Città del Vaticano , giovedì, 9. maggio, 2024 18:27 (ACI Stampa).
La speranza che si vuole celebrare nel Giubileo ormai alle porte non è “un semplice ottimismo umano o un’effimera aspettativa legata a qualche sicurezza terrena”, ma è piuttosto una realtà già compiuta in Gesù e che ogni giorno è donata anche noi fino a quando saremo una cosa sola nell’abbraccio del suo amore”. Papa Francesco celebra in Basilica Vaticana i secondi vespri della solennità dell’Ascensione, ma è una celebrazione che si colora di un motivo particolare, perché all’inizio della celebrazione Papa Francesco ha consegnato – e sono stati letti alcuni brani – la bolla di indizione del Giubileo 2025.
Il giorno scelto è tradizionale, perché tradizionalmente la bolla di indizione dei Giubilei è stata consegnata in ascensione, ma è anche molto simbolico, perché il Giubileo è dedicato alla speranza – il titolo della bolla è Spes non confundit – e perché “Cristo asceso al cielo” è “il fondamento della nostra speranza” e “porta nel cuore di Dio la nostra umanità carica di attese e di domande. Ed è – annuncia Papa Francesco - “questa speranza, radicata in Cristo morto e risorto, che vogliamo celebrare, accogliere e annunciare al mondo intero nel prossimo Giubileo, che è ormai alle porte”.
Papa Francesco ricorda che la speranza cristiana “sostiene il cammino della nostra vita anche quando si presenta tortuoso e faticoso; apre davanti a noi strade di futuro quando la rassegnazione e il pessimismo vorrebbero tenerci prigionieri; ci fa vedere il bene possibile quando il male sembra prevalere; ci infonde serenità quando il cuore è appesantito dal fallimento e dal peccato; ci fa sognare una nuova umanità e ci rende coraggiosi nel costruire un mondo fraterno e pacifico, quando sembra che non valga la pena di impegnarsi”.
Papa Francesco sottolinea che oggi c’è bisogno di speranza. Ne ha bisogno “la società in cui viviamo, spesso immersa nel solo presente e incapace di guardare al futuro”, ma anche “la nostra epoca, che a volte si trascina stancamente nel grigiore dell’individualismo e del ‘tirare a campare’”, nonché “il creato, gravemente ferito e deturpato dagli egoismi umani” e “i popoli e le nazioni, che si affacciano al domani carichi di inquietudini e di paure, mentre le ingiustizie si protraggono con arroganza, i poveri vengono scartati, le guerre seminano morte, gli ultimi restano ancora in fondo alla lista e il sogno di un mondo fraterno rischia di apparire come un miraggio”.
E ancora, hanno bisogno di speranza “i giovani, spesso disorientati ma desiderosi di vivere in pienezza”, gli anziani “che la cultura dell’efficienza e dello scarto non sa più rispettare e ascoltare” e “gli ammalati e tutti coloro che sono piagati nel corpo e nello spirito, che possono ricevere sollievo attraverso la nostra vicinanza e la nostra cura”.