Papa Francesco poi invita a segni di speranza per gli anziani “che spesso sperimentano solitudine” -e la proposta è quella di una “alleanza tra le generazioni” – e anche per i miliardi di poveri, che rischiano di “abituarsi e rassegnarsi” di fronte a “nuove ondate di impoverimento”, e che “quasi sempre, sono vittime, non colpevoli”.
Appelli di speranza
Papa Francesco poi fa una serie di appelli per la speranza. In primo luogo, “facendo eco alla parola antica dei profeti, il Giubileo ricorda che i beni della Terra non sono destinati a pochi privilegiati, ma a tutti”, e dunque “è necessario che quanti possiedono ricchezze si facciano generosi, riconoscendo il volto dei fratelli nel bisogno”, in particolare coloro che “mancano di acqua e di cibo”, considerando che la fame “è una piaga scandalosa nel corpo della nostra umanità”.
Papa Francesco rinnova dunque l’appello per un Fondo Mondiale per eliminare la fame creato con il denaro impiegato per armi e spese militari (appello che fu anche di Paolo VI).
Il Papa poi lancia un appello alle nazioni benestanti perché “riconoscano la gravità di tante decisioni prese e stabiliscano di condonare i debiti di Paesi che mai potrebbero ripagarli”, affermando che “prima che di magnanimità, è una questione di giustizia”, e che “se veramente vogliamo preparare nel mondo la via della pace, impegniamoci a rimediare alle cause remote delle ingiustizie, ripianiamo i debiti iniqui e insolvibili, saziamo gli affamati”.
Quindi, un appello per una data condivisa della Pasqua. Nell’anno del Giubileo, sia le Chiese di tradizione latina che quelle di tradizione bizantina celebreranno, per una particolare circostanza, la Pasqua nello stesso giorno. Una occasione felice, considerando che il 2025 cade anche il 1700esimo anniversario del Concilio di Nicea, il Primo Grande Concilio Ecumenico.
Papa Francesco ricorda che nei primi secoli “i Sinodi si moltiplicarono sia nell’Oriente sia nell’Occidente cristiano, mostrando quanto fosse importante custodire l’unità del Popolo di Dio e l’annuncio fedele del Vangelo”, e per Papa Francesco il Giubileo 2025 è una opportunità per “dare concretezza a questa forma sinodale”. Ma il ricordo del Concilio di Nicea, “pietra miliare della storia della Chiesa,” rappresenta anche “un invito a tutte le Chiese e Comunità ecclesiali a procedere nel cammino verso l’unità visibile”, e per questo il Papa rivolge “un appello per tutti i cristiani d’Oriente e d’Occidente a compiere un passo deciso verso l’unità intorno a una data comune per la Pasqua. Molti, è bene ricordarlo, non hanno più cognizione delle diatribe del passato e non comprendono come possano sussistere divisioni a tale proposito”.
La virtù della speranza
Infine, Papa Francesco chiede a tutti di essere “ancorati alla speranza”, una delle tre virtù teologali insieme a fede e carità. Il fondamento della speranza è la fede nella vita eterna, perché – dice Papa Francesco – “in virtù della speranza nella quale siamo stati salvati, guardando al tempo che scorre, abbiamo la certezza che la storia dell’umanità e quella di ciascuno di noi non corrono verso un punto cieco o un baratro oscuro, ma sono orientate all’incontro con il Signore della gloria”.
Il Papa rimarca che “Gesù morto e risorto è il cuore della nostra fede”, e la speranza cristiana consiste proprio nel fatto che “davanti alla morte, dove tutto sembra finire, si riceve la certezza che, grazie a Cristo, alla sua grazia che ci è stata comunicata nel Battesimo, la vita non è tolta ma trasformata”.
Per questo, il Giubileo porta l’opportunità di “riscoprire, con immensa gratitudine, il dono di quella vita nuova ricevuta nel Battesimo in grado di trasfigurarne il dramma”.
