” che dovremmo far valere. Non basta dare alle persone il terreno senza offrire il celeste e, soprattutto, senza vedere Dio in questi colpi del destino».

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Durante la pandemia le domande essenziali, secondo il cardinale, vengono eluse, Come affrontare la pandemia nella preghiera e come si vive in relazione a Dio e alle sue azioni per gli uomini? Oppure: cosa significa essa per noi? Il modo esistenziale di porsi nella situazione estrema viene esaminata nel libro anche mettendo a confronto due opere
letterarie: “La peste” di Camus e “I Promessi sposi”. Ed è così che la differenza di atteggiamento emerge vividamente. Se questa epidemia, come tutte quelle attraversate nella storia, si vive diversamente e se si è consapevoli che Dio esiste e agisce nelle vicende umane, agisce la Provvidenza. Non si possono evitare i mali e le disgrazie, ma la fiducia in Dio aiuta a vivere senza esserne distrutti. La “morale” che Lucia enuncia
alla fine del romanzo manzoniano è esemplare, in tal senso. Il cardinale, poi, si chiede se “con la pandemia non si sarebbe dovuto, forse, alzare gli occhi al cielo. Nelle dichiarazioni ecumeniche rese pubbliche dai vescovi tedeschi prevalevano la gratitudine verso i medici e i soccorritori, l’incoraggiamento alla disponibilità al servizio del prossimo e l’esortazione a rafforzare la disciplina umanitaria”. Oggi nella Chiesa “prevale uno stile asciutto e amministrativo, tipico della burocrazia”.

Non era così in passato, ricorda il cardinale: un grido d’aiuto a Dio si levò in tutta la
Germania quando il Paese fu colpito dalla peste, ripetutamente, dal XIV fino al XIX
secolo. Poche righe non possono abbracciare una vita tanto intensa e ricca di incontri, di
stimoli e di suggerimenti per andare avanti lungo la strada della fede. E la lettura
del “Coraggio di essere cristiani” non fa che rafforzare questa convinzione.

Nella lunga teoria di idee e di riflessioni, il lettore incontra grandi autori. Camus, Manzoni, abbiamo detto, filosofi, pensatori. Si dovrebbe ricominciare ad avere dimestichezza con i grandi autori e lasciarsi guidare da loro nel rielaborare idee e confronti. Rileggere anche Friedrich Nietzsche, traendo conclusioni diverse dalle opioni generali più diffuse. Come sottolineato dal cardinale, il filosofo più di cent’anni fa è stato il primo ad annunciare la “morte di Dio”, ma per lui “non è assolutamente facile congedarsi da Dio (…) La morte di Dio non è per Nietzsche un grido di vittoria, ma – nonostante tutti gli attacchi al cristianesimo – una notizia che egli crede di dover testimoniare dolorosamente per la sua epoca: che il mondo, senza Dio, si irrigidisce in un freddo senza gioia; che l’uomo, senza Dio, si spegne in una mortale solitudine”. Non è quello che certamente mai avrà provato Cordes; fatica, dolore, delusione, probabilmente…ma solitudine mai, nella certezza che Dio, se lo si vuole entra nella vita e non se ne va mai.

Paul Josef Cordes, Il coraggio di essere cristiani. Una conversazione su fede e Chiesa, Marcianum Press, 23 euro, pp.240