Kharkiv , venerdì, 17. maggio, 2024 12:30 (ACI Stampa).
Non sorprende che l’ultima offensiva russa abbia di nuovo preso di mira la città di Kharkiv. A cinquanta chilometri dal confine tra Russia e Ucraina, è un luogo dove è facile penetrare per le truppe, potenzialmente isolato, eppure con una forte componente religiosa. C’è una chiesa armeno cattolica, presente e viva, c’è ovviamente la chiesa latina e c’è la Chiesa Greco Cattolica Ucraina, con la sua rete di aiuti.
Sin dall’annessione della Crimea da parte della Russia, nel 2014, le confessioni religiose riunite nel Consiglio Pan-Ucraino si sono costituite in una sorta di ONLUS per aiutare le vittime della guerra e sostenere la popolazione stremata dalle continue violazioni del cessate il fuoco riportate dopo gli accordi di Minsk dalle forze dell’OSCE, e poi dalla nuova recrudescenza della guerra a seguito dell’attacco russo di due anni fa.
Gli allarmi di attacco a Kharkiv sono in questo momento costanti, e in qui momenti si ferma il trasporto pubblico, e così anche l’elettricità, il servizio di telefonia e internet. Kharkiv, un tempo di un milione di abitanti, ora sembra deserta.
È in questa situazione che la Chiesa Greco Cattolica Ucraina distribuisce aiuti. Il centro è la cattedrale di Saltivska. Lì, nella più grande area residenziale ucraina, vengono raccolti li aiuti (alcuni arrivano dalla cattedrale di Santa Sofia a Roma), mentre il vescovo Vasyl Tuchapets osserva il processo, mettendosi in prima linea.
L’esarcato di Kharkiv è stato proclamato il 2 aprile 2014, dieci anni fa, nell’anno dell’annessione della Crimea e dell’inizio della guerra in Donbas, e Tuchaptes ne divenne vescovo nel maggio dello stesso anno, installandosi come esarca di Kharkiv a giugno, salutato da una città da lui definita “secolarizzata, post sovietica, non esattamente amichevole”.