Questa speranza del Battesimo – testimoniata anche dalla forma ottagonale dei Battisteri antichi, simbolo dell’ottavo giorno, quello dell’eternità – ha la sua testimonianza più convincente nei martiri, i quali “saldi nella fede in Cristo risorto, hanno saputo rinunciare alla vita stessa di quaggiù pur di non tradire il loro Signore”, e che sono “numerosi, forse più che mai, ai nostri giorni”, e dei quali si deve custodire testimonianza.
I martiri sono anche semi di unità, appartenenti come sono alle diverse tradizioni cristiane, perché esprimono l’ecumenismo del sangue, e dunque Papa Francesco vuole per il Giubileo “una celebrazione ecumenica in modo da rendere evidente la ricchezza della testimonianza di questi martiri”.
La speranza della vita eterna
Papa Francesco sottolinea che come adesso viviamo nella speranza, dopo la morte parteciperemo nella realtà all’amore infinito di Dio, e sarà una condizione caratterizzata dall’essere felici perché “la felicità è la vocazione dell’essere umano”.
Per il Papa, c’è bisogno di una “felicità che si compia definitivamente in quello che ci realizza, ovvero nell’amore”, e invita a disporci verso il giudizio di Dio “nella dimensione della speranza”, perché “il giudizio di Dio, che è amore, non potrà che basarsi sull’amore”, e sarà dunque “diverso da quello degli uomini e dei tribunali terreni; va compreso come una relazione di verità con Dio-amore e con sé stessi all’interno del mistero insondabile della misericordia divina”.
Papa Francesco afferma che il giudizio “riguarda la salvezza nella quale speriamo e che Gesù ci ha ottenuto con la sua morte e risurrezione”, ma in quel contesto “non si può pensare che il male compiuto rimanga nascosto”, c’è bisogno che questo venga purificato, e per questo si deve “pregare per quanti hanno concluso il cammino terreno, solidarietà nell’intercessione orante che rinviene la propria efficacia nella comunione dei santi, nel comune vincolo che ci unisce in Cristo, primogenito della creazione. Così l’indulgenza giubilare, in forza della preghiera, è destinata in modo particolare a quanti ci hanno preceduto, perché ottengano piena misericordia”.
Il senso dell’indulgenza
Papa Francesco spiega che “l’indulgenza, infatti, permette di scoprire quanto sia illimitata la misericordia di Dio”, tanto che nell’antichità veniva considerata sinonimo di misericordia. In questo senso, “la Riconciliazione sacramentale non è solo una bella opportunità spirituale, ma rappresenta un passo decisivo, essenziale e irrinunciabile per il cammino di fede di ciascuno”.
L’Indulgenza Giubilare è una esperienza “piena di perdono non può che aprire il cuore e la mente a perdonare” e d’altronde, “perdonare non cambia il passato, non può modificare ciò che è già avvenuto; e, tuttavia, il perdono può permettere di cambiare il futuro e di vivere in modo diverso, senza rancore, livore e vendetta”.
Insomma, dice Papa Francesco, “il futuro rischiarato dal perdono consente di leggere il passato con occhi diversi, più sereni, seppure ancora solcati da lacrime”. Per questo, Papa Francesco “richiama in servizio” (se così si può dire) i Missionari della Misericordia istituiti nell’Anno Santo Straordinario del 2016.
La Madre di Dio e i santuari
La bolla si conclude con la speranza che trova nella Madre di Dio una sua grande espressione con il lancio del grande giubileo per i cinquecento anni dell’apparizione della Madonna di Guadalupe nel 2031, la quale, attraverso il giovane Juan Diego, lanciò il messaggio di speranza rivoluzionario: “Non sto forse qui io, che sono tua madre”. Messaggio che deve risuonare nei santuari mariani, chiamati nel Giubileo ad essere “luoghi santi di accoglienza e spazi privilegiati per generare speranza”.
Conclude Papa Francesco: “Il prossimo Giubileo, dunque, sarà un Anno Santo caratterizzato dalla speranza che non tramonta, quella in Dio. Ci aiuti pure a ritrovare la fiducia necessaria, nella Chiesa come nella società, nelle relazioni interpersonali, nei rapporti internazionali, nella promozione della dignità di ogni persona e nel rispetto del creato”.